I "millennials", ossia la generazione nata tra gli anni '80 e gli anni "zero", sono i protagonisti di una mostra molto particolare al Meeting dell'amicizia tra i popoli di Rimini. L'altra definizione usata dai sociologi è la generazione "io-io-io". E proprio lo scavo sull'identità ha dato lo spunto di partenza per la mostra
I am exceptional: millennial experience: attraverso l'uso dei media che usano ogni giorno (social network, selfies, live feeds, blog), 75 ragazzi tra i 25 e i 35 anni dagli Stati Uniti e dal
Canada si sono confrontati sulla domanda "chi sei?", con il supporto di alcuni testi di don Luigi Giussani,
il sacerdote fondatore del movimento di Comunione e
Liberazione, oggi diffuso anche in America.
Le videochiamate, i post e i tweet compongono un racconto alla scoperta della propria identità che il percorso
della mostra ripropone al visitatore,
trascinandolo in un gioco di interattività che lo sollecita a divenire
protagonista lui stesso. La visita non sarà guidata, ma al termine i visitatori potranno
fermarsi a dialogare con i curatori e le guide americane, e lasciare un
commento dalle postazioni i-pad o dal proprio smartphone, che sarà
visualizzato in live feed.
“Quando ho avuto modo di vederla a New York – spiega Fiorenzo Tagliabue, presidente di Sec Relazioni Pubbliche e Istituzionali, l’agenzia di comunicazione che è sponsor della mostra al Meeting di Rimini, - sono stato colpito da due cose: l’autenticità di questi giovani, e la novità di questa forma di indagine e di racconto. La comunicazione ha bisogno di entrambe, ed ecco la ragione della nostra scelta”.
“Noi Millennials, - si legge nella mostra - perseguiamo quella promessa ricevuta quando eravamo piccoli: che le nostre vite sarebbero state straordinarie. Per molti di noi, nati negli ottimistici anni al volgere del millennio, questa grandezza è stata elusiva. […] Mentre molti commentatori si sono dilungati sugli alti tassi di mobilità, sul crescente numero di lauree universitarie e sulla propensione all’idealismo della nostra generazione, noi, piuttosto, siamo acutamente consapevoli del dramma inerente al continuo tentativo di inventare una risposta a quella domanda: chi sei?. L’immagine sorridente pubblicata sulla pagina Facebook si rivela effimera e la solitudine prevale - la vita non è quel che era stato promesso. […] Siamo di fronte ad una scomoda verità: una generazione che ha protetto con cura la stima di sé ed ha allargato a dismisura le possibilità di stili di vita ma non è diventata, come risultato, più felice”.
Ed è qui dove i Millennials si trovano ad affrontare la domanda di ciò che davvero dà senso alla vita. La mostra intende esplorare tale ricerca “non a partire dal narcisismo così ben tratteggiato dai media, ma a partire dalla coscienza che il problema dei Millennials altro non è che la contemporanea e acuta espressione del problema umano in ogni tempo”.