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Michelle Hunziker: «Grazie alla Madonna ho ritrovato Dio»

24/10/2018  «Da piccola mi hanno insegnato a parlare alla Vergine come a una mamma. Poi avevo smarrito la fede e ho fatto degli sbagli: ma mi sono svegliata. La Madonna mi ascolta. Ho avuto due grazie»

Sul palco dell’Ariston, all'ultimo festival di Sanremo, nel suo omaggio alle donne, aveva intonato anche Oh mia bela Madunina, spiegando: «Perché la Madonna è la mamma di tutte le mamme». Parole sentite, per Michelle Hunziker, tanto che nei giorni a ridosso della kermesse canora aveva ammesso con gli amici: «Ho un legame particolare con la Santa Vergine e l’ho rinforzato ancora di più dopo quello che mi è successo». Chiaro il riferimento all’incubo della setta in cui era precipitata dal 2002 al 2007, un abisso svelato nel libro Una vita apparentemente perfetta (Mondadori), in cui confida, tra l’altro, che il condizionamento delle persone che l’avevano circuita fu anche la causa della separazione da Eros Ramazzotti, padre della primogenita, Aurora, che oggi l’affianca in Vuoi scommettere?, in onda dal 17 maggio, di giovedì, in prima serata su Canale 5. «Lo amavo moltissimo, ma loro si erano impossessati della mia coscienza e mi avevano convinto che dovevo allontanarmi da Eros. Mi staccavano da tutti gli affetti», ha svelato; ma ha poi trovato la forza di svegliarsi e di riappropriarsi della sua vita. E della fede. Perché la fede e la devozione per Maria, come svela per la prima volta in questa intervista, erano nate in lei nell’infanzia, trasmessele dal papà, Rudolph Hunziker, pittore di talento, scomparso nel 2001.

Ci racconta com’è cominciato il suo trasporto per la Madre celeste?

«Il mio papà era molto credente e, da piccola, mi portava ogni domenica a Messa a Ostermundigen, nei pressi di Berna, dove lui ha continuato a vivere anche quando i miei si sono separati, nel 1988: io avevo 11 anni e con la mamma e mio fratello ci trasferimmo a Zuchwil. La domenica, quindi, per me era soprattutto il giorno esclusivo che papà mi dedicava, venendomi a prendere e portandomi con lui. Da piccola non puoi apprezzare fino in fondo la lettura del Vangelo o la celebrazione liturgica, ma percepisci del tutto le emozioni degli adulti. E mio padre mi trasmetteva in pieno la sua, tanto che associavo l’idea di andare in chiesa con quella di un momento di grande gioia».

Suo padre era legato a Maria?

«Sì, nella chiesa di Ostermundigen c’era una piccola Madonna e papà le rendeva sempre omaggio affettuosamente, trasferendomi in pieno questo slancio. Mi raccontò che, quando aveva 9 anni, aveva già capito che non voleva proseguire l’attività dei suoi, imprenditori nel settore alberghiero, come invece suo padre avrebbe desiderato, per dedicarsi interamente all’arte. Ebbene, nonostante fosse un bambino, per fare capire la sua scelta ai genitori, fece il suo primo dipinto: una Madonna meravigliosa sul lenzuolo del loro letto. Aveva quindi, fin da piccolo, un legame con la Madre celeste. È stato papà a insegnarmi a vederla così, come una mamma che ci ascolta, che ascolta tutti».

Altri ricordi di quel periodo?

«Dopo la Messa andavamo con papà a passeggiare nei boschi e raccoglievamo gli “occhietti della Madonna”, dei bellissimi, minuscoli fiori color del cielo con quattro petali di cui uno più chiaro, quasi bianco, che crescono spontaneamente tra l’erba. Anche questo mi faceva sentire molto vicina la Vergine durante tutta l’infanzia».

E poi, più avanti negli anni?

«Durante l’adolescenza avevo perso questo trasporto, avevo perso la fede, avevo perso Dio. Ho fatto degli sbagli e, da adulta, mi è successo quello che ho raccontato nel mio libro. Ma l’attaccamento alla Madonna è tornato fortissimo quando sono diventata madre di Aurora, nel 1996: allora ricominciai a guardarla come una madre da cui farmi guidare. E proprio l’amore per mia figlia, oltre che un sogno particolare, in cui mio padre mi chiedeva di svegliarmi, mi hanno dato la forza di fuggire da quella setta. Oggi la Madonna è il mio riferimento, il mio modello anche come immagine di femminilità e maternità».

