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sabato 26 aprile 2025
 
 

Cinema, svetta Tornatore con il thriller dei sentimenti

30/12/2013  Al di là della "Grande bellezza" di Paolo Sorrentino in corsa per gli Oscar, è "La migliore offerta" il miglior film del 2013. Insieme a "Il passato" di Asghar Farhadi.

Qual è il più bel film passato nel 2013 sui nostri schermi? Un azzardo rispondere. Il cinema, più di qualsiasi altro evento culturale, ha natura soggettiva di per sé e il giudizio su una pellicola (al di là delle qualità tecniche) dipende dai gusti, dalla sensibilità e perfino dallo stato d’animo con cui lo spettatore si siede in sala. Insomma, scegliere il miglior film della stagione è soltanto un gioco o poco più. E dissentire è lecito.

Eppure, su una cosa si può essere d’accordo e cioè che quasi mai il film più bello dell’anno è quello che ha incassato di più. Il campione del botteghino 2013 è stato Sole a catinelle di Checco Zalone, che ha staccato 8 milioni di biglietti portando a casa 52 milioni di euro. Buon per lui e per l’industria cinematografica italiana che, grazie a questo exploit, ha salvato in extremis la stagione. Sulla qualità, meglio però stendere un velo pietoso. Che ci sia piaciuto molto La grande bellezza di Paolo Sorrentino appare chiaro dal bel servizio che Famiglia Cristiana gli ha dedicato a maggio, in occasione della presentazione a Cannes, e adesso sul numero 1 del nuovo anno, in attesa della proclamazione delle nomination per i prossimi Oscar.

Ma se si va a frugare nel profondo delle emozioni cinematografiche, a recuperare le sequenze che sono rimaste impresse, ci tornano agli occhi le immagini de La migliore offerta di Giuseppe Tornatore, una commedia sentimentale venata di giallo diretta magistralmente e interpretata da uno strepitoso cast internazionale. L’australiano Geoffrey Rush (Oscar per Shine e famoso per il ruolo di capitan Barbosa nei Pirati dei Caraibi) ha offerto una prova sottile e sfaccettata. E il canadese Donald Sutherland, una delle ultime icone della Hollywood dei tempi d’oro, è andato ben oltre il cammeo dando spessore a un personaggio chiave della vicenda. Storia, sulle prime, difficile da definire ma che cattura inesorabilmente chi guarda. «Sfuggire alle etichette è una cosa che mi è sempre piaciuta», questa la dichiarazione d’intenti di Tornatore, che scrive sempre da solo le sue sceneggiature. «Questa è una storia d’amore, raccontata però con una tessitura narrativa alquanto misteriosa, secondo i classici canoni del giallo. Anche se nel film non si aggirano assassini e poliziotti. Ciò che ci prende  è l’appassionante parabola umana di un uomo colto e solitario, non più giovane, la cui ritrosia nei confronti degli altri è pari solo all’infallibile maniacalità nel suo lavoro di battitore d’aste. E’ un film sull’arte intesa come sublimazione dell’amore, ma anche sull’amore frutto dell’arte».

Alla luce di queste parole, provate a vedere il film in Dvd (uno dei più venduti quest’anno) se non fate parte di quel milione e mezzo di spettatori che lo hanno già visto in sala. Oppure rivedetelo. Vi piacerà.

Per non essere tacciati di sciovinismo, allarghiamo però lo sguardo al di là del cinema italiano. Tra centinaia di titoli piombati dagli Stati Uniti, a non deludere è stato al solito Steven Spielberg che con Lincoln ha offerto non solo una fedele ricostruzione storica ma anche un emozionante ritratto umano, grazie anche alla sublime interpretazione di Daniel Day-Lewis. La pellicola più emozionante però, capace di lasciarci col fiato corto e mille pensieri che ronzavano per la testa, è stata Il passato del regista iraniano (ma ormai francese di adozione) Asghar Farhadi. Già premio Oscar due anni fa come miglior film straniero per Una separazione, Farhadi ha firmato anche lui una specie di thriller del cuore attorno alla figura di una donna qualunque, la volitiva Marie, farmacista che fa i salti mortali per tenere assieme la sua sgangherata famiglia nella casetta alla periferia di Parigi.

Il passato sentimentale è stato doloroso, ma adesso ha un nuovo compagno che la ama, l’ombroso Samir. Con loro vivono le due figlie di lei e il figlioletto di lui. Eppure quando l’ex marito, il sensibile Ahmad, rientra da Teheran per firmare le carte del divorzio, sente che qualcosa non va. Cerca di capire. Indaga con pudore sugli anni in cui lui non c’è stato. Scopre così un intrigo di piccoli gesti, menzogne, involontarie cattiverie con cui tutti, a turno, feriscono per poi farsi male… Splendidamente interpretato da Bérénice Bejo (la bella attrice del film muto francese The artist celebrato agli Oscar) Il passato è un film struggente, a cui si ripensa.

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