Ci sentiamo esausti, abbiamo
qualche linea di febbre che
non vuole andarsene, pensiamo
sia infl uenza, oppure che
stiamo lavorando troppo e siamo stressati:
poi, pian piano, tutto torna alla normalità,
e non ci rendiamo conto di esserci
ammalati di mononucleosi e che per
fortuna siamo guariti, anche se nel frattempo,
magari abbiamo contagiato amici
e familiari.
«La mononucleosi infettiva è una
sindrome virale causata dal virus di
Epstein-Barr o dal citomegalovirus»,
spiega il professor Gian Piero Sbaraglia,
primario emerito di Otorinolaringoiatria.
«È una malattia altamente contagiosa,
e tra i mezzi di trasmissioni c’è la
saliva. Per questo motivo è anche chiamata
la malattia del bacio.
Ma sono veicoli
di contagio anche bere nello stesso
bicchiere o tazzina di caff è, nonché, naturalmente,
i rapporti intimi». Rispetto
a quella del virus di Epstein-Barr, la mononucleosi
da citomegalovirus colpisce
di più le persone in età adulta, e si mostra
in due differenti forme: l’angina monocitica
di Schultz e la febbre ganglionare
di Pfeiffer.
«La prima», continua l’esperto, «è caratterizzata
da un’infi ammazione acuta
del cavo faringeo con tumefazioni linfo-
gangliari e leucocitosi linfo-monocitaria;
la seconda da una sintomatologia
di tipo setticemico, cioè con una grave infezione del sangue».
Nella maggioranza
dei casi, l’evoluzione della mononucleosi
è benigna e favorevole, e si risolve
in quattro settimane al massimo. Non
esiste una terapia specifi ca, e si ricorre
a farmaci sintomatici (antipiretici, antinfi
ammatori) e cortisonici. A cui si aggiungono
gli antibiotici solo quando si
sovrappongono, però, manifestazioni
batteriche.
«Questo non deve portare ad abbassare
la guardia», ammonisce l’otorinolaringoiatra,
«perché la malattia può
presentare conseguenze insidiose e
perduranti nel tempo. Un’attenzione
particolare va prestata anche al fegato
(possibili epatiti) e al sangue (possibili
anemie). Dal punto di vista otorinolaringoiatrico
la forma più subdola e pericolosa
è quella di Schultz, detta anche
angina monocitica. Si manifesta con febbre
e tonsillite. Nei casi più gravi è di tipo
difteroide o ulceroso, cui si possono
associare anche super infezioni da bacilli
fuso-spirillari che aggravano il quadro.
Non sono soltanto le tonsille palatine
a essere interessate dall’infiammazione,
ma, talvolta la tonsilla faringea, la tonsilla
linguale e gli aggregati linfatici posti
in vicinanza della tuba di Eustachio, che
collega la rinofaringe all’orecchio medio.
Ulteriore complicanza è una linfoadenopatia
sottomandibolare e laterocervicale,
che altera l’estetica del collo,
defi nito “proconsolare”».
Per fortuna ci sono due metodi molto
rapidi e sicuri per eff ettuare una corretta
diagnosi tramite prelievo del sangue:
il monotest e il test di Paul-Bunnel.
«Quello che a noi otorini non deve
sfuggire», ricorda Sbaraglia, «è che l’interessamento
fl ogistico delle strutture
del cosiddetto anello del Waldayer non
arrechi danni alla respirazione per via
dell’esagerata e voluminosa tumefazione
che si crea proprio a causa della forte
infi ammazione. Le tonsille palatine si ingrossano
a dismisura, assieme alle altre
“tonsille” linguale e faringea (adenoidi),
creando così un ostacolo meccanico alla
respirazione, volgarmente defi nito un
tappo in faringe, ostruendone le vie con
gravi conseguenze per il malato».
Che cosa fare in questi casi estremi?
«Lo specialista deve sapere che se l’ostruzione
respiratoria, secondaria a
questa esagerata infi ammazione, va a
compromettere le condizioni respiratorie
del malato si rischia il soff ocamento.
Deve quindi procedere a una tracheotomia
d’urgenza, intervento salva vita,
reversibile, perché la fessura tracheale
che si crea chirurgicamente si può tranquillamente
richiudere, e quel che ne
resterà sarà solo una piccola cicatrice
sulla parte centrale del collo, poco al di
sopra (uno/due centimetri) della fossetta
giugulare. Altro rimedio effi cace d’urgenza
è una tempestiva tonsillectomia
(limitata alle tonsille palatine)».
Una patologia, quindi, da non trascurare,
e nei confronti della quale è bene
operare tutte le forme possibili di prevenzione,
ovviamente sempre sotto
controllo del proprio medico.