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lunedì 09 settembre 2024
 
 

Migranti nel canale di Sicilia: urgono risposte

16/01/2014  Messaoud Romdhani, del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, è in Italia per chiedere di aprire il dialogo con il Governo italiano

Messaoud Romdhani, rappresentante del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Domenico Chirico, diretto di Un ponte per..., Oliviero Forti, responsabile immigrazione Caritas italiana e Piero Soldini della Cgil: sono i protagonisti di una tavola rotonda in cui fare il punto e chiedere nuovamente risposte immediate al Governo sulle posizioni che l'Italia intende assumere rispetto al flusso di migranti che quotidianamente si mettono in viaggio dalle coste nordafricane con il miraggio di raggiungere il nostro Paese. Tanti gli spunti di riflessione emersi, con un obiettivo chiaro: la necessità sempre più stringente sollevata da famiglie e associazioni tunisine di aprire un canale stabile di comunicazione attraverso cui trasmettere le informazioni sui migranti.  

«Sui migranti dispersi nel canale di Sicilia - sottolinea Romdhani - va istituita una commissione d'inchiesta italo-tunisina che dovrebbe essere formata dai rappresentanti non solo dei rispettivi Governi ma anche dalle famiglie e della società civile.  vanno realizzati sistemi di soccorso comuni tra le due sponde del Mediterraneo». I numeri, d'altronde, esigono spiegazioni: nel solo 2011, secondo le stime del Forum, le persone scomparse durante il "viaggio della speranza" sono 1.300-1.500: uomini, donne, bambini di cui si sono letteralmente perse le tracce gettando nello sconforto e nell'angoscia i loro familiari. 

Ma parlare di migranti, inevitabilmente, significa parlare anche di quello che la politica può fare: e, dunque, da una parte la legge Bossi-Fini, dall'altra l'impegno dell'Unione europea, nella convinzione che un approccio puramente difensivo e per certi versi respingente non può essere la sola chiave di risoluzione della questione. Reprimere è senz'altro più facile e meno dispendioso che sforzarsi di integrare e valorizzare: ma è un atteggiamento lesivo dei diritti umani fondamentali, oltre che poco lungimirante nel medio-lungo periodo per una società che è sempre più multirazziale e multiculturale e, anzi, su questi valori può fondare la propria crescita. «Voglio difendere una politica migratoria diversa, umana. Oggi - prosegue Romdhani - notiamo che, nonostante l'indurimento della politica migratoria europea, nonostante Frontex e l'intolleranza verso il diritto d'asilo, sempre più persone prendono il mare, rischiando la vita. Da qui la necessità di un'altra politica, della cooperazione tra i Paesi del Sud e del Nord del Mediterraneo che condividono lo stesso spazio, uno spazio dove ci sono sempre stati scambi economici e culturali, ma anche umani. Sui respingimenti e le espulsioni, poi, ricordo ai nostri amici italiani che in Tunisia non è previsto il diritto di asilo. Noi, società civile tunisina, lottiamo per questo diritto. Di conseguenza, la Tunisia non può assicurare, per il momento, la protezione delle persone considerate in uno stato di pericolo nel loro Paese d'origine».

«È sempre più necessario e urgente un cambio di prospettiva radicale. - ha dichiarato don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). - Bisogna assicurare dignità e rispetto alle persone in fuga da fame e guerre. Le politiche vanno elaborate a partire da questo principio elementare. E abbiamo, a questo proposito, molti anni di vergogna da recuperare».  

«È inutile fare cooperazione internazionale oggi se non riteniamo centrale la questione dei diritti umani nei paesi in cui operiamo e nel nostro stesso paese - ha aggiunto Domenico Chirico, direttore di "Un ponte per...". - Per questo senza un’alleanza tra gruppi di società civile ogni sforzo di solidarietà nel Mediterraneo rischia di essere solo una stampella agli accordi commerciali e al controllo e alla militarizzazione delle frontiere».

«La CGIL sin dal nascere della primavera araba sta lavorando insieme al sindacato tunisino per la costruzione di una rete di assistenza, informazione e tutela dei sindacati del Mediterraneo rivolta ai migranti - ha infine spiegato Piero Soldini, responsabile Immigrazione della CGIL. - Ci sono state tappe significative di questo lavoro sia al Social Forum mondiale di Tunisi sia alla sede dell’OIL di Torino. Proseguiremo con determinazione questo progetto perché dobbiamo impedire con tutte le nostre forze che si disperdano vite umane nel percorso migratorio».

 
 
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