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mercoledì 16 ottobre 2024
 
Musica e liturgia
 

«Meno organo e più chitarre per portare i giovani in chiesa!»

16/06/2017  «In chiesa "si vedono ben pochi giovani". Suggerisco che così come la lingua latina è stata sostituita dalla lingua italiana, l’organo sia rimpiazzato dalla chitarra...» Cambiare strumento o no? Risponde don Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana

Caro don Antonio, lei ha scritto che in chiesa «si vedono ben pochi giovani». Suggerisco che così come la lingua latina è stata sostituita dalla lingua italiana, l’organo sia rimpiazzato dalla chitarra. Ai giovani piace il suono della chitarra e un coro di giovani che suona la chitarra ne attirerebbe altri a Messa; il suono della chitarra è più gioioso e allegro rispetto all’organo. L’organo si potrebbe usare solo nelle festività più solenni.

MARIO VAGO

Caro Mario, la tua proposta potrebbe far nascere un vespaio. Fin dalla riforma liturgica del Vaticano II sono sorte polemiche a non finire sugli strumenti da usare in chiesa. A mio parere, i giovani non sono di per sé attirati dalla chitarra. La loro assenza a Messa dipende dalle nostre liturgie talvolta così stanche e tristi, e più ancora dall’incoerenza di vita di tanti cristiani. Circa gli strumenti, la Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium chiede che «nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale». Ammette, tuttavia, altri strumenti, «a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale» e, «purché siano adatti all’uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l’edificazione dei fedeli».

Tutti i documenti del magistero sono ben attenti a non fare un elenco di strumenti ammessi e no. L’istruzione Musicam sacram, ad esempio, dice solo che vanno esclusi gli strumenti che, «secondo il giudizio e l’uso comune, sono propri della musica profana». Come intendere questo, visto che ogni strumento è usato per la musica “profana”? I punti essenziali sono altri: un’adeguata formazione musicale e liturgica di chi suona, ma anche di chi sceglie i canti e dirige il coro; un utilizzo degli strumenti (organo compreso) non fine a sé stesso, come se si fosse a un concerto, ma per sostenere il canto e la preghiera di tutta l’assemblea che celebra.

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