Senza dubbio il nostro lettore, come quello precedente, ha fatto qualche esperienza negativa dove, o per la strumentazione o per la tipologia e qualità dei canti, si esce dalla chiesa “storditi”. Non si tratta di ritornare alla cosiddetta “Messa letta” dal sacerdote di fronte a un’assemblea di muti spettatori, ciascuno immerso nelle proprie devozioni. Il canto non è un “arredo” superfluo della celebrazione liturgica, ma un elemento importante della preghiera comunitaria fin dall’era apostolica (cfr. Efesini 5,19). «Non c’è niente di più solenne e festoso nelle sacre celebrazioni di un’assemblea che, tutta, esprime con il canto la sua pietà e la sua fede» (Musica sacra 16). Sono tuttavia d’accordo: piuttosto che eseguire canti e musiche indecorose sia per la qualità che per l’esecuzione, è meglio il silenzio. L’abuso tuttavia non deve delegittimare l’uso.