«Con Cristo tra i migranti dinanzi all’indifferenza del potenti». È questo il titolo della Via Crucis che si svolgerà domenica alle ore 15, sulla spiaggia di Steccato di Cutro, a una settimana dal tragico naufragio che ha provocato la morte di 69 persone tra cui 15 bambini. L’iniziativa è organizzata dagli Uffici Migrantes e liturgico dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina.
«Alla luce della tragedia che si è consumata nei giorni scorsi sulle coste del comune di Cutro, come comunità diocesana siamo chiamati a farci carico del dramma che ha colpito questi nostri fratelli», scrivono i due uffici diocesani in una nota. «La morte e le terribili sofferenze che hanno colto questi innocenti in fuga dai loro paesi alla ricerca di una vita migliore interpellato profondamente le nostre coscienze e la nostra fede».
Per la diocesi crotonese «uno dei modi attraverso cui, come cristiani, possiamo farci prossimi alle afflizioni di questi nostri fratelli è sicuramente la preghiera, che rappresenta appunto lo strumento attraverso il quale intendiamo affidare a Colui che tutto può e che tutti consola la vicenda umana e spirituale di queste persone».
Con la Via Crucis si intenderà «leggere il dramma umano di questi nostri fratelli alla luce della Passione salvifica di Cristo». L’ufficio liturgico, poi, ha predisposto due intenzioni di preghiera (una per quanti sono morti e una per i sopravvissuti) da aggiungere alla preghiera dei fedeli di domenica prossima, e una preghiera da recitarsi insieme all’assemblea alla fine della celebrazione eucaristica. «Continuiamo ad accompagnare e a sostenere con la nostra preghiera quanti scappano dalla miseria e dalla guerra, e a chiedere per tutti il dono della pace e il rispetto di ogni vita umana».
Il bilancio delle vittime è salito a 69. Sabato mattina a pochi metri dalla spiaggia è stato avvistato il corpo di un bambino che presumibilmente non aveva più di 3 anni. I volontari che lo hanno notato si sono messi subito in contatto con la Guardia costiera e con i vigili del fuoco, che hanno provveduto a recuperarlo. È il quindicesimo bambino vittima della strage.
Intanto, i feretri sono ancora nel Palamilone di Crotone trasformato in camera ardente e resteranno qui finché non saranno avviate le procedure per il trasferimento o di tumulazione. La decisione è stata presa dal Centro coordinamento soccorsi, che ha raccolto la disponibilità del Comune di poterle tenere nell'impianto sportivo. Nella giornata di lunedì saranno anche decise le procedure per la sepoltura ed il trasferimento all'estero delle salme. Dal punto di vista burocratico il Comune competente è quello di Cutro, nel cui territorio è avvenuta la tragedia, ma il Comune di Crotone si è reso disponibile a fare da ausilio attivando un presidio per evitare inutili spostamenti alle famiglie, già provate dal dolore, delle vittime.
Sono almeno una ventina le richieste già presentate per l'espatrio delle salme. Un numero destinato ad aumentare in considerazione del fatto che il Governo si è detto pronto a farsi carico delle spese per il trasferimento. Resta da risolvere il problema del trasferimento in Afghanistan, Paese dal quale proveniva la maggior parte delle vittime: l'instabilità politica di quel Paese, governato dai talebani, non permette normali rapporti diplomatici e di potere contare su un interlocutore per organizzare il trasferimento delle salme. La Farnesina, attraverso Turchia e Pakistan, sta lavorando per trovare una mediazione.
Dal primo pomeriggio di venerdì la camera ardente è stata chiusa al pubblico per permettere alla polizia scientifica di lavorare all'identificazione dei dodici cadaveri che sono ancora senza nome. Il numero delle vittime alle quali dare un nome, peraltro, potrebbe aumentare se le ricerche che sono in corso, e che non si fermeranno almeno fino a domenica, dovessero portare al ritrovamento di altri corpi. A condurre le ricerche sono i sommozzatori di vigili del fuoco e Guardia costiera, assistiti dalla Protezione civile regionale e dalle forze dell'ordine.
Tra quanti continuano a cercare i dispersi c'è Vincenzo Luciano, il pescatore di Steccato di Cutro che è stato uno dei primi soccorritori a giungere sul posto subito dopo il naufragio. Quella notte Luciano è riuscito a salvare alcune persone, ma ha anche tirato via dal mare tanti cadaveri, tra cui quello di un bambino. «Una scena terribile - racconta il pescatore - che non mi si cancellerà mai dalla mente».