Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 20 marzo 2025
 
 

Mondo scuola: la voce dei genitori e delle associazioni

08/05/2014  Il 10 maggio è vicino. Il Papa sta per incontrare il mondo della scuola per ribadire la vicinanza della Chiesa alle agenzie educative. Le attese si fanno stringenti, soprattutto da parte dei genitori. Alcuni di essi (derenti al Faes, all'Agesc e all'Age) ci raccontano umori e aspettative che accompagnano questo momento di grande rilevanza.

La festa del 10 maggio è alle porte. Il Papa incontrerà tutto il mondo della scuola per ribadire la vicinanza della Chiesa alle agenzie educative. Le attese si fanno stringenti, soprattutto da parte dei genitori. Abbiamo interpellato tre famiglie, impegnate con alcune associazioni (Faes, Agesc e Age), per carpire gli umori e le aspettative che accompagnano questo momento di grande rilevanza.

Cosa vi aspettate dalla scuola, in termini di educazione, preparazione, valori e opportunità?
«Per noi la scuola deve essere un ambiente costruttivo dove gli insegnanti aiutano i ragazzi a scoprire le loro potenzialità, capacità e attitudini, aiutandoli a svilupparle», esordiscono Enrico e Sandra Battagliese del Faes (Associazione Famiglia e scuola), milanesi, entrambi avvocati, sposati dal 1994 e genitori di tre figli. «Deve avere attenzione alla persona e favorire la crescita, accompagnando i ragazzi in un percorso condiviso con i genitori. Entrambi, genitori e insegnanti, devono lavorare in sinergia. Per questo è importante poter scegliere la scuola giusta, vista come ambito di sviluppo nelle virtù (lealtà, laboriosità, generosità, ordine), per una crescita integrale. La scuola, oltre a insegnare ai nostri figli un metodo di studio, deve valorizzarne i punti di forza aiutandoli a formarsi un criterio di giudizio e a prendere decisioni libere e responsabili».

«La chiesa italiana deve credere in una scuola vista nella sua interezza (sia pubblica statale sia pubblica paritaria), che offra a ogni bambino le medesime opportunità», precisano Maurizio Nobile (54 anni, bancario) e Michela Schillaci (47 anni , responsabile di processi formativi), di Palermo, membri dell’Agesc (Associazioni Genitori Scuole Cattoliche) con due figli. «Da questa istituzione così importante per lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi ci aspettiamo insegnamenti e conoscenze che conquistino, i valori cristiani dell’onestà, della solidarietà, del rispetto della persona e dell’ambiente. Che dia loro gli strumenti per affrontare senza ansia le insidie della società. Ci aspettiamo che formi i nostri figli come persone, che li accompagni a sviluppare le loro peculiarità, a socializzare, a stringere amicizie e a rendersi indipendenti».

«Per noi le chiavi del successo di una scuola sono semplici: regole sobrie e disciplina, insegnanti qualificati e motivati, migliori libri di testo o strumenti di studio e ricerca», aggiungono convinti Achille Cianchi (45 anni, consulente del lavoro) e Sabrina Casini (44 anni, responsabile amministrativa), iscritti all’Age (Associazione Italiana Genitori), residenti a Vitorchiano (Viterbo) e genitori di due bambini.«Alla Scuola chiediamo di fornire sensibilità adeguate a risvegliare la passione per la conoscenza e strumenti atti ad apprendere con la massima capacità di comprensione, assimilazione e generosa applicazione. Un tale bagaglio cognitivo, con i valori dai genitori perseguiti e dalla scuola rispettati, potranno rendere i nostri giovani dei buoni cittadini».

Tra insegnanti e genitori va creata un’alleanza educativa per il bene dei ragazzi?
«Nelle nostre scuole sperimentiamo l’alleanza educativa attraverso la tutoria. È un momento pensato per elaborare strategie di aiuto al figlio attraverso la collaborazione “genitori/insegnanti”», commentano Enrico e Sandra. «Ogni studente ha un insegnante che lo segue personalmente, a cui sia lui sia i genitori possono fare riferimento. Durante i colloqui di tutoria, noi genitori siamo “obbligati” a fermarci a pensare ai figli, diventando più consapevoli e obiettivi. Deve esserci stima reciproca, nessuna interferenza nella didattica, assenza di critiche ai professori davanti ai ragazzi, non deve esserci ingerenza reciproca, così come gli insegnanti non devono sovrapporsi né sostituirsi ai genitori ma essere disponibili anche a cambiare strategia seguendo le indicazioni dei genitori. Per questi motivi, noi proporremmo l’alleanza educativa a tutti. È una carta vincente!».

