“Ma perché mamma sei sempre così arrabbiata?”. La domanda del mio bambino, arrivata a bruciapelo l’altra mattina, mentre avevamo in corso il solito tiro alla fune per non arrivare a scuola in ritardo, mi ha davvero spiazzata. Ci ho pensato su: non è vero che sono sempre arrabbiata.
È vero, invece, che sono sempre stressata. Ovvero di corsa, frenetica, multitasking. Cerco di fare otto cose per volta perché conciliare famiglia e lavoro mi sembra una missione quasi impossibile.
Eppure non voglio rinunciarvi. E così, alla fine, chi ci va di mezzo è sempre il bambino, che viene letteralmente tirato di qua e di là, come un pacco postale. Lo amo sopra ogni cosa, eppure alla fine quello che gli passo è un’emozione di rabbia e non di affetto. insomma, partendo dalla domanda del mio bambino “perché sei sempre arrabbiata?”, so che vorrei cambiare e fare tutto diversamente.
però mi sembra facile a dirsi e impossibile a farsi. Lei ha qualche consiglio?
Marina
La rispsta di Alberto Pellai
— Cara Marina, la tua lettera mi ha davvero toccato il cuore. La domanda del tuo bambino ti ha spiazzata, ma non è una domanda che mette in discussione il tuo volergli bene. Lui quello lo vede, lo sente, lo sperimenta. E traspare in ogni parola del tuo messaggio. Ciò che mette in discussione è la frenesia che tu stessa racconti. Proprio in queste settimane ho letto il libro di padre Maurizio Botta, Il ritmo della lumaca.
Sul vivere lenti e felici (Piemme). È affascinante perché ci mostra un modo di stare al mondo in cui al centro della vita non c’è la frenesia, ma la calma. Fornisce cinque percorsi per riuscirci: lentezza, silenzio, tolleranza alla noia, accettazione dell’errore, canto. Sembrano percorsi impossibili per noi genitori perché tenere insieme tutti i pezzi della nostra vita, quando ci dobbiamo occupare di molte cose tutte insieme, è davvero un’impresa.
Però, leggendo tra le pagine, ho compreso che la calma è prima di tutto una scelta del cuore. Che poi diventa scelta di vita. Saper rallentare il ritmo significa fare un uso del tempo significativo e non intensivo. Ovvero, non riempirlo fino a non avere nemmeno un secondo libero, bensì dilatarlo scegliendo quelle esperienze che riempiono di senso e significato la nostra vita.
Il tuo bambino, probabilmente, non voleva mettere al centro delle sue parole la tua rabbia bensì il suo bisogno di coccole e lentezza, al momento del mattino. Il risveglio, da noi genitori, viene spesso trasformato in una corsa a ostacoli. Svegliamo i bambini all’ultimo momento e poi si corre senza sosta per non fare ritardo.
Forse conviene cambiare tattica: ovvero andare a letto prima la sera, svegliarsi con calma al mattino per dedicarsi un tempo di relazione fatto di coccole, lentezza e sorrisi. Detta così, sembra una missione impossibile. Ma tu prova a sperimentarla. E coinvolgi anche il papà. Poi scrivici e facci sapere come è andata.