In queste foto: immagini delle ultime edizioni della Biblioteca vivente.
Antonella è un libro umano intitolato “Sulla porta di casa”; così si legge nella quarta di copertina: «Nella vita di prima tutto era frenetico: lavoro, figli, casa… Era “sulla porta di casa” quando il carcere le ha strappato la famiglia, un’occupazione a tempo indeterminato, i risparmi, la vita. Ora Antonella ha iniziato di nuovo a uscire (dal carcere) e ogni volta che si trova sulla porta di casa prova ancora frenesia, questa volta perché deve tornare di nuovo dentro».
Ne “Il cerchio di gesso”, Genti scegli invece di ricordare un’usanza dell’Albania di 30 anni fa: un cerchio bianco per indicare un oggetto smarrito e il divieto di toccarlo. La trama è la sua storia: l’immigrazione, il ribaltamento dei valori, la scuola dei reati, il carcere. Ora come volontario accudisce gli anziani alla Casa della Carità. «Chi lo avrebbe mai detto che mi sarei occupato di qualcun altro».
La Biblioteca vivente "Oltre il muro"
Se Einstein diceva che «è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio», la cooperativa ABCittà (www.abcitta.org) ci prova con un’iniziativa ospitata, il 7 giugno, presso la Biblioteca del Parco Sempione di Milano: libri umani consultabili nella Biblioteca Vivente “Oltre il muro”, dal titolo “fuori-dentro”.
Ma che cos’è una Biblioteca vivente? Una lista di “titoli” che colpiscono nel segno i nostri pregiudizi, quelli evidenti e quelli più sottili e inespressi. Dietro a ciascun titolo, un libro umano, una persona che apre la propria vita nella narrazione a episodi personali e, rispondendo alle domande più dirette e spontanee, comincia a scardinare quel pregiudizio proprio dalle sue fondamenta: la mancanza di conoscenza e la paura. Un contesto, la biblioteca pubblica, che offre la possibilità di un incontro inconsueto.
Nell’ottava edizione il tema è il carcere
È un’esperienza nata nel 2000 con la danese Human Library, quando, in seguito a un violento episodio di razzismo, un gruppo di giovani volle rispondere non con le tradizionali forme di denuncia civile ma attraverso un processo di coinvolgimento diretto sulle tematiche all’origine dello scontro.
Nel 2011, è stata ABCittà (www.abcitta.org) a portare questo metodo a Milano, in quartieri e contesti diversi, toccando i temi dell’immigrazione, della disabilità e della malattia psichica. Nell’ottava edizione, il tema è il carcere, grazie a un percorso partecipato che ha trasformato 30 detenuti del V reparto del carcere di Bollate in libri umani. Spiega Ulderico Maggi di ABCittà: «Se non è possibile abbattere i muri che nella città dividono le persone, almeno si può provare a scavalcarne qualcuno. È un modo per dare dignità ai detenuti, metterli in comunicazione con il mondo fuori e superare i pregiudizi che isolano il carcere».
«Il carcere è un’accademia del crimine, chi ci entra ci ritorna sempre, “loro”, quelli che stanno dentro, sono violenti di natura, escono sempre troppo presto, vivono a nostre spese come se fossero in albergo, e alla fine stanno meglio di noi». Sono tra i tanti pregiudizi che la Biblioteca Vivente vuole affrontare e spezzare, pregiudizi che si incontrano e scontrano con scorci di autobiografie, narrate dalla viva voce dei protagonisti. Spiega Maggi: «È necessario iscriversi (gratuitamente), scegliere nel catalogo di oltre venti titoli il libro che si desidera consultare e immergersi nella lettura. È un incontro fatto di domande (nessuna è mai banale), di dialogo, di conoscenza e arricchimento reciproco».
In tutte le storie torna il tratto umano
Il libro umano Michele narra i 23 istituti in cui ha vissuto, Vincenzo la scoperta della fede e Antonio dello sport come chiave per «evadere legalmente»; la storia di Gualtiero è un “trattato filosofico” sulla bellezza e l’utilità della cultura: dietro le sbarre, ha frequentato un corso come ausiliario d’ospedale, si è iscritto al gruppo di poesia, fa parte della Commissione Cultura, si è immatricolato all’università e spera, il prossimo anno, di laurearsi in Scienze dell’Educazione…
I generi letterari sono vari: Santino, detenuto da molti anni, sceglie l’ironia e in “La panca dei mille culi” spiega come è cambiato il carcere pensando alle tante persone che, appena arrivate, si sono sedute sopra una lunga panca per aspettare la conclusione delle procedure d’ingresso.
In tutte le storie, torna il tratto umano. Christian, libro umano intitolato “Mia figlia mi chiama papà!”, racconta «il grande cruccio di un genitore che vede nascere e crescere da lontano i propri figli: padre presente o assente?». La bimba di Christian lo chiama papà, è felice perché s’incontrano una volta a settimana, anche se in un centro commerciale. Il futuro di Christian «è fare solo passi in avanti, per lei».