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Mons. Viganò: «Correggere le immagini deformate di Dio»

16/12/2015  Questo il compito dei cristiani e soprattutto di quelli impegnati nel mondo dei mass-media, ha detto il prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, a Milano, nella sede della Periodici San Paolo.

Monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, a Milano, nella sede della Periodici San Paolo.
Monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, a Milano, nella sede della Periodici San Paolo.

Cambiare la nostra immagine di Dio, se questa  è a tinte fosche, solo severità, giudizio e castigo. E aiutare gli altri a fare altrettanto. E' il compito di ogni cristiano, ma soprattuto dei credenti impegnati nel campo della comunicazione sociale. Lo ha detto monsignor Dario Edoardo Viganò,  prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, a Milano, nella sede della Periodici San Paolo, l'editore che pubblica tra l'altro i settimanali Famiglia Cristiana, Credere, il Giornalino nonché  i mensili Jesus e Benessere.

Nell'omelia della Messa prenatalizia, monsignor Viganò ha preso le mosse dalla pagina evangelica in cui Giovanni il Battista manda a chiedere a Gesù se sia lui il Messia. «Giovanni correva il rischio di trovarsi di fronte a un Gesù che viveva la sua missione in maniera differente da quella da lui ipotizzata: giudizio, fuoco, sterminio dei cattivi. Ora, però, ha precisato Viganò,  l'opera di Gesù non consiste in un intervento drastico, ma  piuttosto in un'opera di cambiamento dei cuori. Gesù Cristo svela un Dio della pazienza e della misericordia». Per chi cerca di vivere da cristiano nel mondo di giornali, radio, tv e social network ciò significa «aiutare i fratelli e le sorelle a coltivare giuste aspettative, correggendo le immagini deformate di Dio, aiutando tutti a comprendere chi sia davvero il Dio di Gesù Cristo».  A livello personale, ha concluso monsignor Viganò, occorre «chiedere a Dio quale sia il suo progetto, il suo, non il nostro, anche quando questo non coincide con i nostri desideri».

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