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sabato 14 settembre 2024
 
Ci scrive una mamma
 

Minigonne, le nostre figlie al confine del decoro

07/08/2015  Ci ha scritto una mamma di tre figlie: «Spesso mi considerano esagerata, perché con l’estate è difficile non indossare shorts, minigonne e canottiere, che a me a volte sembrano eccessive. Mi resta sempre il dubbio se e quanto intervenire». Risponde lo psicoterapeuta Fabrizio Fantoni.

Sono una mamma di tre figlie di 12, 15 e 18 anni belle, sane e serene. Spesso mi confronto con loro sull’abbigliamento, più che nel quotidiano, nelle occasioni più formali: matrimoni, esami, visite dai parenti ecc. Mi sembra che le ragazze condividano i richiami che vengono dal mondo degli adulti (dirigenti scolastici, responsabili di oratori), ma spesso mi considerano esagerata, perché con l’estate è difficile non indossare shorts, minigonne e canottiere, che a me a volte sembrano eccessive. Vedo in loro una maggior serenità e cura di sé che quelli come me, vissuti in ambienti “chiusi”, non potevano neppure immaginare, ma mi resta sempre il dubbio se e quanto intervenire.
GABRIELLA

Cara Gabriella, più di ogni altra forma di espressione, l’abbigliamento risente delle trasformazioni sociali. Viviamo un’epoca in cui domina l’esibizione di sé e lo sguardo degli altri sulle proprie prestazioni e prestanza diventa lo specchio in cui riconoscersi. Vale per molti adulti e ancora di più per gli adolescenti, chiamati a capire e dire agli altri chi sono. In questa cornice appare difficile tracciare il confine tra la cura di sé e il buongusto, ancora prima che il pudore.

Spesso il confine dell’esibizionismo è superato anche dagli adulti, che nella quotidianità o sui profili Facebook si mettono bellamente in mostra, talvolta facilitati dall’uso dei lettini solari o del botulino. Occorre anche evitare di cadere nella trappola della doppia morale, per cui le ragazze devono stare attente al loro abbigliamento, mentre i maschi possono ostentare il fisico suscitando ammirazione.

Resta il fatto che i genitori e gli educatori hanno il compito di tracciare una linea di confine tra ciò che è opportuno e ciò che non lo è. Per farlo, occorre aiutare a capire che non si può mai separare la forma (fisica) dalla sostanza (mentale), a scapito della seconda. Che siamo anche ciò che vogliamo che gli altri capiscano di noi, e che il loro giudizio dipende molto dal nostro modo di presentarci. Che però lo stile, quello vero, non sta nell’adeguamento esteriore alle mode ma nella fedeltà alle proprie qualità interiori, e che talvolta più che molte parole è il nostro abbigliamento che dice la nostra sensibilità e finezza d’animo. E infine che esiste un decoro, che varia a seconda dei diversi contesti. Non ci si può vestire a scuola o a un matrimonio seguendo gli stessi canoni della discoteca o dell’uscita con le amiche. E questo i ragazzi è bene che lo capiscano prima di iniziare a lavorare.

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