«Per avviare processi di cambiamento e cammini di vita, come questo territorio ha bisogno e non solo questo e dove c'è ogni forma di morte, bisogna sentirsi coinvolti tutti. Tutti siamo corresponsabili». È alle falde del Vesuvio che l’arcivescovo metropolita di Napoli Domenico Battaglia pronuncia queste parole chiudendo la "Settimana Laudato si'" in Campania. Insieme a Don Marco Ricci parroco della chiesa che insiste nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio chiedono perdono a Dio per quella terra mortificata e invitano i cittadini a compiere «ogni giorno quei piccoli gesti che possono provocare un vero cambiamento che si deve imporre come un nuovo stile di vita».
La spiritualità ecologica mette radici nella terra simbolo di Napoli. Il vulcano partenopeo, che sorge sul territorio di Ercolano, è il primo elemento verso cui, chiunque giunge a Napoli volge il suo sguardo. Ma è anche vittima di un 'femminicidio' come dice provocatoriamente don Marco Ricci, parroco impegnato da sempre nella lotta ai rifiuti nelle terre dei fuochi, con le sue denunce, infatti sono stati trovati rifiuti tossici interrati. «Dobbiamo custodirla e proteggerla da tutti coloro che la avvelenano o non la tutelano - spiega Don Marco - appena la settimana scorsa, in tre giorni, si sono verificati due incendi tossici su questo bellissimo territorio». Martoriata, per anni, la terra fertile del Vesuvio ha dovuto nascondere nelle sue viscere rifiuti tossici, ospitare discariche (abusive e non) e a breve dovrà 'accogliere' un'isola ecologica che sorgerà su uno spazio che avrebbe dovuto essere un polmone verde.
Violentata. Eppure la terra del Vesuvio, in quello slargo dove la comunità di San Vito, appartenente alla Chiesa del Sacro Cuore, si è radunata per la preghiera contro i rifiuti, complice l'aria fresca, faceva sentire il profumo delle albicocche, mostrava il rosso vivo dei tipici pomodorini con il pizzo e quello più scuro ma lucente dell’uva con cui si produce il celebre vino Lacryma Christi. Doni. Prodotti che arrivano dal lavoro delle famiglie. Che sono cresciuti e maturati grazie alle cure delle persone che invece non sono riusciti a proteggere i loro cari dalle malattie che provocate dalle masse di rifiuti, hanno investito quel luogo. Tumori, leucemie che nel 2006 fecero registrare numeri sopra la norma, un fatto che fu certificato dall’istituto superiore di Sanità.
«Abbiamo il dovere di proteggere ogni angolo di queste terre per i giovani che sono il presente e non il domani. Per tanto occorre una cittadinanza ecologica con cui tutti, ma proprio tutti dobbiamo avere cura del Creato - ha detto don Mimmo Battaglia - Essere custodi dell’opera di Dio non è un’opzione o un aspetto secondario dell’essere cristiani. Ciascuno è chiamato a fare la propria parte, nessuno deve sentirsi padrone, tutti siamo ospiti, siamo figli di questa terra. Con piccole azioni dobbiamo contribuire tutti insieme e verso di lei ciascuno è chiamato ad agire con responsabilità compiendo gesti e progetti sostenibili ed essenziali».