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martedì 21 marzo 2023
 
Famiglia
 

Mia figlia adolescente mi fa domande su convivenza e aborto e io vado in crisi

22/05/2018 

Pochi giorni fa mia figlia di 15 anni mi ha spiazzato, chiedendomi che differenza c’è secondo me tra matrimonio e convivenza e se è vero che le ragazze della sua età utilizzano l’aborto come se fosse un anticoncezionale. Mi ha detto che ne avevano parlato in classe. Io le ho spiegato che rispetto alla convivenza il matrimonio è un passo importante e che mette in primo piano un impegno reciproco, che viene preso di fronte alla comunità, sia civile che religiosa. Le ho parlato di me e della scelta di sposarmi con suo padre e del compito che ci siamo assunti mettendo al mondo dei figli, e di tante altre cose. Mi è piaciuto parlarne con lei, ma mi sono sentita un po’ sola nell’educare mia figlia: al di fuori della famiglia, il mondo intorno non ci dà una mano.

ESTER

Cara Ester, non ti posso dare torto. Si coglie molta indifferenza riguardo alla necessità di uno sforzo comune per sostenere gli adolescenti nella propria capacità di amare. E i costi di questa mancata educazione sono sotto gli occhi di tutti: quelli sul piano personale, per i giovani e per gli adulti. E i costi sociali: la fragilità di molte famiglie potrebbe essere minore se ci fosse stato un accompagnamento diverso e precoce nella formazione delle dinamiche della coppia. Nella mia esperienza, gli adolescenti che si aprono all’amore e alla sessualità desiderano incontrare interlocutori credibili. Capaci di ascoltarli senza pregiudizi. Ma anche di farli pensare. Hanno bisogno di informazioni chiare sulla sessualità e sui sentimenti, ma anche di capire se un comportamento è giusto o sbagliato e soprattutto perché. Dietro a tante richieste che vengono dagli adolescenti di informazioni, più corrette e complete di quelle che la pornografia può dare, c’è il bisogno di comprendere le cose. Hanno bisogno di riconoscere più a fondo le differenze tra il maschile e il femminile. Di sviluppare la dimensione della scelta e della responsabilità. Di imparare a dire di no quando non ci si sente. Di capire le dinamiche di dominio che talvolta si esprimono nelle relazioni amorose. Soprattutto di prendere coscienza che quando ci si mette insieme a una persona, si compie un atto di responsabilità. Le necessarie sperimentazioni adolescenziali vanno accompagnate dalla possibilità di fermarsi a pensare, senza farsi solo sconvolgere dalle emozioni e dal desiderio. E per questo non bastano gli amici. Ci vogliono adulti disponibili ad ascoltare e a confrontare le esperienze, raccontando le loro storie d’amore. Come hai fatto tu, Ester. Credo che questo sia uno dei regali più belli che un genitore possa fare a un figlio.

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