Accompagnato dall’inseparabile
sorella Carolina,
Mirko Casadei è venuto
a trovarci nella redazione
di Famiglia Cristiana. Fa
un certo effetto vederli
solo in due. Tre anni fa li
avevamo lasciati nel loro
“Recinto” di Gatteo a Mare, come lo
chiama il patriarca Raoul, con il resto
della “tribù”.
Sì, perché i Casadei vivono tutti
insieme in un bellissimo spazio immerso
nel verde in cui ciascuna delle
famiglie ha un proprio appartamento,
ma poi ci si ritrova tutti insieme attorno
alla tavola a gustare le prelibatezze
preparate da mamma Pina, sopraffina cuoca napoletana. Da allora,
un po’ di cose sono cambiate.
La più importante è avvenuta due
anni fa, quando la figlia di Mirko, Asia,
ha reso lui nonno (e quindi Raoul bisnonno)
di una bambina, Noa, ad appena
41 anni. A livello professionale,
invece, Mirko, che da molti anni ha
raccolto dal padre l’eredità dell’Orchestra
Casadei, è tornato a incidere
un album, SociaLiscio, anticipato da
un singolo molto particolare, scritto
da lui: Ad chi sit è ol?. «In dialetto
romagnolo significa “Di chi sei figlio?”
ed è un modo di dire dei nostri nonni
quando incontravano qualcuno non
del posto e volevano sapere chi era
e che cosa era venuto a fare», spiega
Mirko. «Una domanda che esprime
bene la diffidenza che oggi noi italiani
proviamo verso i migranti». Nel testo
si descrive l’arrivo in un paesino di un
giovane immigrato che alla domanda
risponde: «Sono figlio della mia terra,
vengo dall’Africa. Fratello della fame e
mia sorella è la povertà». La gente gli
apre le porte: «Non so di chi sei figlio,
ma sei mio fratello. Balla, riballa, riballa
che il mondo è bello. Entra in casa
mia. Qui c’è il vino buono».
Puro stile Casadei, insomma, fatto
di allegria, ottimismo e speranza. Ma
nella realtà come vanno le cose? «Da
noi la gente è abituata a essere ospitale.
In un paese dell’entroterra a cui
sono stati assegnati alcuni profughi
ho visto grandi esempi di accoglienza.
Ovviamente, non tutti i migranti che
arrivano sono dei santi e quindi accanto
all’ospitalità c’è anche l’irritazione
verso chi non si comporta bene».
Proprio nelle spiagge romagnole
negli anni Ottanta fu coniato il termine
vu cumprà per nominare i primi
venditori ambulanti che arrivavano
dall’Africa. «Ci sono ancora, anche se
sono diminuiti perché ora ci sono più
controlli per tutelare giustamente i
commercianti che lavorano in regola,
mentre loro sono sfruttati dal racket.
Quasi sempre sono bravi ragazzi che
in genere in estate vengono nelle nostre
spiagge per pagarsi gli studi, anche
in altri Paesi d’Europa».
L’apertura verso chi arriva da lontano
Mirko non si limita a cantarla.
Uno dei pilastri della sua orchestra è
infatti il trombettista brasiliano Gil.
«È arrivato in Germania giovanissimo
da clandestino. Ha girovagato un
po’ finché l’abbiamo preso noi. Da
poco ha avuto una bambina da una
ragazza italiana».
Con la sua orchestra, Mirko gira
tutto il mondo, dall’America all’Australia:
«Ricordo un concerto all’Avana
insieme a un gruppo cubano. Dopo
pochi minuti, sotto il palco vedevo
la gente che faceva alla perfezione il
“cavallina” e la “saltata”, i passi tipici
del liscio». Chissà se questo ballo potrebbe
piacere anche a papa Francesco,
grande estimatore del tango. «Credo
proprio di sì, perché il liscio, come il
tango nasce per esprimere i sentimenti
e unire le persone. Tra l’altro,
abbiamo suonato anche in Argentina,
a Mendoza. Ma Bergoglio ancora non
era Papa».
Quest’estate, però, l’Orchestra
Casadei si limiterà a fare su e giù per
l’Italia («il liscio ormai unisce tutto
il nostro Paese, tanto che abbiamo
più successo in Sicilia che in
Romagna», rivela Mirko) anche se il
momento clou si vivrà a due passi da
casa, a Cervia e a Rimini, dove il 21 e il
23 luglio ci sarà “La notte del liscio”:
una festa che riunirà artisti da tutto il
mondo, anche di provenienze diverse,
dal rapper Frankie Hi-Nrg Mc a Goran
Bregovic. Ma soprattutto sarà l’occasione
per rivedere sul palco dopo 36
anni Raoul Casadei con i membri storici
della sua mitica Orchestra Spettacolo.
«Papà a quasi 79 anni è sempre
carico come una molla. Oltre a badare
all’orto, ai polli e alle galline, corre regolarmente
e fa sempre delle lunghe
nuotate da solo, al largo. Quando andiamo
a suonare, anche nei paesini più
sperduti, spessissimo mi sento dire
dalla gente del posto: “Qui c’è stato
pure tuo padre con la sua Orchestra
tanti anni fa”».
I due figli di Mirko si chiamano
Asia e Kim, due nomi esotici, da romanzi
d’avventura. «No, la spiegazione
è molto più semplice. Kim è il
nome di un bambino italo-svizzero
che ho conosciuto all’asilo e che è
diventato il mio migliore amico durante
l’infanzia; Asia invece è legato
al periodo in cui facevo l’animatore
sulle navi con mia sorella Carolina.
Ogni anno ritrovavo due nonni con
una nipotina meravigliosa che, appena
mi vedeva, si attaccava alle mie
gambe. Ho scoperto poi che erano i
genitori del cantante Paolo Belli, con
cui poi sono diventato amico e che
la bambina era sua figlia Asia. L’ho
rivista di recente ed è diventata una
ragazza bellissima».
Anche la nipotina di Mirko, Noa,
ha un nome non proprio comune. «La
verità è che ci piacciono i nomi brevi.
Lei mi chiama già “nonno”, ma questo
mi fa sentire più giovane perché in
realtà è come se fossi diventato padre
un’altra volta. Sono perdutamente innamorato
di lei: quando arrivo a casa,
a qualsiasi ora della notte, la prima
cosa che faccio è andare a vedere se
dorme, come facevo con i miei figli».
In queste parole sembra di sentire
l’eco di una vecchia canzone scritta da
papà Raoul, Tavola grande: «Sapessi
com’è bello verso sera, tornare dopo
una giornata dura... Spio nella finestra
illuminata, c’è tutta la famiglia
riunita. Tavola grande, tavola grande,
la mia famiglia è la più bella del mondo». «È proprio così», conferma Mirko.
«Noi abbiamo sempre cantato la famiglia
perché è ciò che ci dà più gioia».
Quando ci salutiamo, si vede che non
vede l’ora di salire in macchina per
tornare presto nel “recinto” e riunirsi
al resto della “tribù” Casadei.