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giovedì 19 settembre 2024
 
Romania
 

"Non facciamoci rubare la fraternità da chi alimenta le divisioni"

01/06/2019  Nel santuario mariano di Sumuleu Ciuc, enclave ungherese in Romani, il Papa celebra messa ricordando le "complesse e tristi vicende del passato" che non vanno dimenticate, ma che non devono costituire un ostacolo per una ritrovata convivenza.

Il tempo ha spinto il Papa a un cambio di programma costringendolo ad arrivare in macchina fino al santuario mariano di Sumuleu Ciuc, in Transilvania. Un santuario caro soprattutto alla popolazione ungherese che qui costituisce la maggioranza della popolazione. «Con gioia e riconoscenza a Dio», dice papa Francesco nell’omelia, «mi trovo oggi con voi, cari fratelli e sorelle, in questo caro Santuario mariano, ricco di storia e di fede, dove come figli veniamo a incontrare la nostra Madre e a riconoscerci come fratelli. I santuari, luoghi quasi “sacramentali” di una Chiesa ospedale da campo, custodiscono la memoria del popolo fedele che in mezzo alle sue tribolazioni non si stanca di cercare la fonte d’acqua viva dove rinfrescare la speranza. Sono luoghi di festa e di celebrazione, di lacrime e di suppliche. Veniamo ai piedi della Madre, senza molte parole, a lasciarci guardare da lei e perché con il suo sguardo ci porti a Colui che è “la Via, la Verità e la Vita”».

Il Papa ricorda il pellegrinaggio che ogni anno si compie il sabato di Pentecoste «per onorare il voto dei vostri antenati e per fortificare la fede in Dio e la devozione alla Madonna, raffigurata nella monumentale statua lignea. Questo pellegrinaggio annuale appartiene all’eredità della Transilvania, ma onora insieme le tradizioni religiose rumena e ungherese; vi partecipano anche fedeli di altre confessioni ed è un simbolo di dialogo, unità e fraternità; un appello a recuperare le testimonianze di fede divenuta vita e di vita fattasi speranza».

Pellegrinare, dice Francesco, «è sapere che veniamo come popolo alla nostra casa. Un popolo la cui ricchezza sono i suoi mille volti, culture, lingue e tradizioni; il santo Popolo fedele di Dio che con Maria va pellegrino cantando la misericordia del Signore».

Bergoglio ricorda che, se «a Cana di Galilea Maria ha interceduto presso Gesù affinché compisse il primo miracolo, in ogni santuario veglia e intercede, non solo davanti a suo Figlio, ma anche davanti a ciascuno di noi, perché non ci lasciamo rubare la fraternità dalle voci e dalle ferite che alimentano la divisione e la frammentazione».

Non tace sulle «complesse e tristi vicende del passato» che «non vanno dimenticate o negate, ma non possono nemmeno costituire un ostacolo o un argomento per impedire una agognata convivenza fraterna».

Pellegrinare significa sentirsi chiamati «a camminare insieme chiedendo al Signore la grazia di trasformare vecchi e attuali rancori e diffidenze in nuove opportunità per la comunione; significa disancorarsi dalle nostre sicurezze e comodità nella ricerca di una nuova terra che il Signore vuole donarci. Pellegrinare è la sfida a scoprire e trasmettere lo spirito del vivere insieme, di non aver timore di mescolarsi, di incontrarci e aiutarci. Pellegrinare significa partecipare a quella marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, carovana sempre solidale per costruire la storia».

E ancora, insiste papa Francesco, «pellegrinare è guardare non tanto quello che avrebbe potuto essere (e non è stato), ma piuttosto tutto ciò che ci aspetta e non possiamo più rimandare. Significa credere al Signore che viene e che è in mezzo a noi promuovendo e stimolando la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità e di giustizia. È l’impegno a lottare perché quelli che ieri erano rimasti indietro diventino i protagonisti del domani, e i protagonisti di oggi non siano lasciati indietro domani. E questo richiede il lavoro artigianale di tessere insieme il futuro. Ecco perché siamo qui per dire insieme: Madre, insegnaci ad imbastire il futuro».

Maria ce lo insegna con il suo «sì» che ha dato «il via alla rivoluzione della tenerezza». Questo «mistero della elezione da parte di Dio, che pone i suoi occhi sul debole per confondere i forti, ci spinge e incoraggia anche noi a dire “sì”, come lei, per percorrere i sentieri della riconciliazione. Chi rischia, il Signore non lo delude. Camminiamo, e camminiamo insieme, lasciando che sia il Vangelo il lievito capace di impregnare tutto e di donare ai nostri popoli la gioia della salvezza».

 
 
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