Chiede a sacerdoti e vescovi di evitare divisioni, «partiti e cordate» perché, avverte, «si pecca contro lo Spirito che è comunione quando si diventa, anche per leggerezza, strumenti di divisione» con «il chiacchiericcio» e «si fa il gioco del nemico, che non viene allo scoperto e ama le dicerie e le insinuazioni, fomenta partiti e cordate, alimenta la nostalgia del passato, la sfiducia, il pessimismo, la paura. Stiamo attenti, per favore, a non sporcare l'unzione dello Spirito e la veste della Santa Madre Chiesa con la disunione, con le polarizzazioni, con ogni mancanza di carità e di comunione».
È l’appello che papa Francesco rivolge ai sacerdoti nella Messa Crismale del Giovedì Santo che celebra nella Basilica di San Pietro con i cardinali, i vescovi, il vicario di Roma, il cardinale Angelo De Donatis, celebrante all'altare, e i sacerdoti della diocesi. Nel corso della celebrazione, che introduce al Triduo pasquale, i sacerdoti rinnovano le promesse fatte al momento della loro ordinazione e poi vengono benedetti l'olio degli infermi, l'olio dei catecumeni e quello del crisma, che saranno utilizzati nel corso dell’anno per amministrare i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Unzione degli infermi.
L’omelia del Pontefice è tutta incentrata sul sacerdozio. A cominciare dai preti in crisi ai quali chiede di farsi coraggio per riprendere la strada dello Spirito. «In questo momento sto facendo memoria di alcuni di voi che sono in crisi, che sono disorientati e che non sanno come riprendere la strada in questa seconda unzione dello Spirito. Questi fratelli io li ho presenti e semplicemente dico: coraggio, il Signore è più grande delle tue debolezze, dei tuoi peccati. La doppia vita non ti aiuterà, buttare tutto dalla finestra nemmeno, vai avanti, lasciati accarezzare dall'unzione dello Spirito Santo».
Il Papa invita i sacerdoti a superare le proprie crisi e a non scadere mai nella mediocrità. «A tutti, prima o poi, succede di sperimentare delusioni, fatiche e debolezze, con l'ideale che sembra usurarsi fra le esigenze del reale, mentre subentra una certa abitudinarietà e alcune prove, prima difficili da immaginare, fanno apparire la fedeltà più scomoda rispetto a un tempo», ha detto il Papa. Da questo senso di delusione «si può uscirne male, planando verso una certa mediocrità, trascinandosi stanchi in una normalità dove si insinuano tre tentazioni pericolose: quella del compromesso, per cui ci si accontenta di ciò che si può fare; quella dei surrogati, per cui si tenta di “ricaricarsi” con altro rispetto alla nostra unzione; quella dello scoraggiamento, che è la più comune, per cui, scontenti, si va avanti per inerzia».
Per il Papa questo è «il grande rischio: mentre restano intatte le apparenze, “io sono sacerdote, io sono prete”, ci si ripiega su di sé e si tira a campare svogliati; la fragranza dell'unzione non profuma più la vita e il cuore non si dilata ma si restringe, avvolto nel disincanto. Quando il sacerdozio lentamente va scivolando sul clericalismo, il sacerdote si dimentica di essere pastore per diventare un chierico di Stato».
Ma una crisi, sottolinea Bergoglio, può invece «diventare anche la svolta del sacerdozio, la tappa decisiva della vita spirituale, in cui deve effettuarsi l'ultima scelta tra Gesù e il mondo, tra l'eroicità della carità e la mediocrità, tra la croce e un certo benessere, tra la santità e un'onesta fedeltà all'impegno religioso».
Il Papa invita i sacerdoti a «custodire l'armonia» e ad accogliere e perdonare tutti: «Aiutiamoci, fratelli, a custodire l'armonia, cominciando non dagli altri, ma ciascuno da sé; chiedendoci: nelle mie parole, nei miei commenti, in quello che dico e scrivo c'è il timbro dello Spirito o quello del mondo Penso anche alla gentilezza del sacerdote: ma tante volte noi preti siamo dei maleducati. Se la gente trova persino in noi persone insoddisfatte e scontente, zitelloni, che criticano e puntano il dito, dove vedrà l'armonia. Quanti non si avvicinano o si allontanano perché nella Chiesa non si sentono accolti e amati, ma guardati con sospetto e giudicati! In nome di Dio, accogliamo e perdoniamo, sempre! E ricordiamo che l'essere spigolosi e lamentosi, oltre a non produrre nulla di buono, corrompe l'annuncio, perché contro-testimonia Dio, che è comunione e armonia».
Francesco nel pomeriggio celebrerà la Messa in Coena Domini con il rito della lavanda dei piedi nel carcere minorile di Casal del Marmo, dov’era andato dieci anni fa, poco dopo l’elezione.