logo san paolo
martedì 28 marzo 2023
 
Luoghi dell'anima
 
Credere

Melissa Magnani: «Nel creato intuisco le impronte di Dio»

27/07/2022  «La natura mi fa comprendere quanto siamo fragili e precari. E mi dà desiderio di eternità», dice la scrittirce Melissa Magnani, che proprio nell’ambiente trova alcuni dei suoi “luoghi dell’anima”

Una famiglia di campanari da generazioni, da parte di madre, e di agricoltori, da parte di padre. Melissa Magnani, 30 anni, ha vissuto vicino al cielo, con il campanile della chiesa dalle finestre della casa in cui è cresciuta, e alla terra, con i campi coltivati e l’immagine del papà a cavallo. La scrittrice mi parla dalla sua casa di Correggio: c’è tanta campagna ora fuori dalla sua finestra, quella campagna emiliana che è sempre nei suoi scritti, dai racconti al primo romanzo Teodoro (Bompiani). «Quando abitavo con i miei genitori ero circondata dalle case: mi veniva naturale andare con lo sguardo oltre il cemento, a ricercare una pianta, un filo d’erba, un fiore. Con il tempo ho imparato a rincorrere la natura e ho allenato il mio sguardo a divenire selettivo, come la memoria, il cemento non lo vedo più, anche se c’è», mi racconta.

IL TEMPO DELL'ATTESA

I lettori di Credere già conoscono Melissa Magnani, che lo scorso anno aveva donato al settimanale un suo racconto, ma adesso c’è una novità. Mancano pochi giorni al parto: Melissa sta per diventare mamma di un maschietto, «ma non abbiamo ancora deciso il nome, c’è ancora incertezza», mi dice ridendo. «Sono stati mesi diversi questi dell’attesa, è stato un tempo di parole nuove», spiega. «Ho cercato di dare ascolto a ciò che avveniva dentro di me, a quella simbiosi misteriosa, così carnale, che si crea tra madre e figlio. Questo sangue che si trasmette di generazione in generazione si fa sentire e mi ricollega a tutti i miei antenati».

TRAMANDARE STORIE

  

I legami familiari, le voci dei progenitori, sono ciò che caratterizza la scrittura di Melissa, fatta di racconti tramandati, di storie raccontate: dai nonni, dai genitori, e ancora più in là, anni e anni indietro. Un filo invisibile ma tenace che collega e tiene in vita tutte le storie: «Ricordo un’infanzia piena di parole, grandi racconti orali che passavano di generazione in generazione, in cui anche i gesti di chi non c’era più diventavano quasi una mitologia. Privata, familiare, intima. Nella mia scrittura cerco di raccogliere e trattenere gli attimi, gli sguardi, le voci della mia famiglia».

È tramandata da un’anziana donna di famiglia la storia della Madonna dei bambini del santuario della Beata Vergine del santo Rosario di Fontanellato, vicino a Parma, diventato per Melissa il suo “luogo dell’anima”, protagonista del racconto per Credere che pubblicheremo sul prossimo numero. «La storia della Madonna che non prende mai sonno e veglia con le pupille spalancate mi è stata raccontata da piccola. Ricordo la voce della donna che la raccontava e io bambina che ascoltavo rapita. L’ho sentita molto mia, nelle notti insonni che conoscono bene tutte le madri in attesa, vegliate da una Madre che non chiude mai gli occhi».

GLI OCCHI AL CIELO E OLTRE

Melissa ha sentito quindi il desiderio di raccontare la storia di questa statua di Madonna racchiusa nel santuario, povera, anche se rivestita di broccato. «Una Madonna inquieta, enigmatica, non per forza docile, con le pupille attenti e vigili, che in fondo non ha neanche bisogno delle suppliche degli uomini per pensare a loro. Questa Madonna, forgiata da un ceppo di legno, semplice e imperfetta, mi dava rassicurazione. E ci vedo un parallelo con tutte le madri del mondo, quasi assomigliasse a tutte noi e ci fosse più vicina». Melissa non ha indugi quando le domando cos’è per lei un luogo dell’anima: «È quello in cui uno percepisce un incontro tra passato, presente e futuro.

È sempre un incontro, un filo che lega il luogo e la persona nel tempo, qualcosa di sospeso e rarefatto in cui poter tornare sempre. Per me sono luoghi dell’anima anche la campagna, il piccolo appezzamento in cui vivevo quando ero piccola, con la coltivazione di mais dietro casa. O la cima del campanile nel ricordo di quando ero bambina e, un pomeriggio, mi sono arrampicata con mia madre, segretamente, su una scala a pioli fino alla cima del campanile e da lì abbiamo visto la nostra terra».

UNA VITA IN ASCOLTO

  

Una terra che porta le tracce di Dio, basta saper osservare: la semplicità e la spontaneità di una nascita, della vita che cresce, anche della morte. La natura è una via maestra verso Dio: «Lo sento ovunque il nostro sguardo si posi: si percepisce Dio e si intuiscono le impronte che Lui lascia. Lo sguardo sulla natura mi porta subito ad alzare gli occhi verso il cielo e a pensare alla nostra vita, a comprendere quanto siamo fragili e precari.

Questo sguardo fa nascere, secondo me, un desiderio di eternità». Una semplicità e naturalezza che caratterizza anche la fede della scrittrice: «Nessuno mi ha tramandato la fede. Credo che sia cresciuta in me in maniera spontanea, vedendo le persone più vicine vivere con immediatezza il rapporto con Dio. Nella mia famiglia si è data sempre una grande importanza ai gesti, quelli dimenticati e perduti, quelli della tradizione, dei riti antichi e delle Messe in latino… Tutto ciò mi è stato consegnato come racconto e ne sono sempre rimasta affascinata».

Quando le chiedo se c’è un incontro in particolare che l’ha accompagnata in questi nove mesi, mi risponde che è stato un periodo di tanti incontri, una polifonia di suoni che l’hanno cullata: «Ho ascoltato molta musica, ho recuperato i vecchi vinili dei miei genitori e sentivo le canzoni della loro giovinezza. Poi ho trovato un libro eccezionale, della casa editrice per bambini Topipittori, si intitola Ascolta. Salmi per voci piccole di Giusi Quarenghi e Anais Tonelli: propone i Salmi con una voce molto semplice e lieve per raccontare la voce di Dio ai bambini. Sono tante piccole poesie che mi stanno accompagnando in questo periodo».

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo