Il segretario per i Rapporti della Santa Sede con gl Stati mons. Paul Richard Gallagher (Ansa)
«No, il Papa tiene sempre presente questo invito ma il Papa vorrebbe compiere questa visita al momento opportuno e non sembra che sia questo». Così, in modo tranchant, monsignor Paul Richard Gallagher, il “ministro degli Esteri” del Vaticano ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se sia giunto il momento per papa Francesco di recarsi in visita a Kiev a margine dell’incontro “La profezia della pace”, che si è svolto venerdì alla Pontificia Università Urbaniana a Roma, organizzato dal Centro internazionale di Comunione e liberazione. Ospiti, oltre a monsignor Gallagher, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, e Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Cl.
Monsignor Gallagher ha risposto a una specifica domanda su un eventuale viaggio di Bergoglio dopo l'ultimo invito lanciato a papa Francesco, alcuni giorni fa, da parte di Andrii Yermek, capo dell'ufficio di Presidenza ucraino. «Abbiamo visto che cosa è successo a Natale, l'impossibilità in realtà di convincere le persone del valore di una tregua - ha continuato Gallagher- e capiamo perfettamente bene di fronte alle sofferenze degli ucraini che per loro la proposta del presidente Putin era del tutto inaccettabile. I messaggi erano contraddittori».
Sull'invio di nuove armi in questi giorni a Kiev, il numero due della Segreteria di Stato vaticana, ha osservato: «Evidentemente abbiamo sempre mantenuto che l'Ucraina ha il diritto di difendersi ma deve essere una difesa proporzionata. È vero che questi armamenti hanno un costo tremendo però tocca ai paesi amici dell'Ucraina di terminare il loro impegno in questo modo. Quello che noi non vogliamo e nessuno vuole è che questo sia propriamente un motivo dell'inasprimento del conflitto, vogliamo che questo sia un elemento che aiuta a capire a tutte le parti la gravità della situazione».
«Noi abbiamo contatti con l'ambasciata e i diplomatici non fanno commenti di questo tipo» cioè contrari alla guerra, «che il popolo sia bene informato questo è un altro paio di maniche, il dissenso non mi sembra che sia un movimento di massa in Russia».
Alla domanda se a un anno dall'inizio della guerra possa esserci un’iniziativa della Santa Sede, Gallagher ha risposto: «No, noi cerchiamo di mettere i nostri buoni uffici a disposizione di tutti, il Papa rimane sempre di questa opinione che la Santa Sede deve essere pronta, disponibile ma per fare una iniziativa propria, uno deve sentire il desiderio dell'altro e che sia anche l'ambizione degli altri, in questo momento le ambizioni delle parti in guerra non sono per una iniziativa di pace».
Alla domanda se creda che nessuno dei due, Russia e Ucraina, vogliano il negoziato, risponde: «Loro dicono sempre che forse c'è un ruolo per la Santa sede ma perché ci sia una pace giusta bisogna avere trattative, negoziati e non sembra ci siano, non sembra che siano pronti a riceverli e che possano accettare le proposte degli altri, siamo ancora in una situazione di conflitto, di guerra e questo è il linguaggio del momento».
Sul fatto che lui stesso, per la soluzione del conflitto, abbia evocato di recente l'impensabile, ha spiegato: «Forse c'è qualcuno, qualche gruppo di persone o istituzione che può tirare fuori un coniglio dal cilindro, non bisogna escludere niente, la situazione è talmente grave e non solo per l'Ucraina, o per Europa ma per tutto il mondo, non c'è una parte del mondo che non sia coinvolta dal conflitto, che bisogna continuare a pregare e a implorare, forse solo l'aiuto divino ci tirerà fuori da questa situazione».
Gallagher ha ricordato che «il 24 febbraio prossimo sarà un anno di guerra in Ucraina, non dobbiamo cadere nel rischio dell'assuefazione e dell'indifferenza, anche nei confronti dei tanti, altri conflitti in molteplici teatri di tensione. In presenza di questa terza guerra mondiale a pezzi - ha anche sottolineato - preoccupa il fatto che si assiste a una accelerazione del riarmo: gli ultimi dati mostrano che nel 2021 per la prima volta si sono superati i 2 mila miliardi di dollari in spese militari mondiali, corrispondente al doppio della spesa nel duemila, malgrado la contrazione del 3 per cento dell'economia mondiale dovuta alla pandemia. Questo è un vero scandalo. Preoccupa - ha aggiunto - il fatto che il 2,2 per cento delle ricchezze mondiali è oggi destinato alle spese militari. Si tratta di risorse tolte agli investimenti. Bisognerebbe domandarsi - ha aggiunto- quanto questa corsa agli armamenti stia contribuendo alla sicurezza, le armi e gli eserciti non ci garantiranno in realtà una maggiore sicurezza. Questo è il vero scandalo cui ci richiama papa Francesco».