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La fata dei bimbi che non vedono

16/06/2011  Funzionario pubblico, nel tempo libero Nadia Michot inventa e costruisce giocattoli per i bambini non vedenti.Che poi regala, perché l'allegria dev'essere di tutti.

"Essere solo un uomo che passa tenendo il suo bambino per mano". Era solito formulare questa frase, Victor Hugo, quando descriveva la sua ambizione di felicità. La francese Nadia Michot di mestiere fa l'impiegata nel settore pubblico. E' quindi una fonctionnaire, un termine che oltralpe molti pronunciano col fastidio di chi vede in questo ruolo l'esercizio tirannico di piccoli poteri. Altri invece, scandiscono fonctionnaire con commiserazione, giudicando deprimente la loro routine carente di creatività.

     A meno che uno non si chiami Nadia Michot. Perché Nadia, quando torna a casa dal suo ufficio, prende in mano forbici, stoffe, pezzi di legno, colori, e fabbrica giocattoli studiati apposta per bambini non vedenti. L'associazione da lei creata, Ludobraille, un paio di anni fa ha portato a casa il Prix Femina, il Premio assegnato annualmente da Le Figaro alla migliore idea imprenditoriale femminile, nel sociale.

     "La mia ambizione é regalare anche un solo momento di felicità a questi bambini", esclama Nadia, quando le viene chiesto di spiegare gli obiettivi di Ludobraille. Nel suo laboratorio a Nevers, tra i rigogliosi vigneti della Borgogna, Nadia cuce, monta, dipinge, assembla, inventa collages, giochi di società ed educativi. "Voglio che i giocattoli siano belli, colorati, anche se il bimbo non può vederli. Voglio che i suoi amichetti notino che ha giocattoli belli come i loro, che non ci sono differenze".

     Razzie nei mercatini delle pulci

     Per renderli fruibili ai non vedenti, Nadia ricorre a mille astuzie. Nei giochi educativi, dove si imparano lettere e numeri, i colori che permettono di distinguere i vari elementi sono supportati da materiali diversi al tatto. "Utilizzo legno, feltro, lana, cotone, stoffe ruvide o morbide, i bambini possono cosí riconoscere le parti tastandole, associando un numero a una sensazione tattile". L'ultimo pezzo forte della sua collezione è Bengala, una borsa a forma di tigre che contiene forme tridimensionali in diversi materiali, da associare a forme piane. Poi c'é la tombola della lumaca, una sorta di monopoli dove una lumaca di feltro adesivo guida il bambino non vedente in un percorso pieno di sorprese.

     La Michot percorre i mercatini delle pulci che si tengono regolarmente nelle campagne francesi, i cosiddetti videgreniers (svuotagranai) e va a caccia di vecchi giocattoli, che poi adatta alle sue esigenze. Cosí, un domino in legno di inizio secolo, a cui sono stati incollati dei rettangoli ricamati con caratteri braille, si é trasformato in un regalo perfetto per un bambino colpito da una rara malattia alla retina. Nadia, per il momento fa tutto da sola. I giochi vengono regalati alle famiglie. "Sto cercando più supporti istituzionali. Il problema é che fabbricare giochi artigianali e pensati su misura per le esigenze di ogni bambino, prende molto tempo. Se dovessero essere venduti, questi manufatti avrebbero costi proibitivi.  Il mio scopo é che ogni bambino non vedente possa ricevere il suo giocattolo, per questo dovranno continuare a essere offerti gratuitamente".

     Quella mail di Juliette

     Nadia mantiene negli anni i rapporti coi ragazzini non vedenti; con alcuni bimbi e con le loro famiglie sono nate vere e proprie amicizie. La sua idea si é sviluppata da una convinzione: riappropriarsi del divertimento e della dimensione ludica della vita, migliora la salute dei bambini afflitti da cecità e il benessere delle loro famiglie. "Giocare stimola la curiosità, l'attenzione, acuisce ogni senso. Una volta costruii un bambolotto di pezza e cucii i bottoni al contrario. Fu Clément, un bimbo non vedente di quattro anni, a farmelo notare. Ora ne ha dieci e quando ricordiamo l'episodio, ne ridiamo ancora".

     In questo momento Nadia é impegnata a fabbricare un giocattolo per il nono compleanno di una bambina chiamata Juliette che, su una tastiera braille, le ha scritto una e-mail confidando i suoi desideri. "Mi sento un po' la Maman Noël dei bambini non vedenti" dice, "e la cosa mi riempie davvero di gioia, cerco di applicarmi il più possibile perché, vedete, io non sono un'artista!"

     Certo. La Michot non vuole facili etichette da eroina. E'imbarazzata dal fatto che la stampa si interessi alla sua attività. Tiene a ricordarci che é pur sempre una fonctionnaire, o, per dirla alla Hugo, "una persona qualunque che passa, tenendo i suoi bambini per mano".

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