"Essere solo un uomo che passa tenendo il suo bambino per mano". Era solito
formulare questa frase, Victor Hugo, quando descriveva la sua ambizione di
felicità. La francese Nadia Michot di mestiere fa l'impiegata nel settore
pubblico. E' quindi una fonctionnaire, un termine che oltralpe molti pronunciano
col fastidio di chi vede in questo ruolo l'esercizio tirannico di piccoli
poteri. Altri invece, scandiscono fonctionnaire con commiserazione, giudicando
deprimente la loro routine carente di creatività.
A meno che uno non si chiami
Nadia Michot. Perché Nadia, quando torna a casa dal suo ufficio, prende in mano
forbici, stoffe, pezzi di legno, colori, e fabbrica giocattoli studiati apposta
per bambini non vedenti. L'associazione da lei creata, Ludobraille, un paio di
anni fa ha portato a casa il Prix Femina, il Premio assegnato annualmente da Le
Figaro alla migliore idea imprenditoriale femminile, nel sociale.
"La mia
ambizione é regalare anche un solo momento di felicità a questi bambini",
esclama Nadia, quando le viene chiesto di spiegare gli obiettivi di
Ludobraille. Nel suo laboratorio a Nevers, tra i rigogliosi vigneti della
Borgogna, Nadia cuce, monta, dipinge, assembla, inventa collages, giochi di
società ed educativi. "Voglio che i giocattoli siano belli, colorati, anche se
il bimbo non può vederli. Voglio che i suoi amichetti notino che ha giocattoli
belli come i loro, che non ci sono differenze".
Razzie nei mercatini delle pulci
Per renderli fruibili ai non
vedenti, Nadia ricorre a mille astuzie. Nei giochi educativi, dove si
imparano
lettere e numeri, i colori che permettono di distinguere i vari elementi
sono
supportati da materiali diversi al tatto. "Utilizzo legno, feltro, lana,
cotone,
stoffe ruvide o morbide, i bambini possono cosí riconoscere le parti
tastandole,
associando un numero a una sensazione tattile". L'ultimo pezzo forte
della sua
collezione è Bengala, una borsa a forma di tigre che contiene forme
tridimensionali in diversi materiali, da associare a forme piane. Poi
c'é la
tombola della lumaca, una sorta di monopoli dove una lumaca di feltro
adesivo
guida il bambino non vedente in un percorso pieno di sorprese.
La Michot
percorre i mercatini delle pulci che si tengono regolarmente nelle
campagne
francesi, i cosiddetti videgreniers (svuotagranai) e va
a
caccia di vecchi giocattoli, che poi adatta alle sue esigenze. Cosí, un
domino
in legno di inizio secolo, a cui sono stati incollati dei rettangoli
ricamati
con caratteri braille, si é trasformato in un regalo perfetto per un
bambino
colpito da una rara malattia alla retina. Nadia, per il momento fa tutto
da
sola. I giochi vengono regalati alle famiglie. "Sto cercando più
supporti
istituzionali. Il problema é che fabbricare giochi artigianali e pensati
su
misura per le esigenze di ogni bambino, prende molto tempo. Se dovessero
essere
venduti, questi manufatti avrebbero costi proibitivi. Il mio scopo é
che ogni
bambino non vedente possa ricevere il suo giocattolo, per questo
dovranno
continuare a essere offerti gratuitamente".
Quella mail di Juliette
Nadia mantiene negli anni i
rapporti coi ragazzini non vedenti; con alcuni bimbi e con le loro
famiglie sono
nate vere e proprie amicizie. La sua idea si é sviluppata da una
convinzione:
riappropriarsi del divertimento e della dimensione ludica della vita,
migliora
la salute dei bambini afflitti da cecità e il benessere delle loro
famiglie.
"Giocare stimola la curiosità, l'attenzione, acuisce ogni senso. Una
volta
costruii un bambolotto di pezza e cucii i bottoni al contrario. Fu
Clément, un
bimbo non vedente di quattro anni, a farmelo notare. Ora ne ha dieci e
quando
ricordiamo l'episodio, ne ridiamo ancora".
In questo momento Nadia é
impegnata a
fabbricare un giocattolo per il nono compleanno di una bambina chiamata
Juliette che, su una tastiera braille, le ha scritto una e-mail
confidando i
suoi desideri. "Mi sento un po' la Maman Noël dei bambini non vedenti"
dice, "e
la cosa mi riempie davvero di gioia, cerco di applicarmi il più
possibile
perché, vedete, io non sono un'artista!"
Certo. La Michot non vuole
facili
etichette da eroina. E'imbarazzata dal fatto che la stampa si interessi
alla sua
attività. Tiene a ricordarci che é pur sempre una fonctionnaire, o, per
dirla
alla Hugo, "una persona qualunque che passa, tenendo i suoi bambini per
mano".