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lunedì 12 maggio 2025
 
Voci buone e cattive
 

«Mia suocera col cancro, e io penso: che non soffra... ma se ne vada presto!»

23/01/2019 

Alla notizia che mia suocera ha un cancro, si è tenuta una tavola rotonda nel mio cuore; una voce diceva: «Meno male, se ne vada presto...», l’altra diceva: «E chi lo tiene a bada mio marito, così attaccato a sua madre?». L’altra ancora: «Speriamo non soffra troppo», e ancora: «Se ne accorgerà? È lucida, ma ha novant’anni...». Come mettere d’accordo queste “voci”?

ANNALISA

Bella la tavola rotonda nel tuo cuore! E perfino divertente, ma tu me la racconti come «una cosa dell’altro mondo», come dici nella tua lettera. Sei una persona attentissima, cara Annalisa, e ascolti “le voci” (cioè le contrastanti opinioni) che si affollano nel tuo cuore. Le ascolti e quasi ti impaurisci, ti sembra strano ospitare tanti e così contrastanti sentimenti. E invece questo “fenomeno” (che i tecnici della psiche chiamano ambivalenza) è normale: noi umani siamo complessi, abbiamo simultaneamente vari punti di vista, varie e opposte reazioni allo stesso fenomeno. E accorgersene è segno di... sanità mentale! Che cosa ti è successo, infatti, alla notizia che tua suocera novantenne ha un cancro? Una sorta di esultanza al pensiero che anche per lei... è in vista la fine! E poi ti senti subito “cattiva”, pensi che “liberartene” non ti sia lecito, pensi che davanti a una minaccia di morte come un cancro in fase avanzata dovresti ritrovarti più buona, più partecipe, e trovi dentro di te, sinceramente, il desiderio che questa suocera non soffra molto e... pensi all’attaccamento di tuo marito per lei e non sai come aiutarlo. Vedi, cara Annalisa, ci sono certe notizie che hanno il potere non solo di scombinarci, di fare emergere quelle parti di noi che vorremmo non avere, o per lo meno mettere a tacere, ma di funzionare da pettine che fa emergere i nodi non sbrogliati. E questo è un gran regalo che ti fa tua suocera, sia pure inconsapevolmente. Non scappare, cara Annalisa, anzi, prova a mettere in tribunale quella donna che ha partorito tuo marito e fa da “avvocato difensore”. Prova a mettere insieme le tappe della sua vita, come è arrivata ai suoi novant’anni (e fatti pure istruire da tuo marito!) quali sono state le bufere, i dolori, i buchi neri che ha attraversato. Prova a sentire la sua debolezza, la sua paura, il suo essere ora inerme. E ti verrà di abbracciarla, ringraziando la “tavola rotonda”!

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