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venerdì 11 ottobre 2024
 
 

Milan-Juve, la tempesta perfetta

26/02/2012  Polemiche, errori arbitrali, gol annullati, risse tra giocatori e società: per Milan e Juventus un copione ideale per tenere alto l'interesse sul campionato.

Se un  disegnatore di destini e di trame e di complotti e di casualità avesse avuto in mente l’ideale divenire– ai fini dell’interesse, delle discussioni, insomma del sacro Bar Sport - della sfida di ritorno fra Milan e Juventus, e avesse magari enunciato/denunciato anche nei dettagli il futuro, a proposito del match del Meazza, non avrebbe potuto fare meglio o peggio (nel calcio sovente si tratta della stessa cosa) di quanto hanno fatto i giocatori, i tecnici e i dirigenti delle due squadre e l’arbitro Tagliavento (fra l’altro il miglior prodotto degli ultimi tempi nella categoria dei fischietti) con i suoi collaboratori.


     Il punteggio di classifica, col Milan sempre avanti di un punto ma la Juventus sempre con la partita di Bologna da recuperare, contribuisce alla rappresentazione, fa da fondale alla tempesta perfetta. La rissa finale alla quale hanno partecipato un po’tutti, con insulti e spintoni diversi ma sempre intonati all’ira, ci ispira due considerazioni opposte e gemelle:1) tutti recitano, dunque tutti fingono; 2) la storica alleanza di lega fra Milan e Juventus è finita, visto che il primo accusa la seconda di pressioni sugli arbitri, ricambiato con accuse di identica finissima caratura. 

     La seconda considerazione è secondo noi puramente teorica, ormai nel calcio si fa la guerra per poter fare meglio, cioè con miglior mercato degli interessi, la pace. Il Milan mancava di dieci giocatori della rosa, fra i quali almeno sette titolari importanti: di_Ibrahimovic si sa, di Gattuso e Cassano si sapeva, di Seedorf si è saputo a poco dal match, idem di Boateng e Maxi Lopez, Nesta è mancato all’ultimo. La leaderhisp rossonera è stata per forza consegnata a Pato che sembra un ex e magari nell’inconscio spera di infortunarsi seriamente per cercare di rimettersi a nuovo. 

     Con tutto ciò il Milan ha giocato meglio, ha segnato presto anche se un bel po’ fortunosamente, ha messo un’altra volta la palla ben dentro la rete di Buffon ma l’arbitro chissà cosa ha visto anzi chissà cosa ha non visto, ha goduto di un fuorigioco di Chiellini estraneo all’azione di Matri che però si è visto annullato ingiustamente il gol, ha preso il gol del pareggio quando si pensava che in qualche modo avrebbe raggiunto il successo, che avrebbe significato anche la prima sconfitta di una Juventus presentatasi al Meazza con tutti i suoi giocatori in salute.

     Abbiamo detto all’inizio di un disegno ideale, il che non significa ottimale, significa casomai riuscito sin troppo bene per la migliore (cioè peggiore, stessa cosa, ci risiamo) fruizione di esso da parte di noi calciodipendenti, o se preferite, nell’inglese dominante, footballholic. La Juventus si era molto lamentata degli arbitraggi, il Milan non si era lamentato troppo della conferma delle tre giornate di squalifica a Ibrahimovic, tutti recitavano e tutti sapevano (sapevamo) che recitavano ma andava bene così, la finzione di gruppo è una delle forze del calcio, adesso il Milan si lamenterà degli arbitraggi e la Juventus forse di Mexes “pugile” rossonero non espulso e chissà se colpito duro dalla prova televisiva. 

     Dopo il regalo del non gol, la Juventus forse finirà certe sue lamentele assolutamente non in stile Juve (“Lamentarsi è da provinciali”, disse Agnelli inteso come Gianni, lo ricordiamo al nipote Andrea attuale fervido presidente), e in cambio il Milan, che per la Signora resta club amico (noi due insieme contro l’Inter), non manderà troppo avanti la sua peraltro inutile, ai fini almeno del risultato, protesta per la svista di Tagliavento e collaboratori, anche perché poi un’altra svista, ancorché meno vistosa anzi “svistosa”, è stata a suo favore. 

     Viene intanto confermata la quasi regola per cui se di una partita si è parlato troppo nella lunga vigilia, consegnandole poteri decisionali sommi, questa partita poi decide poco o niente, ed è già molto se non è orribile, moltissimo se è quasi bella (come sabato sera). In effetti la partita dell’anno, del decennio, del secolo, del nuovo millennio è stata quasi appassionante, ma ha deciso poco o niente. Sì, il Milan l’ha giocata meglio, più intensamente, e se fosse andato sul giusto 2 a 0 avrebbe probabilmente vinto (al proposito si deve ricordare che proprio Galliani, ad del Milan e grosso tecnico di televisione, da anni chiede, studia, persino prova strumenti per decidere se il pallone ha no o no varcato la linea…). 

     Ma intanto anziché godersi la buona prova di una squadra mutilatissima (ma dove è finito lo scientifico e intanto miracolistico Milan Lab che doveva servire al conseguimento della salute piena e continua dei campioni?), il club rossonero prova rammarico, rimpianto, rabbia per come sono andate le cose sul campo. Sì, la Juventus ha conservato l’imbattibilità stagionale e ha rimediando un altro pareggio, ma ricordiamo che con tutti pareggi si finisce il campionato imbattuti e intanto si finisce anche in B…. 

     Tutto è comunque pronto per una bella armatissima pace finta, che sarà persino più divertente della guerra in certi momenti vera.  E non credete alla lievitazione mediatica, che parlerà di rivincita, della semifinale di ritorno di Coppa Italia a Torino, con la Juve in vantaggio per 2 a 1: altro tipo di recita, della Coppa Italia non importa niente a nessuno sino alla finale, dove si inaugura un tipo di blanda recita nuova, alla presenza del capo dello Stato, se Napolitano vorrà irrorare il calcio della sua serietà.

     In fondo fa capire tutto Buffon, sempre più grande: “Non mi sono accorto che la palla colpita da Muntari era finita dentro, l’ho ricacciata fuori automaticamente, se mi fossi accorto che era gol non l’avrei comunque detto all’arbitro”. Lui può permettersi di non recitare, evviva lui.

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