Abbiamo adottato nostro figlio in Brasile che aveva 5 anni, adesso ne ha 19. Lo amiamo sopra ogni cosa. Ma ci mette a dura prova ogni giorno.
Ha abbandonato la scuola, non lavora, esce con ragazzi che non ci piacciono, ha provato anche a non tornare di notte e dormire non si sa da chi. Litighiamo con lui e poi tra noi. I rapporti sono sempre molto tesi.
Non le dico quanti psicologi abbiamo girato, fin da quando era piccolo. Pensavamo che gli anni peggiori fossero quelli, ma adesso siamo preoccupati per il futuro.
IRMA E LEONARDO
Risposta di Fabrizio Fantoni
– Cari Irma e Leonardo, l’esperienza dell’adozione è tra le più complesse. Spesso dà frutti magnifi ci. Ma a volte, l’amore della coppia affi dataria incontra vicende di bambini così pieni di sofferenza da essere diffi cilmente affrontabili.
Certi traumi nei primi anni di vita, insieme talvolta ad alcuni aspetti del corredo ereditario familiare, possono determinare situazioni gravi in cui l’impegno dei genitori adottivi è necessario per evitare drammatici peggioramenti del quadro psichico, ma non abbastanza per raggiungere i risultati sperati. La vostra lunga lettera testimonia la dedizione nei confronti di questo figlio, che comunque vi vuole bene ed è legato a voi in modo totale: pur nelle sue trasgressioni, peraltro mai eccessive, egli fa riferimento in ogni momento a voi, vi cerca, vi vuole, anche quando litigate.
Ciò gli dà sicurezza, ma rende diffi cile per lui acquisire l’autonomia necessaria per affrontare le responsabilità di essere adulto, ad esempio nel lavoro. A questo punto, diventa importante avere una chiara diagnosi che defi nisca le sue difficoltà, insieme alle sue risorse. A partire da lì, si potranno poi defi nire i percorsi di supporto al suo diventare adulto, magari anche con adeguate esperienze protette fuori da casa.