La polemica è scoppiata perché la
campagna pubblicitaria della Lockheed Martin, il colosso statunitense
dell'industria bellica, ha utilizzato l'immagine e una frase del
nostro ministro della Difesa, Mauro Mauro. L'immagine: il volto del
ministro; la frase: «To love peace you must arm peace. F35 does
that», ossia “Per amare la pace devi armare la pace. L’F-35 lo
fa” (che peraltro suona meglio in italiano, per l'assonanza di
amare e armare).
Insomma, la Lockheed ha utilizzato come sponsor
straniero dei suoi cacciabombardieri F-35 il nostro esponente di
governo.
Apriti cielo. Si è scatenata la diatriba
politica. Ne sono state chieste immediatamente le dimissioni. E
Mauro, prontamente, ha precisato: «Chiunque utilizzi in modo
improprio, diffamatorio o superficiale l’immagine o le
dichiarazioni del Ministro della Difesa Mario Mauro, ne risponderà
nelle sedi legali deputate», con una nota nella quale la sua
portavoce sottolinea che «sono state impropriamente utilizzate
l’immagine e alcune dichiarazioni del Ministro della Difesa».
Il ministro non sapeva – e non c'è
ragione di non credergli – che l'azienda bellica americana avrebbe
usato la sua immagine. Vien da dire: poteva utilizzare solo la sua
affermazione, magari in modo meno improprio. Colpisce il fatto che la
smentita non smentisca: al di là dell'“uso improprio” il
ministro l'ha detta quella frase?
Ci saremmo aspettati che
dichiarasse di averla mai pronunciata né pensata.
Ma pare che non sia così. Allora, se il
suggestivo slogan pubblicitario corrisponde in effetti al pensiero di
Mauro, un problema c'è.
Il nostro Paese, nella sua Costituzione,
dice qualcosa di profondamente diverso: “L'Italia ripudia la guerra
come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
L'Italia non arma la pace, ripudia la
guerra.
Le dimissioni non le deve certo dare per
essersi trovato a fare il testimonial a sua insaputa. Ma un
pensierino forse lo dovrebbe fare per il suo concetto di pace: un po'
troppo divergente rispetto a quello della Costituzione sulla quale ha
giurato quando ha accettato l'incarico alla Difesa.