Maria cammina, Maria incontra, Maria gioisce. Maria, incinta di Gesù, che va verso la cugina Elisabetta, che si mette in viaggio anche in situazioni difficili ci dice che ella ci è sempre vicino. Questo è il primo di molti viaggi, ricorda papa Francesco: «andrà dalla Galilea a Betlemme, dove nascerà Gesù; fuggirà in Egitto per salvare il Bambino da Erode; si recherà ancora a Gerusalemme ogni anno per la Pasqua, fino all’ultima in cui seguirà il Figlio sul Calvario. Questi viaggi hanno una caratteristica: non sono stati mai cammini facili, hanno richiesto coraggio e pazienza. Ci dicono che la Madonna conosce le salite, conosce le nostre salite: ci è sorella nel cammino».
Con il suo «amore e ingegno materno» è «capace di trasformare una grotta di animali nella casa di Gesù, con poche povere fasce e una montagna di tenerezza». Allora, contemplare Maria di fa andare lo sguardo a «tante donne, madri e nonne di queste terre che, con sacrificio e nascondimento, abnegazione e impegno, plasmano il presente e tessono i sogni del domani. Donazione silenziosa, tenace e inosservata, che non teme di “rimboccarsi le maniche” e caricarsi le difficoltà sulle spalle per portare avanti la vita dei propri figli e dell’intera famiglia sperando “contro ogni speranza”».
Maria che cammina ci invita a camminare insieme, come dice anche l’icona di questo viaggio apostolico. E Maria che è in cammino incontra Elisabetta, già avanti negli anni. «Ma è lei, l’anziana, a parlare di futuro, a profetizzare», la chiama «beata perché ha creduto» e anticipa, così, «l’ultima beatitudine dei Vangeli: beato chi crede. Ecco, la giovane va incontro all’anziana cercando le radici e l’anziana rinasce e profetizza sulla giovane donandole futuro. Così, giovani e anziani si incontrano, si abbracciano e sono capaci di risvegliare ognuno il meglio dell’altro. È il miracolo suscitato dalla cultura dell’incontro, dove nessuno è scartato né etichettato, al contrario, dove tutti sono ricercati, perché necessari, per far trasparire il Volto del Signore». Dove tutti sono benedetti, sull’insegnamento dello Spirito Santo che «ci incoraggia a uscire da noi stessi, dalle nostre chiusure e dai nostri particolarismi, per insegnarci a guardare oltre le apparenze e regalarci la possibilità di dire bene degli altri – “benedirli” – specialmente di tanti nostri fratelli che sono rimasti esposti alle intemperie, privati forse non solo di un tetto o di un po’ di pane, ma dell’amicizia e del calore di una comunità che li abbracci, che li protegga e che li accolga».
Uniti nell’amore, capaci di grandi cose perché, nella Chiesa, «quando riti diversi si incontrano, quando a venire prima non sono le proprie appartenenze, il proprio gruppo o la propria etnia, ma il Popolo che insieme sa lodare Dio, allora avvengono grandi cose. Diciamolo con forza: beato chi crede e ha il coraggio di creare incontro e comunione».
Come Maria anche noi dobbiamo sentire l’invito del profeta a non temere«a non lasciarci cadere le braccia. Perché il Signore nostro Dio è in mezzo a noi, è un salvatore potente. Questo è il segreto del cristiano: Dio è in mezzo a noi come un salvatore potente. Questa certezza, come fu per Maria, ci permette di cantare ed esultare di gioia. Maria gioisce perché è la portatrice dell’Emmanuele, del Dio con noi».
Senza gioia, invece, «restiamo paralizzati, schiavi delle nostre tristezze. Spesso il problema della fede non è tanto la mancanza di mezzi e di strutture, di quantità, nemmeno la presenza di chi non ci accetta; il problema della fede è la mancanza di gioia. La fede vacilla quando ci si barcamena nella tristezza e nello scoraggiamento. Quando viviamo nella sfiducia, chiusi in noi stessi, contraddiciamo la fede, perché anziché sentirci figli per i quali Dio fa grandi cose, rimpiccioliamo tutto alla misura dei nostri problemi e ci dimentichiamo che non siamo orfani: abbiamo un Padre in mezzo a noi, salvatore potente. Maria ci viene in aiuto perché, anziché rimpicciolire,
magnifica, cioè, “grandifica” il Signore, loda la sua grandezza. Ecco il segreto della gioia. Maria, piccola e umile, comincia dalla grandezza di Dio e, nonostante i suoi problemi – che non erano pochi – sta nella gioia, perché in tutto si fida del Signore». Il Papa ricorda la fede di questa terra, «i grandi testimoni» della Romania: «Persone semplici, che si sono fidate di Dio in mezzo alle persecuzioni.
Non hanno posto la loro speranza nel mondo, ma nel Signore, e così sono andati avanti. Vorrei rendere grazie a questi umili vincitori, a questi santi della porta accanto che ci indicano il cammino. Le loro lacrime non sono state sterili, sono state preghiera che è salita al Cielo e ha irrigato la speranza di questo popolo».