il duomo di Rovigo
Tre maxi-poster a favore dell’accoglienza dei profughi. Da qualche giorno campeggiano a Rovigo tre manifesti, sei metri per tre, in luoghi strategici del capoluogo polesano che invitano la cittadinanza ad aprire le porte ai migranti.
Nei manifesti, a caratteri cubitali, due brevi frasi, “Accogliamo il messaggio di Papa Francesco” e ”Non aumentiamo la paura che provoca la chiusura” che fungono da commento all’immagine di un barcone stracolmo di migranti in alto mare. Sotto la firma degli autori: le parrocchie del vicariato di Rovigo.
L’iniziativa, infatti, è dei 19 parroci della città che in questo modo hanno deciso di lanciare un messaggio di solidarietà forte e chiaro a tutti i cittadini, ad iniziare dagli amministratori di Rovigo. Della singolare iniziativa parla don Silvio Baccaro, uno dei parroci promotori nonché vicario foraneo di Rovigo: “Non è la prima volta, in realtà, che utilizziamo i mega-poster per invitare all’accoglienza. Lo avevamo già fatto, sempre in accordo col nostro vescovo, in altre due occasioni, lanciando messaggi simili e riprendendo dalle parole di papa Francesco. Una volta invitando a ‘costruire ponti di pace’ e una seconda in occasione della beatificazione di Madre Teresa di Calcutta in settembre. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, e nell’Anno Santo invita i fedeli e tutte le persone di buona volontà a compiere atti di concreta solidarietà e non ad alzare muri di paura”.
don Silvio Baccaro
Proprio monsignor Pierantonio Pavanello, neo-vescovo di Rovigo, in occasione della recente giornata del Giubileo degli operatori della Carità, aveva affermato: “Questa cultura, che tutti respiriamo e che rischia di avvelenarci, come l’aria inquinata, ci invita a costruire muri e fossati per tenere i poveri fuori della nostra casa, del nostro paese, della nostra parrocchia, o quanto meno a distinguere i ‘nostri poveri’ dagli altri, quelli che non hanno diritto al nostro aiuto e alla nostra accoglienza”. E aveva precisato poco dopo, rivolgendosi ai volontari: “Voi che vi date da fare nelle Caritas parrocchiali, nei centri di ascolto, nei gruppi della San Vincenzo, in tante altre iniziative caritative, lo sperimentate ogni giorno e soffrite per l’incomprensione che incontrate, talvolta anche l’incomprensione di chi lavora nelle istituzioni civili».
Non pochi hanno colto questo passaggio come una critica delle posizioni in materia di politiche d’accoglienza che orientano la giunta leghista del Comune di Rovigo. Ma don Baccaro precisa: “La nostra non è un’iniziativa contro qualcuno, bensì a favore di chi è povero tra i poveri”. E’ stato scelto il mese d’ottobre per quest’ultima uscita, spiega ancora il vicario, che è parroco di Borsea, alla periferia di Rovigo, “perché è il mese missionario e perché nel fine settimana scorso si è svolta in città la Fiera d’ottobre, evento che richiama a Rovigo una folla di visitatori”.
I cartelloni sono stati affissi in posti strategici come l’uscita della tangenziale, nei pressi dello stadio di calcio e vicino a più complessi scolastici, “perché soprattutto i giovani abbiano a riflettere sui messaggi del papa”, commenta il vicario.
Proprio la parrocchia di San Zenone a Borsea e il suo parroco, da tempo, stanno dando l’esempio di cosa significhi accoglienza di chiunque sia in difficoltà, senza distinzione di pelle o nazionalità: dimorano attualmente in canonica, infatti, dieci persone senza fissa dimora, otto italiani e due stranieri. Accoglienza e attenzione agli ultimi sono il marchio della comunità parrocchiale rodigina. Il Centro d’ascolto gestito da quattro volontarie, funziona a pieno regime: due giorni d’apertura settimanali, un telefono “amico” sempre operativo, consulenze e un sostegno economico a chi ha più bisogno. Sono già 150 le famiglie che col semplice passa-parola si sono rivolte al Centro. Da questa esperienza è partito due anni fa ‘Ricuciamo la società’, un laboratorio di sartoria che aggrega molte donne, anche d’origine straniera, del quartiere. Infine ha aperto i battenti un altro laboratorio per la confezione di abiti da sposa, con la stoffa donata da aziende locali, che vengono poi prestati a chi si vuole sposare ma non può permettersi l’abito nuziale.