«Anche attraverso l’A.ge.sc le famiglie hanno sempre collaborato con gli insegnanti», puntualizzano Michela e Maurizio. «È fondamentale creare un’alleanza educativa per il bene dei ragazzi, purché questo avvenga senza ingerenze e nel massimo rispetto del lavoro degli insegnanti. I genitori sono chiamati a essere imparziali nella difesa dei propri figli, a mostrare apertura e fiducia verso gli insegnanti e far comprendere a questi ultimi l’importanza del coinvolgimento dei genitori nella creazione di un progetto educativo. Occorre creare integrazione, collaborazione, sfruttando le diverse competenze, per arrivare ad un obiettivo comune. La presenza di associazioni di genitori può stimolare alla corresponsabilità educativa».

Sulla stessa linea d’onda anche Sabrina e Achille: «È un fatto che oggi alcuni genitori considerino la scuola come una fabbrica di cognizioni con relativi diplomi e attestati tagliati su misura dei propri ragazzi. Così pure ci sono molti insegnanti che mostrano d’esercitare la professione in modo meccanico e impersonale. Questi fatti accadono spesso per l’egoismo e la miopia che paiono allontabare genitori ed insegnanti dalla cooperazione: solo nel rispetto dei ruoli e delle professionalità si possono aiutare i giovani a sviluppare le loro energie positive. Per questo fine, ci impegniamo con gli strumenti e negli organismi consentitici dai vigenti regolamenti: siamo disponibili a comprendere le esigenze delle istituzioni scolastiche, siamo pronti a trasmettere ai nostri ragazzi regole di rispetto e sentimenti di riconoscenza per le fatiche dei loro insegnanti, ma siamo anche ben determinati a veder impiegare al meglio i mezzi e le energie delle nostre scuole, proponendo percorsi che possano essere di sostegno ai docenti e di stimolo agli studenti».

E se i ragazzi e le ragazze sono demotivati/e e si annoiano a scuola? Cosa si fa?
«Con l’alleanza educativa si riesce a prevenire sia la noia sia la demotivazione», concludono Enrico e Sandra. «Quando si ha cura di loro riservando la giusta attenzione e gli si insegna a essere pienamente uomo/donna difficilmente avranno bisogno di essere rimotivati. Se si sentono accompagnati rispondono con maggior facilità agli stimoli e alle sfide educative del tempo. L’educazione è un argomento che ci appassiona e a cui teniamo molto proprio per il nostro compito di educatori dei nostri figli. In tempi come quelli attuali ci pare ci sia proprio bisogno di riaffermare i valori di una buona educazione affinché la società del futuro possa essere migliore».

Michela e Maurizio annuiscono e aggiungono: «Da tre anni collaboriamo con la scuola, impegnandoci, attraverso l’A.ge.sc, a portare avanti una serie di iniziative volte ad analizzare i bisogni dei ragazzi e dei genitori. Per esempio, con il laboratorio “Imparare a studiare aumentando la creatività e l’intelligenza emotiva” abbiamo cercato di capire perché i ragazzi sono demotivati e si annoiano. Quello che riteniamo manchi attualmente nei programmi scolatici è l’insegnamento dell’educazione emotiva e sentimentale. Inoltre, la scuola deve offrire agli allievi l’occasione di incontrarsi per trascorrere insieme il loro tempo libero, facendo volontariato, sport, musica, teatro, oratorio e ogni altra attività che possa arricchirli culturalmente ed emotivamente. Questo, attualmente, noi crediamo di trovarlo, nelle scuole paritarie cattoliche».

«Niente può essere peggio della noia», concordano Sabrina e Achille. «L’apprendimento dovrebbe essere divertente: l’apatia si vince affrontando temi sempre nuovi con metodi accattivanti. Lo studio allora diventa come un “gioco”. E come tale appassiona e conquista. Le materie devono essere esposte in un linguaggio accessibile, ma va curato bene lo studio delle lingue che aprono la mente e il cuore. Quanto alla motivazione più adatta, niente è meglio che indicare ai giovani la possibilità di poter concorrere, assieme ai loro coetanei, alla creazione di un mondo migliore di quello che avremo lasciato loro in eredità».

Certo, ognuno per la propria strada e secondo la propria indole, ma sempre con la coscienza della forza della condivisione e della solidarietà.

Multimedia
"La scuola che vogliamo": tutti i risultati del sondaggio
Correlati
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo