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lunedì 17 marzo 2025
 
Economia sociale
 
Credere

Miriam Giovanzana, la donna che di mestiere varca i confini

28/02/2019  Per la responsabile dell’editrice Terre di Mezzo la vita è come l’esodo: «Attraversando le “terre di nessuno” ci si scopre fratelli». E in questo cammino «la Chiesa invita a mettere gli ultimi al centro»

Miriam Giovanzana, 57 anni, milanese, è tra le “anime” di un’esperienza che, nata in sordina nel 2004, è oggi un punto di riferimento per il mondo dell’economia sociale, del consumo critico, della sostenibilità: la fiera Fa’ la cosa giusta! Si tratta, in realtà, solo del progetto più noto tra quelli promossi da Terre di mezzo, casa editrice nata nel 1994, di cui Giovanzana è tra i fondatori nonché attuale direttrice. L’abbiamo incontrata alla vigilia della 16ª edizione della Fiera (Milano City, 8-10 marzo), incuriositi dal riuscitissimo mix tra un’esperienza imprenditoriale assolutamente laica e un percorso personale nutrito da una convinta scelta religiosa, anche se mai ostentata.

Giovanzana, ci racconta anzitutto qual è stato il suo percorso di fede?

«La fede, io e mio fratello, l’abbiamo respirata in casa. Poi, come ogni figlio, abbiamo dovuto trovare la nostra strada. Mi rendo conto che da sempre mi affascinano i confini, lì dove si comincia a vedere oltre, e dove spesso si può contare solo sull’essenziale. Sono stupefatta dalla grandezza dell’uomo e dalla miseria in cui riesce a perdersi, smarrendo il volto del Padre di tutti. Per me la vita è come il viaggio dell’esodo: Dio ti porta lì perché tu conosca il tuo cuore, e ti si rivela così, in un’intimità che cresce».

C’è un legame, per quanto implicito, tra quanto ha appena detto e l’avventura di Terre di mezzo?

«Terre di mezzo, che in origine era un mensile venduto sulle strade, è un modo di fare informazione che si concentra sullo sguardo: nelle terre di mezzo, come nelle strisce di terra ai confini di due nazioni, nessuno è padrone, si è tutti stranieri e pellegrini. E lo spaesamento che ne nasce è un’occasione feconda per lasciare cadere le barriere e scoprirsi fratelli. Quel che ne viene apre squarci sulla terra promessa».

Fa’ la cosa giusta! è ormai un evento “universale” e non avrebbe senso tentare catalogazioni o mettere cappelli... La sensazione però è che in fiera si ritrovino tanti temi oggi al centro del pensiero sociale della Chiesa...

«Da tempo penso che il pensiero sociale della Chiesa, soprattutto nel magistero papale, è tra quelli più capace di abbracciare la realtà, e i sogni, a 360 gradi: dalla giustizia al lavoro, dall’ambiente al senso dell’esistenza e quindi della felicità, questa sì universale. Il grande problema che abbiamo di fronte, infatti, non è chi viene prima, ma come pensare un futuro per tutti. Perché altrimenti sarà sempre un po’ casuale chi può stare prima, e oltretutto vediamo che la fila degli ultimi si fa sempre più lunga. Rimettere al centro gli ultimi è garanzia di uno sviluppo umano e duraturo per tutti: è quanto la Chiesa, alla sequela di Gesù, ripete da sempre, con più o meno coerenza e capacità di visione dei suoi membri, che poi siamo tutti noi».

Si può dire che la fiera sia diventata (anche) un laboratorio di dialogo tra laici e credenti?

«Fin dall’inizio abbiamo pensato Fa’ la cosa giusta! come un luogo di incontro d’intuizioni diverse, per conoscersi e stimarsi a vicenda, per scoprire i propri limiti e superarli. Come nelle fiere di paese di un tempo, quando si scambiavano informazioni e merci, si parlava del futuro e qualche volta si combinavano anche matrimoni... Forse però la distinzione tra laici e credenti non dice più chi siamo: il cardinal Carlo Maria Martini parlava dell’incredulo che abita in ognuno di noi. Siamo chiamati a contemplare con rispetto il credente che c’è negli altri, e a riconoscere umilmente che diventa un essenziale punto di riferimento per il nostro cammino alla scoperta del volto del Padre».

Terre di mezzo ha accompagnato, e in qualche misura favorito, l’esplosione del fenomeno dei cammini fino a diventare, in questo ambito, l’editore di riferimento a livello italiano. Come è successo che un editore laico abbia saputo intercettare un fenomeno con profonde radici religiose?

«Il cammino è metafora potente del tempo, anche ecclesiale, che stiamo vivendo. Santiago de Compostela ne è il paradigma più evidente. Il nostro primo libro dedicato al tema è uscito giusto vent’anni fa. Negli anni Settanta il grande pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo Giacomo era praticamente scomparso: meno di duemila persone all’anno arrivavano a piedi a Santiago. Nel 2018 sono state oltre 300 mila, da tutto il mondo. Un fiume di gente che rimette i piedi sulle antiche strade di pellegrinaggio, e lì incrocia le grandi narrazioni della fede. Per noi il Cammino di Santiago è stato da subito una terra di mezzo, incrocio di tradizione e modernità, fede e laicità. Il cammino è indubbiamente un pellegrinaggio, ma la strada appartiene a tutti. La bellezza è ovunque: nei paesaggi, nell’esperienza dell’ospitalità gratuita, di una benedizione ricevuta, di un incontro. E sono rinate ospitalità a offerta libera, tenute da religiosi e volontari. Spesso però le chiese sono chiuse, e alcuni antichi ospitali sono diventati alberghi superlusso. Questo è il nostro tempo: il luogo dell’incontro non è più il tempio».

Dentro al catalogo dei Cammini è nata da poco la collana dei Percorsi spirituali: avete deciso di sfidare le case editrici cattoliche sul loro terreno?

«Il grande successo dei cammini non deve far dimenticare la loro origine. Penso alla Francigena, che rischia di diventare soprattutto un cammino turistico, se è vero che il tratto più percorso è quello della Toscana, non quello che arriva a Roma, sulla tomba dell’apostolo Pietro. Tra i compiti di un editore come il nostro c’è anche quello di aiutare a custodire il senso originario di ogni cammino. Per questo abbiamo avviato una collana dedicata a percorsi in cui la dimensione spirituale è ancora preponderante: abbiamo iniziato con Il cammino di sant’Ignazio, che ripercorre il viaggio dell’illuminazione di Ignazio, il fondatore della Compagnia di Gesù, da Loyola a Manresa, alle porte di Barcellona. Il secondo titolo è la Guida al Cammino di Sant’Antonio, da Padova a La Verna, in compagnia di due maestri come Francesco d’Assisi e, appunto, Antonio. Grandi santi, grandi cammini!».

TERRE DI MEZZO. I LIBRI E "FA’ LA COSA GIUSTA!"

Terre di mezzo si autodefinisce «un piccolo universo in cui abitano tanti mondi». Dal giornale di strada, fondato nel 1994, negli anni sono nati la redazione Libri, l’associazione di volontariato Insieme nelle Terre di Mezzo onlus, e il settore Eventi, che organizza la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili Fa’ la cosa giusta! Terre di mezzo Editore pubblica 45 novità l’anno. Le guide della collana Percorsi sono bestseller fra i camminatori.

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