Uno degli stand della Cavour durante il tour (le foto sono state scattate in uno dei porti africani).
Tutto
inizia in una fabbrica anonima del Nord. Gesti meccanici, una
fornace, un tornio. Poi la scatola di legno, il trasporto, la
logistica che porta lontano, tra dock e navi cargo. È
un clic a chiudere la
storia: appare lo scenario africano, un bambino che guarda. Cade,
morto. Il piano sequenza iniziale del film “The
lord of war” è
una lunga soggettiva di una
pallottola. Una qualsiasi, presa dal mucchio di milioni di munizioni
partite dalle fabbriche dell’Occidente
e dell’Est
europeo, finite nelle guerre - più
o meno civili - del mondo.
Un tour virtuale, che spiega magnificamente cosa unisca una catena di
montaggio con una morte innocente.
In
fondo il tour della Cavour è
una riproposizione di
questa particolare filiera. Nell’hangar
normalmente destinato agli aerei da guerra, a fianco alla Federlegno
e a un paio di onlus, ci sono gli stand delle fabbriche mortali.
Dalla Beretta alla Finmeccanica, passando per i cannoni Oto Melara. È
il made in Italy, bellezza.
Un biglietto da visita galleggiante costato milioni di euro, partito
a novembre e sulla rotta di ritorno in questi giorni, con l’arrivo
previsto per il prossimo 8 aprile a Taranto. Giusto in tempo per la
Pasqua, così,
tanto per non esagerare.
C’è
poco di umanitario
nell’ultimo
viaggio della nostra portaerei Cavour, e quasi nulla di difensivo.
Vendere armi dove i conflitti macinano morti - questa è
l’Africa
in fondo per chi produce armamenti e per chi lo promuove - poco ha a
che fare con la Costituzione. E quasi nulla con la legge del 1990,
visto che il ruolo del ministero della Difesa dovrebbe essere quello
di controllore e non di commesso viaggiatore.
Un altro degli stand della Cavour dedicati alla produzione italiana di armamento.
Foto che non lasciano molto spazio all'immaginazione
Le
foto che qualcuno ha scattato nell’hangar
della portaerei italiana durante la sosta in uno dei tanti porti
africani toccati nel war-tour - non diciamo il nome per tutelare la
fonte - lascia poco spazio all’immaginazione.
Lo stand della Beretta mostra fucili d’assalto
e da cecchino; il grande spazio riservato alle società
di Finmeccanica ospitano il
materiale informativo su sistemi d’arma
decisamente più
pesanti. E i clienti? La
nave ha ospitato un po’
di tutto, raccontano alcune
fonti. Imprenditori, rappresentanti di governi, qualche curioso.
Pochi i giornalisti, selezionatissimi. E pochissime le fotografie
delle esposizioni delle armi, finanziate dagli sponsor ufficiali
della missione.
Le prime immagini vennero pubblicate lo scorso 2
dicembre dal giornale di Abu Dabi (Emirati Arabi) The national (link: www.thenational.ae/business/in-pictures-aboard-the-italian-aircraft-carrier-cavour#image-7),
smentendo clamorosamente l’ex
ministro Mauro: in Parlamento l’allora
capo della Difesa aveva assicurato che la Cavour non avrebbe venduto
armi. Le foto che vi mostriamo sono probabilmente tra le pochissime
pubblicate da un media italiano.
Mentre
la Cavour era intenta nel tour africano, in Italia il governo è
cambiato. Il nuovo ministro
della Difesa Roberta Pinotti al momento sembra voler prendere una
corretta distanza dal suo predecessore: «È
stato fatto un errore - ha
dichiarato durante un’intervista
lo scorso 19 marzo - non c’è
stato il passaggio in
Parlamento. Io all’epoca
ero sottosegretario, ma ma non sono stata coinvolta».
Tra pochi giorni per il suo governo ci sarà
una sorta di prova del
nove. Un pontile vuoto ad accogliere la nostra portaerei sarebbe il
miglior segnale.