Cara Prof., sono un genitore di due figli già usciti dal percorso scolastico ma sono ancora curioso e attento al tema dell’istruzione e dell’educazione. Leggendo i quotidiani e ascoltando la radio mi sono reso conto di che grandi sfide governo e insegnanti dovranno affrontare nei prossimi anni. Resto però perplesso di come ci siano forze che vadano in senso opposto: da una parte la forte digitalizzazione della società che impone cambiamenti anche in campo formativo, cosa che mi sembra si stia cercando di fare con la scuola 4.0, e dall’altro la resistenza di tanti insegnanti al cambiamento della propria didattica in tal senso. Inoltre ritengo che questa incapacità di gestire il cambiamento sia anche la causa dell’ennesima e inutile circolare sugli smartphone. IVANO
— Caro Ivano, la tua lettera arriva proprio in un momento di grande fermento e scontento nel mondo scolastico. Gli insegnanti si vedono travolgere oltre che da una sempre più pesante burocratizzazione del proprio lavoro anche da attacchi, provenienti da più parti, sulla loro impreparazione in tema di utilizzo di quelle nuove strategie didattiche che passano dall’uso della digitalizzazione. Per non parlare dello spauracchio del Metaverso che molti di noi ancora non hanno capito cosa sia. Eppure il cambiamento è teoricamente in corso attraverso gli obiettivi del Next Generation Classrooms, così come previsti dalle linee di investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E di resilienza, per noi poveri vecchi insegnanti, ce ne vuole eccome! Negli obiettivi c’è la progettazione di nuovi spazi educativi «per rendere sostenibile il processo di transizione al digitale».
Questi spazi per forza di cose e per definizione dovranno essere «ambienti virtuali di apprendimento, Vle». Ci mancava proprio un altro acronimo! Le aule saranno dotate necessariamente di «connessione a Internet veloce, schermi interattivi per lo svolgimento della lezione, dispositivi digitali (notebook, tablet, eventualmente smartphone) a disposizione degli studenti, nonché strumenti quali stampanti 3D, tavolette grafiche, software per la gestione di video e immagini e visori per la realtà virtuale e la realtà aumentata per una didattica veramente del terzo millennio». Insomma, fantascienza per chi, come molti docenti sulla soglia della pensione, non è ancora riuscito ad abbandonare il registro cartaceo, ma soprattutto fa a pugni, come tu scrivi, caro Ivano, con l’ultima circolare ministeriale sull’uso dello smartphone in classe. Circolare che sembra la fotocopia di quella emanata sullo stesso tema, quindici anni or sono, dal ministro Fioroni. Ma in questi quindici anni tutto è cambiato! Sono cambiati i bambini, i ragazzi, il mondo.
Non mi sento di dire se in meglio o se in peggio ma va riconosciuto e quindi sarà necessario essere coerenti con i cambiamenti evitando scivoloni come quello della circolare appena licenziata dal Ministero.