Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 17 gennaio 2025
 
 

Moby Prince, 25 anni di lotta per la verità

10/04/2016  Ecco l’intervento di Luchino Chessa, che insieme al fratello Angelo in tutti questi anni non ha mai smesso di chiedere e di cercare la verità su questo ennesimo “mistero d’Italia”. Angelo e Luchino nella tragedia persero il padre, Ugo Chessa, comandante del traghetto, e la madre, anche lei a bordo.

Eccoci al 25° anniversario della strage del Moby Prince. Sono passati 25 anni, un quarto di secolo, una generazione. Venticinque anni alla ricerca di una verità perché quella ufficiale uscita dai tribunali non ci basta, anzi... Una verità, quella ufficiale, costruita per mettere una pietra tombale sulla vicenda del Moby Prince: nebbia, velocità del traghetto, superficialità e disattenzione del comando, morte repentina di tutti, passeggeri e membri dell'equipaggio del traghetto.

Luchino Chessa.
Luchino Chessa.

Una verità di comodo che lascia fuori tante responsabilità, a partire da quelle della Capitaneria di porto di Livorno che avrebbe dovuto coordinare i soccorsi. Una verità che banalizza tutto come un semplice incidente e che non tiene conto di tanti aspetti mai chiariti: la posizione e la direzione e lo stato a bordo della petroliera prima della collisione, la rotta del Moby Prince, il traffico di navi militari e militarizzate americane nella rada di Livorno, gli atti di manomissione compiuti sul traghetto sotto sequestro, come la rimozione dei registri delle eliche e l'orologio in sala macchina, la mancanza di tracciati radar e di immagini satellitari che già da anni avrebbero messo un punto fermo sulla posizione e la rotta della petroliera e del traghetto, e quindi sulla reale dinamica della collisione. Tanti, troppi punti oscuri... era più facile chiudere dipingendo la storia come un banale incidente.

Ma noi familiari delle vittime non ci stiamo, e se dopo 25 anni siamo ancora qui a lottare è perché vogliamo sapere a tutti i costi il perché i nostri cari sono morti, perché nessuno ha cercato di soccorrerli mentre consumavano le ultime ore della loro vita in un’agonia atroce, chi ha fatto di tutto perché la verità non venisse fuori.

Angelo Chessa, fratello di Luchino e figlio del comandante del Moby Prince, Ugo, perito nella tragedia insieme alla moglie.
Angelo Chessa, fratello di Luchino e figlio del comandante del Moby Prince, Ugo, perito nella tragedia insieme alla moglie.

Moby Prince, 25 anni di lotta per a verità, ma forse la verità è più vicina. L'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul Moby Prince è un fatto unico e speciale, in un momento particolare del Paese; maggiore sensibilità e vicinanza delle Istituzioni, a partire dai Presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e di recente anche dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, fino ai Governatori di molte regioni italiane e ai sindaci e consigli di numerosi comuni italiani, la vicinanza espressa in queste ore dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Loris Rispoli, presidente dell'altra associazione nata fra i familiari delle vittime: il "Comitato Moby Prince 140" (140 sono le vittime della tragedia su 141 passeggeri a bordo).
Loris Rispoli, presidente dell'altra associazione nata fra i familiari delle vittime: il "Comitato Moby Prince 140" (140 sono le vittime della tragedia su 141 passeggeri a bordo).

Un progressivo esponenziale diffondersi di testimonianza dei cittadini che si avvicinano alla vicenda e che contribuiscono a divulgare e a sensibilizzare l'opinione pubblica. La vicinanza dei giornalisti della carta stampata, delle televisioni, dei siti web che seguono la vicenda con una sensibilità particolare. In questo panorama non poteva non nascere e lavorare la commissione di inchiesta, il cui presidente, senatore Silvio Lai, ha sicuramente un compito non facile, riprendere il filo di una matassa intricata.

Ma dal lavoro fatto fino a questo momento e dalle sue parole traspare la determinazione di tutta la Commissione di andare fino in fondo, di non accettare la verità processuale, di intraprendere strade inesplorate.

Per noi familiari delle vittime la commissione di inchiesta è l'ultima spiaggia per chiudere un capitolo indegno della storia italiana e per dare giustizia ai nostri cari. In ogni caso non ci fermeremo mai, e se non noi, continueranno i nostri figli e i nostri nipoti. La verità prima di tutto!

Luchino Chessa è tra i fondatori dell'Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo