Compassione, emarginazione, integrazione. Papa Francesco spiega le letture di oggi (leggi il testo integrale dell'omelia) riproponendo con forza la Chiesa della misericordia. Le logiche su cui da sempre di muove la storia della Chiesa sono quelle della paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti, cioè emarginare e reintegrare. I dottori della legge, che chiedono di allontanare i lebbrosi per non contagiare i sani. E Gesù, che invece, non ha paura di toccare il lebbroso, di dare scandalo per salvarlo. «Questo non vuol dire sottovalutare i pericoli o far entrare i lupi nel gregge», sottolinea il Papa concelebrando con i cardinali creati di ieri e con tutti i porporati venuti a Roma per il Concistoro. A loro papa Francesco indica la via della compassione, l'esempio di gesù che non si vergogna di "patire con".
Le parole del Papa sembrano rispondere indirettamente a quanti, soprattutto rispetto ai temi toccati dal Sinodo sulla famiglia rispetto ai divorziati risposati e alle unioni di fatto, gli rimproverano una eccessiva apertura. «San Paolo, attuando il comandamento del Signore di portare l'annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della terra, scandalizzò e incontrò forte resistenza e grande ostilità soprattutto tra coloro che esigevano un'incondizionata osservanza della Legge mosaica anche da parte dei pagani convertiti».
Così come per il dialogo con i non credenti da taluni giudicato eccessivo risuonano le parole dell'omelia: «Anche Pietro venne criticato duramente dalla comunità quando entrò nella casa del centurione pagano Cornelio».
Papa Francesco è chiaro: «La strada della Chiesa non è quella di condannare eternamente nessuno». E spiega: «Guarendo il lebbroso Gesù non reca alcun danno a chi è sano, anzi lo libera dalla paura; non gli procura un pericolo, ma gli dona un fratello; non disprezza la Legge, ma apprezza l'uomo per il quale Dio ha ispirato la Legge».
Non solo, Gesù risponde subito alla supplica del lebbroso, «senza i soliti rimandi per studiare la situazione e tutte le eventuali conseguenze! Questo scandalizza qualcuno. Ma Gesù non ha paura di questo tipo di scandalo!».
E Dio libera anche il sano dalla tentazione del fratello maggiore, dalla mormorazione dell'operaio che ha sopportato il peso di tutta la giornata e vede quello dell'ultima ora pagato come lui. Il Papa esorta i neo cardinali a ricordare che «la totale disponibilità nel servire gli altri è il nostro segno distintivo, è l'unico nostro titolo di onore!».
E con una carità che «non può essere neutra, indifferente, tiepida o imparziale», ma che «contagia, appassiona, rischia e coinvolge. Perché la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e grauita» il Papa chiede ai cardinali di uscire per le strade, di andare a cercare i peccatori, di «servire la Chiesa in modo tale che i cristiani - edificati dalla nostra testimonianza - non siano tentati di stare con Gesù senza voler stare con gli emarginati, isolandosi in una casta che nulla ha di autenticamente ecclesiale. Vi esorto a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, per qualsiasi motivo; a vedere il Signore in ogni persona esclusa che ha fame, che ha sete, che è nuda; il Signore che è presente anche in coloro che hanno perso la fede, o che si sono allontanati dal vivere la propria fede; il Signore che è in carcere, che è ammalato, che non ha lavoro, che è perseguitato; il Signore che è nel lebbroso - nel corpo o nell’anima -, che è discriminato!».
«Non scopriamo il Signore», conclude papa Francesco, «se non accogliamo in modo autentico l’emarginato! Ricordiamo sempre l’immagine di san Francesco che non ha avuto paura di abbracciare il lebbroso e di accogliere coloro che soffrono qualsiasi genere di emarginazione. In realtà, sul vangelo degli emarginati, si gioca, si scopre e si rivela la nostra credibilità!».