Mi stavo lamentando con il mio bellissimo nipote, maturità in tasca, teso a scegliere la facoltà; gli mettevo davanti tutti i miei limiti di quasi ottantenne e lui d’improvviso mi fa un largo sorriso e mi dice: «Senti, nonna, lo sai che io non credo in Dio né nel paradiso, ma di una cosa sono sicuro: tu andrai in paradiso per la bella vita che hai fatto, aiutando sempre tutti». Sono rimasta senza parole! Come devo prendere questa uscita di mio nipote? Un invito a morire?
NONNA SANDRA
— Se prendi queste parole per un invito a morire, cara nonna Sandra, non fai che mostrare al tuo amato nipote il peggio di te stessa! E perdi un’occasione per restituire a lui il meglio di sé stesso!Tu ti dici spaventata perché lui sostiene di non credere in Dio “con disinvoltura”, affermi. E forse, aggiungo io, un eccesso di sicurezza di sé: ha bisogno di raccontarsi che lui ha superato certe “credenze”, che lui è un giovane “ateo”, come se fosse una marca distintiva del suo essere ormai “grande”. E non può non nascere una domanda: come questo nipote nella sua vita ha sentito parlare di Dio, forse come un Babbo Natale di cui da grandi si può – si deve! – fare a meno.
In altre parole: un Dio-favola che si può abbandonare! Ma questo giovane ateo si china sulla tua tristezza, sulle tue lamentele per i limiti della vecchiaia che avanza, perfino sulle tue paure e... contraddicendosi ti lancia una profezia: tu andrai in paradiso, e a ragione, perché nella vita hai fatto tanto bene. Un’affermazione assurda, date le sue premesse? No, un’affermazione vera. Perché? Perché dettata dall’amore: tu hai osservato che l’ha detta con un sorriso, per rassicurarti, per farti sentire attesa, amata, al di là di tutti i limiti e i dolori che ora hai. Anche a me viene da sorridere, sai, per questo nipote che si autocontraddice: lascia cadere un Dio astratto, quello forse di un antico catechismo mal digerito, un Dio distributore di castighi, e per amore della sua nonna si aggrappa a un Dio che la ama, che la attende, per darle tutto il suo amore, la sua presenza, la sua gioia. Non ti sembra una vera lezione di fede? Forse potresti dirgli piano piano, sommessamente: «Grazie per il tuo Dio che mi ama. Posso aspettare il Suo abbraccio. E grazie perché Lo custodisci per me, so che abita nel tuo cuore!». Sei fortunata, nonna Sandra!