Grazie alla segnalazione di un conoscente, ho scoperto che mio figlio tredicenne è follower attivo di una pagina di “tifosi di calcio”, il cui scopo è lanciare insulti agli arbitri, agli avversari e ai tifosi delle altre squadre. Leggere che cosa mio figlio scrive mi ha sconvolta. Mio marito ha provato a giustificarlo dicendo che nel calcio quel modo di fare è normale. Io mi sono arrabbiata ancora di più: ho tolto il cellulare a mio figlio per una settimana, gli ho fatto cancellare l’iscrizione a quella pagina, a cui invece ho fatto iscrivere mio marito perché controlli che le mie indicazioni non vengano trasgredite. Sono triste e confusa.
LUISA
Cara Luisa, hai fatto bene a intervenire. L’on line purtroppo oggigiorno è popolato da una miriade di persone che lo utilizzano per gli scopi più nefasti. Offendere l’altro, riempirlo di umiliazione e vergogna. È il fenomeno degli haters, che scaricano nel Web rabbia e aggressività, spesso utilizzando la complicità di siti e pagine come quella frequentata da tuo figlio. Il tifo calcistico è diventato uno dei più potenti catalizzatori di queste emozioni sregolate e potentissime e molti follower di siti e pagine a esso dedicate hanno un comportamento che indigna. Hai fatto bene a mettere limiti nella vita on line del tuo ragazzo e a richiamare tuo marito a presidiare una posizione educativa che oggi è oltremodo necessaria nella vita dei nostri figli. Farei notare ai padri che dire che è “normale” che il tifo calcistico arrivi a livelli così estremi significa giustificare quel livello di inciviltà e pericolosità tipica di alcuni sottogruppi di “estremisti del tifo” che hanno conquistato l’attenzione della cronaca per episodi disgustosi di razzismo, inciviltà, a volte addirittura vera e propria criminalità. Consiglio a tutti – genitori, educatori e adolescenti – di leggere l’interessantissimo saggio di Matteo Grandi intitolato Far Web (Rizzoli), in cui approfondisce il lato oscuro dei social che si alimenta di odio, bufale e bullismo. Un libro che aiuta a comprendere come un uso distorto del Web lo trasformi, purtroppo, in un vero e proprio “Far West”, nel quale però non esistono sceriffi e controllori dell’ordine pubblico. E trovo utile far leggere ai giovani un romanzo come Cyberbugie di C. Wang (Il Castoro), la cui storia connotata dalla mancanza di regole nel Web e dall’azione nefasta degli haters – ovvero degli odiatori on line – è emozionante come un thriller, ma fa anche pensare. Ha fatto bene il tuo conoscente a segnalarti il comportamento estremo di tuo figlio e fai bene tu, come genitore, a ripristinare il senso dell’ordine e delle regole, che anche nella socializzazione virtuale non possono mai venire meno.