In fatto di politiche per l'accoglienza degli immigrati, l'Italia è fra i Paesi più virtuosi. A dichiararlo è il Mipex 2015 (Migrant integration policy index), ovvero lo studio di Fondazione Ismu, Cidob e Migration policy group che mette a confronto le politiche di 28 Paesi in materia di immigrazione e integrazione. Presentato all'Università degli studi Milano Bicocca, il rapporto, giunto alla quarta edizione, analizza e compara le pratiche e i comportamenti dei Paesi dell'Unione europea, più Australia, Canada, Stati Uniti, Islanda, Giappone, Turchia, Norvegia, Nuova Zelanda, Svizzera e Corea del Sud. L'analisi riguarda vari ambiti, dai ricongiungimenti familiari al mercato del lavoro, dall'assistenza sanitaria alla partecipazione politica.
L'Italia risulta eccellente prima di tutto nella tutela della salute, grazie all'assistenza garantita dalle strutture sanitarie. Ottimi voti anche per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari; positivi risultano pure i dati relativi alla residenza di lungo periodo, tradizionale punto di forza del nostro Paese: gli immigrati tendono a restare più a lungo e a radicarsi sul territorio italiano, avviando dunque un processo di stabilizzazione e di integrazione che può essere visto come il primo passo del percorso che conduce all'acquisizione della cittadinanza.
L'accesso al mercato del lavoro, invece, risulta ancora difficile per gli immigrati in Italia, un dato del resto comune a molti altri Paesi. E' vero che negli ultimi anni non sono mancati gli sforzi per favorire l'inserimento lavorativo degli immigrati. Ma sono ancora numerosi i giovani stranieri che non sono occupati in alcuna attività di studio o di lavoro; per quanto riguarda gli immigrati occupati, in Italia continuano a svolgere mestieri molto al di sotto dei loro livelli di studio e formazione.
Il nostro Paese registra ancora un grave ritardo in materia di istruzione - la scarsa capacità di combattere la dispersione scolastica -, di antidiscriminazione, così come di partecipazione politica: se è vero che esistono spazi per gli organi consultivi delle comunità straniere, a pesare sul dato negativo dell'analisi è la mancanza del diritto di voto agli immigrati.