«Alle 19.30 del 23 luglio mi trovavo in Karlsplatz e ho visto un gruppo di turisti spagnoli fuggire terrorizzati. Sulla scala mobile della metropolitana ho avuto l’impressione di vedere una persona ferita. La polizia mi ha intimato di allontanarmi subito e di andare via altrimenti mi sarei avvicinato. È stata una questione di pochi secondi. Ho avuto la netta impressione che anche in centro fosse successo qualcosa di grave anche se nessuno ci dava notizie». Questa la testimonianza in presa diretta di don Gino Levorato, sacerdote paolino che vive a Monaco di Baviera, su quello che sta accadendo nella città tedesca dove nel pomeriggio di venerdì intorno alle 17.52 c’è stata una sparatoria al centro commerciale «Olympia» nel quartiere Moosach, l’ex villaggio Olimpico dei Giochi del 1972, con sei morti già accertati.
«Poco prima ero in Odeonsplatz, in centro, intorno alle 19 per incontrare alcuni amici italiani», continua don Gino. «Poi mi sono spostato in Karlsplatz e quando sono andato a prendere la metropolitana per tornare a casa era tutto bloccato. Anche tram e autobus erano fermi, ho cercato un taxi ma il traffico era andato in tilt e non si trovava nulla. La polizia ci inseguiva per dire di non stare in mezzo alla strada perché era pericoloso e di andare al chiuso forse per evitare di essere presi in ostaggio da qualche attentatore. Nel frattempo ha cominciato a piovere e sono andato a comprare un ombrello. Tutti i negozi però erano chiusi, credo su ordine delle forze dell’ordine, per evitare che gli attentatori entrassero in qualche locale e prendessero in ostaggio alcune persone. La mia impressione comunque è che sia successo qualcosa anche in centro».
La tv N24, prima, aveva parlato di una seconda sparatoria proprio nella Karlsplatz di Monaco ma i vigili del fuoco e la polizia hanno smentito la notizia. «In questo momento c’è un clima di paura e il coprifuoco», aggiunge don Gino, «mentre tornavo a casa attraverso vie laterali ho visto poche persone in giro».
Un'immagine dell'attentatore. Foto Ansa.
A sparare, come annunciato nella notte tra il 23 e il 24 luglio dalla polizia, è stato un
tedesco-iraniano di 18 anni. Ha compiuto una strage per "rabbia e follia": l'Isis, hanno precisato le forze dell'ordine tedesche, "non c'entra". Il killer, con doppia cittadinanza
tedesca e iraniana e da diversi anni residente a Monaco, ha iniziato
a far fuoco con una pistola poco prima delle 18 davanti al fast food. E'
stato inseguito da agenti in borghese e poi, come confermato dal capo
della polizia di Monaco, Hubertus Andrae, si è suicidato a circa un
chilometro dal centro commerciale "Olympia" dove ha completato la
strage.
Le prime informazioni parlavano di un'auto partita a forte
velocità con tre persone a bordo, ma in seguito è stato escluso che
il giovane tedesco-iraniano avesse complici o ci fossero altri due
attentatori. La polizia ha sostenuto che non vi
sono elementi che indichino una matrice islamica dell'attacco o un
"parallelismo" con il recente attacco a colpi di ascia e coltello sul
treno a Wuerzburg, anche se una testimone ha riferito alla Cnn che il
killer, prima di sparare su bambini seduti al tavolo, ha gridato Allah
Akbar.
Intanto, una giornata di lutto nazionale è stata proclamata per oggi, sabato 24 luglio, in
Baviera, in memoria delle vittime dell'attentato. Il
presidente del Land ha dato disposizione che in tutti gli edifici
pubblici vengano esposte bandiere a mezz'asta. Il diciottenne autore della strage di Monaco viveva con i genitori
nella periferia della città a Maxvorstadt, riferisce la Bild aggiungendo
che la casa è stata perquisita intorno alle due della scorsa notte dalla polizia.