Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 26 aprile 2025
 
Prima elementare
 

Il mio bimbo balbuziente che inizia la scuola…

12/09/2018  Le paure di una mamma per il figlio. Cosa può fare la scuola per il suo disturbo?

Sono la mamma di un bambino di sei anni che sta iniziando la prima elementare e sono molto in ansia. Matteo è solare, allegro e attento agli altri, ma è balbuziente, non riesce a esprimersi come vorrebbe, quasi come se il suo ricco mondo interiore restasse imbrigliato tra ripetizioni e smorfie del viso. Uno strazio per lui e per noi. Finora gli abbiamo fatto frequentare una scuola dell’infanzia privata, con docenti attenti e aperti alle sue difficoltà. Mi chiedo se ci siano specifiche linee guida in merito per i professori.

MARTINA

— Cara Martina, non mi risultano linee guida specifiche associate a questa difficoltà. Chi sta dietro a una cattedra, però, è chiamato a formarsi, ad agire con una didattica individualizzata per affrontare al meglio ogni situazione e sviluppare con il metodo giusto tutte le potenzialità di un allievo. Lo fa ogni docente coscienzioso, lo faranno anche quelli di tuo figlio. Il tuo bambino, inoltre, è molto piccolo: la balbuzie, che esordisce intorno ai due anni di età, nell’80% delle situazioni si risolve naturalmente entro il sesto anno ed evolve in disturbo cronico in un numero limitato di casi. È importante dunque monitorare per poter intervenire al più presto e nel migliore dei modi. Ti confesso che non ho mai avuto un allievo balbuziente. Qualche mese fa, però, ho accettato di buon grado un incontro ravvicinato con la balbuzie. Ero a Milano, su un tram: scelta non casuale, stessi singhiozzi fisici da frenata pronti a interrompere parole e discorsi. Sono state raccontate esperienze, ho ascoltato voci di genitori e di ragazzi che hanno superato le difficoltà e sono diventati esperti nell’aiutare gli altri. Ho imparato che chi balbetta ha chiaro il concetto in mente, sa che non riuscirà a esprimerlo, spesso fa un notevole sforzo per ripianificare, cambiando le parole: a volte strappa la pagina del libro per non dover leggere, non vuole essere interrogato, evita le recite di fine anno, arriva ad abbandonare gli studi. Dire: «Stai calmo» viene naturale, ma è la frase peggiore, così come far fare le interrogazioni scritte. Occorrono tempo e attenzione per la persona, lavoro sulla classe per evitare la derisione. E poi un buon metodo d’azione esterno: in corso di validazione scientifica quello del Vivavoce Institute, con sede a Milano, fondato nel 2011 dall’ex manager ed ex balbuziente Giovanni Muscarà, che l’ha sperimentato in prima persona. Agire sul controllo motorio degli organi dedicati alla fonazione. Perché la balbuzie si può affrontare e vincere. Giovanni racconta fluentemente di sé sul tram che singhiozza, fiero di aver trasformato una difficoltà nella sua più grande risorsa.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo