L’obiettivo di papa Francesco è chiaro: assicurare l’accompagnamento spirituale delle migliaia di fedeli che arrivano a Medjugorje da ogni parte del mondo. Per questo giovedì 31 maggio, il Pontefice ha nominato monsignor Henryk Hoser, arcivescovo emerito di Warszawa-Praga in Polonia, quale «visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje, a tempo indeterminato e ad nutum Sanctae Sedis», cioè a disposizione della Santa Sede.
«Si tratta - informa il comunicato della Sala Stampa vaticana - di un incarico esclusivamente pastorale, in continuità con la missione di inviato speciale della Santa Sede per la parrocchia di Medjugorje, affidata a monsignor Hoser l’11 febbraio 2017 e da lui conclusa nei mesi scorsi».
«La missione del visitatore apostolico - conclude il comunicato - ha la finalità di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione».
Il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke ha sottolineato il «carattere pastorale, non dottrinale» della missione di Hoser e la decisione odierna dunque «non entra nelle questioni dottrinali» relative alla veridicità delle apparizioni mariane di Medjugorje. La nomina rappresenta dunque «non la conclusione» della vicenda Medjugorje, «ma il passo successivo» alla prima missione dello stesso Hoser. Il presule, inoltre, «avrà residenza a Medjugorje, per collaborare di più con il vescovo e i francescani locali».
Monsignor Hoser , sin dall’inizio, non aveva l’incarico di occuparsi della veridicità delle apparizioni in quanto tali ma della cura pastorale dei fedeli. La nomina voluta da Francesco come visitatore permanente dimostra che in passato, forse, questo aspetto è stato trascurato dalla diocesi di Mostar, il cui vescovo, monsignor Ratko Peric, da sempre, è un tenace avversario delle apparizioni che ha sempre bollato come fasulle.
La commissione Ruini: trasfromare la parrocchia di Medjugorje in santuario pontificio
Nel 2010, Benedetto XVI aveva affidato al cardinale Camillo Ruini la presidenza di una commissione ad hoc composta da cardinali, vescovi e teologi, incaricata di vagliare tutta la documentazione su Medjugorje. Oltre all’ex presidente della Cei, vi hanno fatto parte i cardinali Jozef Tomko, Vinko Puljić, Josip Bozanić, Julián Herranz, e Angelo Amato. Insieme a loro lo psicanalista Tony Anatrella, i teologi Pierangelo Sequeri, Franjo Topić, Mihály Szentmártoni e Nela Gašpar, il mariologo Salvatore Perrella, l’antropologo Achim Schütz, il canonista David Jaeger, il relatore delle cause dei santi Zdzisław Józef Kijas, lo psicologo Mijo Nikić e l’officiale della dottrina della fede Krzysztof Nykiel.
La commissione concluse il suo lavoro il 17 gennaio 2014 con un giudizio positivo sulla soprannaturalità del fenomeno per lo meno nelle prime settimane di apparizioni (tra il 24 giugno e il 3 luglio 1981), e la proposta di scorporare la parrocchia di Medjugorje, dedicata a san Giacomo Apostolo, dalla diocesi di Mostar trasformandola in un santuario alle dirette dipendenze della Santa Sede.
La commissione si è pronunciata anche a favore della fine del divieto di pellegrinaggi organizzati a Medjugorje e ha votato a maggioranza in favore della costituzione a Medjugorje di «un’autorità dipendente dalla Santa Sede» e per la trasformazione della parrocchia in santuario pontificio. Una decisione dettata da motivi pastorali - la cura dei milioni di pellegrini che arrivano, evitare che si formino «chiese parallele», chiarezza sulle questioni economiche - che non implicherebbe il riconoscimento della soprannaturalità delle apparizioni.
La posizione della Chiesa
Tutto il dossier ora è nelle mani del Papa il quale non ha preso ancora nessuna decisione sull’autorizzazione al culto. Al momento, resta valida la posizione ufficiale della Chiesa espressa nel 1991 con la dichiarazione di Zara, secondo la quale «non consta la soprannaturalità» delle apparizioni e il culto ufficiale resta sospeso.