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Milano festeggia le famiglie

18/06/2022  In tremila per una serata di gioia e di riflessione in attesa del X Incontro Mondiale delle famiglie che si svolgerà a roma con il Papa. A condurre la kermesse Giovanni Scifoni. E poi testimonianze di famiglie e un momento di preghiera con l’arcivescovo Mario Delpini.

È un viaggio tra le gioie e le fatiche delle famiglie la festa della diocesi di Milano Sante subito! Famiglie 2022 in preparazione al X Incontro Mondiale delle famiglie che si terrà a Roma con papa Francesco dal 22 al 26 giugno. Là parteciperanno solo piccole delegazioni di ogni Paese, mentre tutte le diocesi sono state invitate a promuovere iniziative locali e diffuse. Nel caldo torrido di un sabato di giugno tremila persone si sono raccolte sul sagrato del Duomo per festeggiare la grande famiglia umana. Nella cornice di piazza Duomo, la kermesse tra momenti di festa, canti, animazioni della Fom, testimonianze e preghiere è stata condotta dall’attore romano Giovanni Scifoni reduce dal successo su rai Uno di Doc nelle tue mani, autore e ideatore di tanti programmi religiosi per Tv2000. Sullo sfondo, in filigrana il testo delle Nozze di Cana a guidare la scelta anche delle testimonianze. Un momento è stato dedicato al ricordo del VII Incontro mondiale delle famiglie che proprio dieci anni fa con Benedetto XVI venne festeggiato a Milano.

Quattro famiglie chiamate a raccontare ognuna il proprio percorso nell’arco della serata. Elena e Damiano Frigerio, coppia trentenne di neosposi e ingegneri, per Le premesse e le promesse «viviamo il matrimonio con la speranza certa che nel futuro ci sarà sempre del bene»; Flavia e Claudio Amerini per Dentro e oltre la crisi. Direttori del centro di pastorale della famiglia di Mantova, il loro, giovanissimi, è stato un matrimonio “riparatore”. Oggi aiutano le coppie a «trasformare le ferite in feritoie». Vera e Andrea Carofiglio hanno adottato Chiara e scoperto all’età di due anni e mezzo che aveva un disturbo, la FASD, causato dall’abuso in gravidanza di sostanze o alcol da parte della madre biologica (www.aidefad.it). La loro è una testimonianza di fatica, ma soprattutto di Grazia. «Con Chiara ci siamo sentiti invasi da una preferenza assoluta». Infine, Maria e Stefano Serenthà con nonna Luisella e i quattro figli adolescenti Marta, Benedetta, Anna e Pietro a confermare Lo stupore continuo della famiglia. In mezzo la conduzione, appassionata e brillante di Scifoni interprete anche di un meraviglioso monologo su Santa Francesca Romana, una femminista antelitteram che ha rivoluzionato la sua vita matrimoniale. «Obbligata a sposarsi, ha saputo trasformare un matrimonio terribile in meraviglia con coraggio!».

Al centro l'arcivescovo Mario Delpini. Da sinistra, Paolo e Maria Zambon responsabili con don Massimilano Sabbadini (ultimo nella foto a destra) del servizio di pastorale familiare della Diocesi che ha curato la serata
Al centro l'arcivescovo Mario Delpini. Da sinistra, Paolo e Maria Zambon responsabili con don Massimilano Sabbadini (ultimo nella foto a destra) del servizio di pastorale familiare della Diocesi che ha curato la serata

Al termine della serata, la consegna di un anello tucum di origine amazzonica alle famiglie presenti. Nell'epoca dell'Impero, quando i gioielli potevano permetterseli solo le ricche èlite imperiali gli schiavi e gli indios crearono questo anello per poter dare ufficialità ai loro matrimoni. Negli ultimi decenni, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II e la seconda e terza Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-Americano, che hanno messo in luce l'opzione preferenziale per i poveri, l'anello di tucum si è diffuso largamente fra i fedeli cristiani, con il significato da una parte di sancire l'alleanza fra le varie chiese del mondo e  dall’altra con i poveri, la pace, il rispetto della madre Terra e della causa indigena. L'anello è generalmente fabbricato a mano dalle comadres, le donne anziane dei villaggi dell'interno del Brasile, e richiede una lavorazione che va dalle 2 alle 3 ore.

Proprio all’anello ha dedicato il suo intervento conclusivo l’arcivescovo di Milano Mario Delpini: l’anello è la promessa «Lo scambio degli anelli è la formulazione di una promessa: puoi contare su di me, io conto su di te»; l’anello forma una catena, fino al primo anello, fino a Dio: «Le persone che si scambiano gli anelli sono legati alla storia che li ha precedute e si predispongono a scrivere una storia futura»; «nel bene e nel male l’anello porta le tracce di quello che è stato. Ma la catena è solida e affidabile perché si aggancia al principio, alla promessa di Dio». Però «la buona volontà non basta: il vino finisce presto e la festa è presto in pericolo. Ma se si aggancia a Gesù, allora anche l’acqua può diventare vino, anche il feriale può diventare festa»; l’anello forma una catena, fino alla terza e alla quarta generazione «Nella coppia che condivide la vita e i sogni, i propositi e i progetti, è accolta come una benedizione la vita, i bambini, il futuro dell’umanità»; «I bambini trovano serenità e buone ragioni per diventare uomini e donne perché si agganciano a una catena che non li lascia precipitare nel vuoto». L’anello, infine, è rotondo, non è quadro; l’anello non è di carta… «Per condividere una vita si devono addolcire ed eliminare gli spigoli. Un anello di carta può essere un gioco di bambini, ma non può formare una catena che resista»; la famiglia unita dall’anello è pronta anche per la resistenza «La promessa dell’affidabilità reciproca è una resistenza alla condanna alla solitudine che intristisce il mondo»; «La catena che unisce le generazioni, genera futuro, a chiede a Dio il vino buono è una resistenza alla paura che fa invecchiare il mondo e considera i bambini come una imprudenza. L’impresa di arrotondare l’anello è una resistenza alla tentazione dell’egocentrismo». E ha concluso: «Vorrei lasciarvi un ricordo di questa serata: vorrei che poteste portare a casa questo anello che è come una promessa, un legame a Dio e al passato, una promessa per il futuro, un impegno a smussare gli angoli perché l’anello unisca senza fare del male».

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