Ho invitato a cena nostro figlio, nostra nuora e i miei tre nipoti. A un tratto mio figlio ha insultato pesantemente mio nipote di quattordici anni, chiamandolo «inetto, fr**io, deficiente». Il minore abbassava il capo e non parlava, sua madre non interveniva, allora io mi sono messa di urlare: «Non ti permetto di trattare così tuo figlio in casa mia!». Lui ha lasciato il piatto, è uscito bestemmiando e da allora non si è fatto più vivo, anche se l’ho chiamato e io non mi do pace... Che fare? RENATA
— Sono pienamente d’accordo, cara Renata, che tuo figlio, invitato a cena con moglie e tre figli maschi (ben cinque persone), non può comportarsi come ha fatto, cioè da genitore insensato e maltrattante riguardo a un figlio quattordicenne. Ti confido però che all’inizio della tua lettera ho pensato che tu fossi vedova, e invece viene poi fuori che tuo marito c’era, eccome.
Proviamo a ricostruire la scena: siete tutti a tavola, la famiglia del vostro unico figlio ha accettato l’invito per la cena domenicale e tu – racconti – hai cucinato bene e abbondante, perché ci tieni. Ma sul più bello il figlio-genitore “insulta pesantemente” suo figlio. Sembra un fulmine a ciel sereno: alle parolacce inqualificabili del padre, il ragazzo china la testa e tace, tua nuora china la testa proprio come il figlio e tace. Ma tace anche il padrone di casa, tuo marito. Tacciono anche gli altri figli. C’è uno solo che crede di avere diritto di parola, non solo rovinando la propria immagine di figlio e di padre, ma anche la tua bella tavola, preparata con tanto amore.
Allora tu osi mettere i confini: con grande dignità proclami che in casa tua non è permesso trattare in maniera così cattiva un figlio. Ripeto: hai fatto benissimo, hai messo confini sacri, potevi farlo senza urlare, è vero. Sarebbe stato più solenne, più incisivo. Hai pensato di dover agire perché nessuno parlava e si stava perpetrando un’ingiustizia: gli insulti a un figlio, insulti che non solo non hanno mai educato nessuno, ma che rendono vana ogni intenzione educativa.
E ti sei sentita sola, hai pagato cara la tua delimitazione di confini: il figlio-padre se ne va in malo modo e non risponde più alle tue chiamate. Ma perché gli altri sono stati zitti? Forse hanno pensato che era inutile, che avrebbe solo peggiorato le cose. E invece non è vero; quando infatti questo figlio si crede di potere intimidire chi vuole e come vuole, dirgli che non gli è consentito a casa vostra è un atto d’amore e di speranza. E anche un vero atto materno! Forse vostro figlio lo sa, nel fondo del suo cuore. Abbi fiducia