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domenica 28 maggio 2023
 
Molestie sul treno
 

Garantiamo ai nostri figli un mondo sicuro. E lo Stato faccia la sua parte

06/06/2022  Dobbiamo permettere ai ragazzi di continuare a desiderare di uscire, incontrare i coetanei e vivere esperienze adatte ai loro bisogno di crescita. Questo volevano fare le amiche che sono state vittime dei reati sul treno del 2 giugno. Ora meritano giustizia e cure per il trauma subito (A. Pellai)

I fatti occorsi sul treno che viaggiava tra Peschiera del Garda e Desenzano, il pomeriggio del 2 giugno, da giorni fanno parlare l’intera nazione. Ragazze minorenni che tornano da un giorno di festa si trovano intrappolate in vagoni ferroviari sovraffollati da giovanissimi provenienti da un rave party che le molestano e le rendono oggetto di violenze fisiche e verbali. Sono notizie così che lasciano noi genitori completamente impotenti e spaventati. Sono notizie così che ci fanno temere che ogni volta che un nostro figlio esce di casa per fare qualsiasi cosa, gli possa succedere qualcosa. Percepiamo il mondo come pericoloso e trasmettiamo ai nostri figli l’idea che ogni passo fuori di casa possa metterli a confronto con un rischio difficile da gestire.

In effetti, questo è proprio ciò che è successo alle ragazze che si sono trovate, loro malgrado, su un treno in cui avrebbero dovuto viaggiare sicure e invece si è trasformato in una gabbia che le ha esposte alle azioni criminali di soggetti che hanno agito senza alcun rispetto della legge dello stato, ma anche della legge della convivenza civile, del riconoscimento dei confini corporei “dell’altro da te”. In questi fatti ci sono varie emergenze che i media stanno facendo emergere. Da una parte la mancanza di un adeguato controllo delle territorio, in termini di pubblica sicurezza. I molestatori probabilmente provenivano tutti da un rave party illegale che ha radunato centinaia (forse migliaia) di giovanissimi da varie provincie lombarde. L’evento era stato segnalato – così viene riferito – alle forze di pubblica sicurezza ma ciò nonostante è potuto avvenire, senza che nessuno lo fermasse. I giovani partecipanti, probabilmente sotto l’effetto di sostanze psicotrope, dopo aver lasciato il rave party hanno potuto riversarsi su mezzi pubblici senza alcun genere di controllo, di protezione per chi su quel treno viaggiava per altri motivi e provenendo da esperienze ben differenti.

Credo che questo “lasciare che le cose avvengano”, questo permettere che chi è “nel mondo fuori” percepisca una totale mancanza di confini e controlli che lascia agire indisturbato chi non ha ancora compreso quali sono le regole di una società civile, produca un effetto nefasto per tutti noi. Si genera nella collettività la percezione di un rischio inevitabile e incontrollabile che può lasciarti in balia di ogni pericolo, proprio come è successo alle ragazze sul treno, il 2 giugno. Quindi, come genitori, ci troviamo costretti a ridurre gli spazi di autonomia e libertà ai nostri figli minorenni, dicendo loro “Lo vedi che cosa brutte rischi se esci fuori nel mondo?”.

I nostri figli crescono sentendosi raccontare che il mondo fuori offre più rischi che opportunità e alla fine accettano di essere sempre “scortati” dagli adulti quando escono (quanti tra noi genitori sono “tassisti di famiglia” come secondo mestiere?). Inoltre, questo genere di eventi e le relative narrazioni mediatiche che ne derivano, spingono sempre più a credere che è meglio divertirsi e aggregarsi in contesti sicuri e protetti, dove non c’è in gioco l’incolumità fisica. Così la vita virtuale diventa un’ottima e sempre più attraente e giustificata alternativa alla vita reale e in presenza.

Difficile dire che cosa servirebbe. Certo, il mondo deve essere percepito un posto sicuro da chi cresce. Cose come quelle successo sul treno  lo fanno invece percepire come un inferno e fanno sentire tutti vulnerabili. Col senno di poi, ci sono molte lezioni che si possono imparare riflettendo su tutto ciò che non ha funzionato quel maledetto pomeriggio: il rave avrebbe dovuto essere bloccato ancora prima del suo inizio, il treno avrebbe dovuto essere presidiato da persona capaci di garantire la sicurezza per tutti su un mezzo di trasporto pubblico, branchi di persone che si muovono in un territorio in evidente stato di alterazione mentale dovrebbero essere fermate e identificate prima di aver commesso un reato e non dopo.

A noi genitori resta il difficile compito di permettere ai nostri figli di avere sempre il desiderio di uscire nel mondo fuori, incontrare i loro amici e vivere esperienze di animazione, aggregazione e divertimento adatte ai loro bisogno di crescita. È questo che volevano fare le ragazze che sono state vittime dei reati che hanno denunciato. A loro deve essere garantita giustizia e terapia adeguata per il trauma subito. A tutti i nostri figli deve essere garantito un mondo sicuro in grado di accogliere i loro bisogni di crescita. Perché questo accada, noi genitori abbiamo però bisogno che anche lo Stato faccia la sua parte.

 
 
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