Mio figlio, che l’anno prossimo andrà alle scuole superiori, ha fatto uso frequente di siti pornografici nell’ultimo anno. Come mamma gli ho detto che disapprovo in pieno questa sua abitudine. Purtroppo non ho potuto contare sull’intervento educativo del papà, perché anche lui a volte si rifugia nella pornografia con il suo tablet. Come mamma, moglie e donna mi sento turbata e impotente di fronte a questo problema. Cosa si può fare?
CARMELA
— Gentile Carmela, immagino quanto sia difficile per te decidere di intervenire per mettere un limite a un problema così serio e che ultimamente ha proporzioni epidemiche nella vita dei giovanissimi. Ma anche in quella dei loro papà, proprio come succede a casa tua. Di recente ho letto Maschi in difficoltà. Perché il digitale crea sempre più problemi alla nuova generazione e come aiutarla di Zimbardo e Coulombe (Franco Angeli) e mi ha colpito. Gli autori approfondiscono il tema della fragilità con cui i giovani maschi accedono alla costruzione della propria identità di genere e, utilizzando dati di ricerca ed elementi tratti dalle recenti scoperte effettuate dalle neuroscienze, identificano due fattori di rischio principali alla base di tale vulnerabilità: il tempo esponenziale trascorso nell’intrattenimento proposto dai videogiochi e la dipendenza crescente con cui la pornografia uncina i giovani maschi, danneggiandone le attitudini e i futuri comportamenti nell’area della sessualità. Nel leggere i molti dati e i numerosi casi clinici, c’è davvero da parlare di emergenza educativa. Prima di intervenire con tuo figlio, Carmela, è cruciale che tuo marito impari ad autoregolare e porre uno stop alle sue navigazioni pornografiche. Solo così il messaggio educativo che poi proporrete a vostro figlio potrà essere coerente e realistico. Il papà deve sentire che è fondamentale in questo ambito essere di esempio. La pornografia fornisce un’eccitazione immediata, ma svuota la sessualità di ogni significato emozionale e relazionale. La trasforma in un’attività orientata unicamente alla ricerca di un piacere immediato dove l’altro non è un soggetto da amare, bensì un oggetto da usare. Noi padri abbiamo il dovere di condurre una vita “pornfree”, così da testimoniare ai nostri figli che, pur di fronte a un’offerta sempre più smisurata e accessibile di materiale vietato ai minori, siamo in grado di gestire la nostra sessualità orientandola a valori e significati che non rispondono a principi puramente pulsionali e istintuali. Leggendo il libro di Zimbardo e Coulombe ci si rende conto, tra l’altro, che la pornografia uccide anche la salute sessuale degli uomini. Fai bene a preoccuparti per tuo figlio, cara Carmela, ma il primo intervento da fare è quello con tuo marito.