«Lo sguardo materno è la via per rinascere e crescere»: lo ha detto con convinzione papa Francesco il 1° gennaio dello scorso anno, nell’omelia della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, celebrata nella basilica di San Pietro dove - come sempre in occasione di questa festività mariana, che coincide con la Giornata della Pace - ha rivolto un intenso e appassionato omaggio alle donne, a partire da Maria, «madre della cattolicità perché unisce, non separa. Le madri, le donne guardano il mondo non per sfruttarlo, ma perché abbia vita», ha spiegato Francesco, «guardando con il cuore, riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza, evitando le derive del pragmatismo asettico e dell’astrattezza. E la Chiesa è madre, è madre così. La Chiesa è donna, e la donna è così. Non possiamo trovare il volto della Chiesa senza rispecchiarlo nel volto della donna madre… E mentre le madri donano la vita e le donne custodiscono il mondo, diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne». Nella stessa circostanza rivolse un appello che ora assume un significato quasi profetico, visto che l’anno appena concluso ha fatto registrare un agghiacciante record di femminicidi, oltre il centinaio: «Quanta violenza c’è nei confronti delle donne!», scandì con tono deciso il Santo Padre. «Basta! Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità. C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni. E questo le madri sanno farlo».
Secondo papa Francesco anche per vincere questa piaga bisogna guardare allo «sguardo inclusivo» di Maria, «che supera le tensioni custodendo e meditando nel cuore, è lo sguardo delle madri. È lo sguardo con il quale tante madri abbracciano le situazioni dei figli. È uno sguardo concreto, che non si fa prendere dallo sconforto, che non si paralizza davanti ai problemi, ma li colloca in un orizzonte più ampio». Poi evocando «i volti delle madri che assistono un figlio malato o in difficoltà», aggiunse: «Quanto amore c’è nei loro occhi, che mentre piangono sanno infondere motivi per sperare! Il loro è uno sguardo consapevole, senza illusioni, eppure al di là del dolore e dei problemi offre una prospettiva più ampia, quella della cura, dell’amore che rigenera speranza. Questo fanno le madri – ha sintetizzato il Papa -: sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace. Così riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e di crescita. Lo fanno perché sanno custodire, sanno tenere insieme i fili della vita». Come fa Maria, che «custodisce meditando», cioè «mette a confronto esperienze diverse, trovando i fili nascosti che le legano». «Nel suo cuore, nella sua preghiere», concluse il Papa, «compie questa operazione straordinaria: lega le cose belle e quelle brutte; non le tiene separate, ma le unisce. Per questo Maria è la madre della cattolicità: è “cattolica”, perché unisce, non separa. E così afferra il senso pieno, la prospettiva di Dio».
Parole che sono entrate nel cuore di tanti, ma in particolare in quello di Michelle Hunziker, showgirl e conduttrice, da quindici anni in prima linea nell’impegno contro la violenza sulle donne con "Doppia Difesa", l’onlus cui ha dato vita assieme all’avvocata e senatrice Giulia Bongiorno. Ma Michelle coltiva con altrettanta passione anche una forte devozione mariana, che affonda radici lontane, come svelò per la prima volta proprio a Maria con te, nel 2018. La Hunziker ci raccontò, infatti, dell’amore per la Madre celeste sbocciato in lei fin da quando, da piccola, vedeva il padre, Rudolph, scomparso nel 2001 a 60 anni, uomo dall’estro artistico, dipingerla sulle lenzuola. Lo stesso papà la portava a Messa ogni domenica in una chiesetta svizzera, dedicata alla Madonna, davanti alla cui effigie sentì di esprimere spontaneamente le prime preghiere. Negli anni più recenti la conduttrice si è affidata alla Vergine di Oropa, come ci ricorda, «in un periodo drammatico in cui ricevevo costanti minacce ed ero terrorizzata per “Auri” (chiama ancora così, come quand’era bimba, la primogenita, Aurora Ramazzotti, che il 30 marzo scorso l’ha resa nonna di Cesare Augusto, ndr) e non sapevo che cosa fare per proteggerla. Sembrava che qualunque cosa pensassi fosse sbagliata. L’aiuto della Madonna allora per me fu determinante». Ma ricorda con trasporto anche la Vergine del Popolo custodita nel duomo di Monreale (Palermo) al cui cospetto chiese la grazia di un secondo figlio, esaudita di lì a breve con l’arrivo di Sole, che oggi ha 9 anni, nata dall’unione con Tomaso Trussardi da cui ha avuto un anno dopo anche Celeste.
Per il suo impegno consolidato in difesa delle donne unito al suo rapporto con Maria, abbiamo pensato di intervistare proprio Michelle in occasione della festa della Madre di Dio, che papa Francesco con il suo magistero, ha legato significativamente alla tutela e al rispetto dell’universo femminile.
Che cosa ha pensato quando ha sentito il San Padre lanciare l’appello dello scorso anno?
«La Madre celeste rappresenta quanto di più puro del femminile: donna, madre, un essere da rispettare e amare. Dentro ogni donna c’è un po’ di Maria e trovo che la figura della Vergine possa costituire anche una bellissima metafora per incentivare gli uomini a rispettare le donne, ad amarle senza schiacciarle o considerarle oggetti contro i quali accanirsi quando non rispondono alle loro aspettative come purtroppo succede. Il caso di Giulia Cecchettin non è stato più o meno grave di tanti altri, ma ha avuto una grandissima ribalta mediatica, e ha colpito quindi l’intera opinione pubblica, mostrando qual è l’essenza del problema, attraverso le stesse parole dell’ex fidanzato che l’ha uccisa: “Se non è più mia, non sarà di nessuno”. Pur troppo ancora tanti uomini non comprendono la sacralità del vero amore puro, luminoso e libero. Per questo trovo il messaggio di papa Francesco di alto spessore, perché fa comprendere quanto sia importante aprirsi a quest’ultimo, che non può esistere senza il rispetto. E questo vale per tutti in una relazione, per gli uomini come per le donne, L’immagine della Madre celeste, evocata dal Papa, tocca il cuore e fa capire che dentro ogni donna c’è quella forma femminile che dovrebbe essere intoccabile».
Eppure c’è chi tratteggia Maria come donna sottomessa…
«Ma non è così, in Lei ci sono libertà e forza, perché nel pronunciare il suo “Eccomi”, mette coraggio, amore consapevole e autonomia. All’annuncio dell’Angelo poteva far finta di niente, o non credere alle sue parole e invece sceglie di credere. Senza il suo “sì” non si sarebbe compiuto il percorso messianico voluto da Dio. La sua scelta di avere fede è stato il tramite del disegno di salvezza, che Lei ha accettato con cuore luminoso, aperto e libero, senza mai dubitare fino all’ultimo respiro di Gesù. Ha avuto talmente fede, da accettare ciò che per una madre, sempre protesa a fare ogni cosa per proteggere il figlio, è inaccettabile. Sapeva che l’unico figlio sarebbe stato ucciso, ma ha detto sì per non ostacolare un amore ancora più grande, universale e questa è stata una scelta di una forza straordinaria. A volte per tutelare i figli maschi noi madri finiamo per farli crescere nella bambagia, ne copriamo ogni marachella, rendendoli fragili, incapaci anche di accettare in rifiuto o un abbandono in campo sentimentale. Dobbiamo educare i nostri figli a rispettare la volontà altrui sempre e comunque. La legge deve sicuramente creare un sistema di maggiore sicurezza, ma il vero cambiamento lo fanno i genitori, educando al rispetto, all’emancipazione nella coppia, senza cliché o categorie prestabilite. La prevenzione è educazione, dobbiamo creare una cultura virtuosa e non più viziosa, perché sopravvivono modelli culturali che nessuno è più disposto ad accettare e fanno sentire certi uomini smarriti».
Maria dà segno di forza, anche andando, poco dopo aver saputo di aspettare il Figlio di Dio, ad aiutare la parente Elisabetta, anziana, e a sua volta incinta. Papa Francesco non a caso ha scelto per l’ultima Giornata mondiale della gioventù il tema “Si alzò e andò in fretta”, tratto dal racconto della Visitazione nel Vangelo di Luca…
«La sorellanza, ossia la solidarietà femminile, che adesso le donne stanno riscoprendo ha un valore enorme. Per molto tempo si sono fatte la guerra, difendevano il proprio “territorio”, ma il sostegno reciproco è prezioso, anche per fermare i femminicidi e i soprusi».
Il suo rapporto personale con Maria è ancora così intenso come ci raccontava 5 anni e mezzo fa?
«Sì, forse di più. Spesso quando penso a Lei, la sento vicina come Madre, ma anche come sorella maggiore, Le parlo in modo molto diretto, me la porto anche nel mio lavoro, sul palcoscenico. Per me rappresenta la forza femminile con tutti i valori di cui necessitiamo in questo mondo così superficiale che dimentica le vere priorità. Come mi rivolgo a Maria, invoco anche a Gesù. Anche Lui per me non è distante lo vedo molto uomo, con la sua forza e la sua bellezza, capace di amare come ogni uomo dovrebbe amare una donna. Certo l’amore che dà Gesù è sublimato, ma la sua figura rappresenta anche il modo in cui una donna vorrebbe sentirsi protetta. È importante nella nostra società che l’uomo comprenda che anche quando la donna ha una sua indipendenza economica ed è in grado di contribuire ai bisogni della famiglia, ha bisogno che il compagno che ha accanto le dia una carezza, che la faccia sentire amata e protetta, compresa sempre e comunque. Maria ha avuto accanto Giuseppe che ha sempre vegliato su di lei e Gesù, un uomo straordinario che ha avuto la forza di credere che il figlio che aspettava Maria era stato concepito per opera dello Spirito Santo».
La Madonna dell’Arco in Campania, o quelle dell’Occhio Nero a Galatone, nel Leccese, e dello Schiaffo a Vercelli: ci sono delle effigi mariane che portano segni di violenze attribuite dalla tradizione popolare a uomini irascibili, fuori di sé per delle perdite al gioco, in preda all’alcol. Che emozioni le suscitano?
«Per me mettono in risalto il tratto essenziale della femminilità, quella forma di amore forte, libera e generosa che fa paura agli uomini smarriti e non risolti. Dio ha deciso di donare alla donna la forza di dare materia allo spirito, di portare in grembo i figli e di metterli al mondo e questo intimorisce, provoca il terrore del cosiddetto “matriarcato”. Colpire le immagini di Maria, la figura più pura tra tutte le donne, è proprio segno di questo smarrimento».
Qual è la preghiera che rivolgerà a Maria, per la solennità che rende omaggio alla sua maternità divina?
«Che Lei possa accarezzare il cuore degli uomini persi, che li illumini e li aiuti a comprendere c’è solo un amore vero, quello bello, luminoso e libero».