Mio padre critica di continuo lo stile educativo che abbiamo improntato nella vita dei nostri bambini. Dice che è troppo “morbido”, che i bambini sono spesso capricciosi e che lui userebbe un approccio molto più rigoroso per non farli diventare due pappamolle.
Io nelle sue parole ritrovo davvero il padre che mi ha cresciuto, inflessibile, tutto d’un pezzo. Però, ora che sono adulta, sento che volutamente mi sono discostata dal suo modo di crescere i figli perché l’ho trovato troppo rigido e severo. Quante lacrime ho pianto per via dei suoi castighi. Quanti “no” mi sono stati detti che tuttora come adulta non riesco a comprendere.
Vorrei spiegargli che la sua rigidità, che per lui è un valore, per me è stata causa di dolore, ma so già che non mi capirebbe e che anzi mi prenderebbe in giro, definendo anche me una mamma pappamolle. Vorrei solo che non fosse così giudicante con il metodo educativo mio e di mio marito, perché ogni volta lo trovo davvero svalutante e mi fa sentire nuovamente come quella bambina che da piccola sbagliava sempre e doveva essere redarguita e messa in punizione.
VIOLETTA
Risposta di Alberto Pellai
– Cara Violetta, hai scritto una mail molto profonda, che a tratti mi ha anche commosso. Riconosco nelle tue parole le vicende di una figlia di un padre molto severo, che tuttora cerca di esercitare la propria influenza sulla tua vita di adulta. Certamente il tuo papà ti ha voluto molto bene, ma ora è tempo che ti lasci piena autonomia nel decidere che genitore vuoi essere con i tuoi figli.
Soprattutto, se vuole esserti di aiuto, non dovrebbe mai farti sentire giudicata e avere un’attitudine svalutante nei tuoi confronti. A me pare che il suo modo di affrontare le situazioni in cui lui non si ritrova e non ritrova i suoi principi, sia quello di definire sbagliato chi non li mette in atto. Non fornisce reali motivazioni a sostegno del suo approccio se non quello in base al quale “si deve fare come dice lui”.
Tu, invece, stai cercando di creare nuovi “copioni educativi”, anche rileggendo la storia da cui provieni e cercando di evitare ai tuoi figli di ripetere ciò che ti ha fatto stare male quando eri bambina. Ti consiglio di leggere Non sarò la tua copia di D. Novara (Bur edizioni), un bel libro dove il famoso psicopedagogista aiuta a comprendere quali sono le impronte provenienti dalla nostra vita di bambini che rimangono vive dentro di noi, una volta adulti. Alcune sono positive e ci orientano nelle nostre scelte educative.
Ma altre agiscono come scorie emotive che rimettono sulla scena aspetti di cui vorremmo liberarci senza però riuscirci. È un libro che potresti far leggere anche al tuo papà.