C’è un’effigie mariana particolarmente importante per lei?

No, tutte me la ricordano, perché Lei è nel mio cuore. In ogni chiesa in cui entro se ci sono quadri o statue che raffigurano la Vergine attirano subito la mia attenzione e mi ritrovo sempre a chiedere la sua intercessione per le grazie che mi stanno più a cuore».

Qualche esempio?

«Era il gennaio 2013 e io desideravo fortemente essere di nuovo madre. Mi trovavo a Palermo per lavoro e un giorno andai a visitare la cattedrale di Santa Maria Nuova a Monreale. Fui immediatamente colpita dal bellissimo Cristo con le braccia aperte come per accogliere tutti e poi, in fondo alla navata destra, vidi una Madonna stupenda, con la veste dorata e il Bambino in braccio (La Madonna del Popolo, vedi pag. 32). Così, mi venne spontaneo, dal cuore, chiedere la grazia di diventare ancora mamma. E Lei mi ha ascoltato. Poco dopo mio marito (Tomaso Trussardi, ndr) venne a trovarmi a Palermo per il mio compleanno, che cade il 24 gennaio. Ebbene: in quell’occasione è stata concepita la nostra adorata Sole, che è nata il 10 ottobre di quello stesso anno» (poi, l’8 marzo 2015 si aggiungerà la figlia Celeste, ndr).

Un’altra grazia ottenuta?

«La Santa Vergine mi è stata molto vicina in un momento molto duro, nel marzo del 2017, quando ho subìto una tentata estorsione. Dei furfanti che sembravano molto bene informati sulla mia vita mi mandavano delle e-mail minacciose: se non davo loro una somma folle in bitcoin (la moneta digitale, ndr) avrebbero buttato dell’acido sulla faccia di Aurora. Mi sentii paralizzata dalla paura, annientata e mi rivolsi in preghiera alla Mamma Celeste. Di nuovo Lei mi ha risposto e mi ha fatto sentire la sua vicinanza e il suo ascolto. Tomaso mi aveva chiesto di accompagnarlo a Biella per una rassegna di automobili antiche, ma io esitavo, non ne avevo alcuna voglia. Fin quando non telefonò l’organizzatore: “Devi venire anche perché ti voglio portare dalla Madonna di Oropa”. Non ci potevo credere, perché avevo appena pregato la Vergine e mi stavano invitando ad andare a trovarla, era come se mi chiamasse. Per me non fu una semplice coincidenza. Tornai da quella visita a Oropa con una forza e un’energia incredibili. Presi il coraggio e presentai la denuncia alla Polizia postale e così i delinquenti sono stati identificati».

Maria l’ha aiutata anche a uscire dal buio di una psicosetta?

«Bisogna essere vigili e presenti a se stessi, per ascoltare i richiami della Madonna ed essere consapevoli dell’amore di Dio. Ma può accadere, lungo il percorso di una vita normale, che si perda la lucidità e ci si lasci influenzare dai brutti incontri. Ed è una grazia ritrovare la propria volontà, i valori che abbiamo dentro. Di qui l’importanza dei genitori e del fatto che, nell’infanzia, si senta parlare in casa della fede. È fondamentale che qualcuno ti trasmetta l’amore verso il Signore e verso Gesù e Maria. Puoi anche perdere gli orizzonti di vita, ma a un certo punto ritorni in te stessa e ti rendi conto che non sei mai stata abbandonata».

C’è un’invocazione con cui lei si rivolge più spesso alla Vergine?

«Io le parlo come una persona viva. Ma mi piace l’Ave Maria, è una chiave per arrivare al cuore di Maria e iniziare il dialogo con Lei, che dev’essere pieno e sincero, proprio come un figlio con una mamma. Mi ritengo fortunata per il dono della fede, i non credenti devono essere più forti. Noi sappiamo che l’amore di Dio non viene mai meno e che nulla può distruggerlo. Anche quando si perde qualcuno di caro, c’è più d’una speranza, c’è la certezza che dopo la morte i defunti sono in un posto meraviglioso, nella luce e nella gioia di Dio».

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