Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 07 ottobre 2024
 
Migranti
 

Meloni attacca i giudici di Catania: favoriscono l'immigrazione illegale. Ma è sindrome d'accerchiamento

02/10/2023  La presidente del Consiglio si scaglia contro il giudice che ha rimesso in libertà quattro immigrati. Toni forti che riaccendono lo scontro con la magistratura.

Vade retro giudici.  Adesso a remare contro il governo sulla questione migranti ci si metterebbe pure la magistratura. Ne è convinta  Giorgia Meloni che ha preso il cellulare in mano e ha scritto sui social attaccando pesantemente i giudici del tribunale di Catania che hanno messo in libertà quattro migranti sbarcati a Lampedusa e trasferiti nel nuovo centro di Pozzallo in ottemperanza alle recenti normative emanate dal governo. I migranti che chiedono protezione internazionale e che provengono dai cosiddetti  “Paesi sicuri”, così dispone il provvedimento governativo, devono essere trattenuti o, in alternativa, devono pagare una cauzione di quasi 5000 euro per non andare in un centro.

   Il tribunale di Catania ha ritenuto pochi giorni fa, invece, "incompatibili con le norme Ue" le misure adottate, accogliendo il ricorso dei migranti  tunisini,  internati a Pozzallo. Secondo il giudice il decreto del governo è "illegittimo in più parti". Fonti legali  precisano che  la parte più contestata riguarda proprio  la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 4.938 euro da pagare per non finire nel centro, incompatibile con il diritto comunitario e con la cosiddetta  “direttiva accoglienza”.  «Il richiedente non può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda e il trattenimento deve essere una misura eccezionale e limitativa della libertà personale ex art. 13 della Costituzione», è una delle argomentazioni.

   "Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili  rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto",  esterna la premier che  poi difende l’operato dell’esecutivo: «Siamo di fronte a una pressione migratoria senza precedenti. Il governo italiano lavora ogni giorno per fronteggiare questa situazione e contrastare l’immigrazione illegale di massa». Ma, sempre secondo la premier,  c’è chi rema contro e non solo all’estero, come la Germania, che finanzia le Ong in Mediterraneo: «Tutto diventa molto più difficile  - scrive infatti - se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale».

    Il concetto di Meloni è semplice, e rientra nella teoria  dell’accerchiamento che sempre più agita i giorni del governo e che, in sintesi, si può riassumere così: c’è una parte d’Italia buona e “patriota” che s’impegna per difendere i sacri confini dall’invasione dei migranti e, invece, una parte che fa di tutto per impedirlo, anche  in modo scorretto, vedi i giudici di Catania, rei d’opporsi ai decreti governativi con motivazioni strumentali.  Un’esternazione che ricorda vagamente i giorni in cui Silvio Berlusconi attaccava le “toghe rosse” di far politica per interposto potere.  Infatti il commento di  Sara Kelany, deputata di DdI e responsabile dell’immigrazione è stato ancor più esplicito:  quella di Catania è stata una "decisione politica e ideologica", ha affermato.  A lei ha risposto  il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: “Noi non partecipiamo all'indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza, questa è la democrazia". 

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo