«In molte zone del mondo dilaniate da conflitti, lo sfruttamento e il commercio delle risorse naturali permette a numerosi gruppi armati, colpevoli di gravissime azioni ai danni della popolazione, di finanziarsi. Acquistando risorse dalle aree di conflitto o ad alto rischio, le imprese europee potrebbero alimentare la violenza a scapito dei diritti umani, la pace e lo sviluppo. Quei minerali macchiati di sangue della guerra, finiscono poi nei nostri computer, nei nostri telefoni, nelle nostre automobili».
È l’inizio della petizione lanciata da Focsiv, la Federazione degli organismi cristiani per il volontariato internazionale (che raggruppa 71 realtà), rivolta agli europarlamentari per chiedere una legislazione europea vincolante che fermi il commercio dei minerali dei conflitti.
Un’iniziativa nata nell’ambito della campagna sui “minerali dei conflitti” che la Federazione porta avanti insieme a Cidse, EurAc e Justice et Paix per chiedere ai membri del Parlamento Europeo di votare a favore di un regolamento ambizioso e stringente che ostacoli in maniera concreta il commercio dei minerali provenienti da aree di conflitto o ad alto rischio.
#ConflictMinerals
«Allertata dai cittadini europei», prosegue la petizione, «la Commissione Europea ha suggerito una proposta di legge che mira ad assicurare un acquisto responsabile dei minerali da parte delle imprese quando questi sono estratti da zone in conflitto. L'obiettivo annunciato è quello di rompere il legame tra risorse naturali e conflitti, come nel caso della zona orientale della Repubblica Democratica del Congo dove da 15 anni mutilazioni, massacri, stupri, schiavitù e migrazioni di massa sono tra le sofferenze perpetrate ai danni della popolazione da parte dei gruppi armati che si finanziano per la maggior parte attraverso le ricchezze del suolo. Purtroppo il testo proposto è decisamente insufficiente».
«L'intero Parlamento europeo dovrà votare questo disegno di legge, in sessione plenaria, il 20 maggio», spiega ancora il testo di Focsiv. Che indica anche i principali gruppi politici che avranno un ruolo chiave: il Partito popolare europeo (Ppe, Cristiano Democratici), Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa (Alde) e il gruppo Conservatori e Riformisti Europei (Ecr)».
«Esigiamo dai parlamentari europei», conclude la petizione, «che votino a favore di una legge efficace che contribuisca a ristabilire la pace».
L’Italia ha registrato finora il maggior numero di mail inviate. Ma in vista del voto del 20 maggio, Focsiv chiede un ulteriore sforzo alla società civile: «Abbiamo a disposizione ancora due giorni per far sentire la nostra voce e chiedere all’Unione Europea di porre fine al commercio dei minerali dei conflitti».
L’invito è di scrivere attraverso i social network, e in particolare con twitter, utilizzando l’ashtag #ConflictMinerals, per raggiungere il maggior numero possibile di europarlamentari.
«Come sempre», conclude Focsiv, «la twitt action è condivisa a livello europeo con tutte le associazioni che sostengono questa Campagna, e noi siamo i principali supporter per l’Italia. Puntiamo a replicare l’ottimo risultato raggiunto con la firma della petizione. Facciamoci sentire».