Il Vangelo? Da annunciare con la vita, intreccio a volte gioioso, a volte dolente di gesti e di esempi. Le parole per "dire Dio" alla gente del proprio tempo ci stanno. Ma in ultima istanza. Proprio se necessario. Cita San Francesco, monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali che celebra la Messa di Natale in via Giotto, a Milano, con don Vincenzo Marras, superiore provinciale italiano della Società San Paolo, don Giusto Truglia, amministratore unico della Periodici San Paolo, don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Rizzolo, direttore di Credere e Jesus, nonché con tanti altri sacerdoti paolini.
Fedele ai consigli circa l'omelia di papa Bergoglio, rilanciati
nell'esortazione Evangelii gaudium, monsignor Celli ricorre a
un'immagine. L'attinge dalla tradizione sudamericana che narra di un
artista, musico e poeta al tempo stesso, un vero mago dell'arpa. Girava
di villaggio in villaggio nelle pianure della Colombia: non c’era festa
senza di lui. «Una
notte, però», continua monsignor Celli, «in un sentiero sperduto lo
aggrediscono i ladroni. Gli rubano la mula e l'arpa, lasciandolo mezzo
morto. Il
giorno seguente qualcuno lo trova, abbandonato in mezzo alla strada,
come uno straccio, sporco di fango e di sangue: più morto che vivo.
Nonostante tutto l'uomo riesce a sorridere: “non si sono portati via la musica che suona nel mio cuore"».
La storia genera una domanda, afferma monsignor Celli: «Quale musica suona il mio cuore? Io, noi, la Chiesa siamo capaci di camminare a fianco della gente di oggi, spesso lungo strade deserte e sassose, che ben ci rappresentano le difficoltà del mondo moderno, facendo come Filippo il quale - mosso dallo Spirito - va sulla strada che da Gerusalemme porta a Gaza, affianca l'eunuco funzionario della regina di Etiopia, spiega e interpreta la Parola di Dio scaldandogli il cuore fino a fargli chiedere di essere battezzato?».
«Oh, certo, Dio può diventare "scandalo", può essere vissuto come pietra d'inciampo», prosegue monsignor Celli. «Sotto il peso di una croce, misurandosi con le ingiustizie, il dolore, la malattia, la morte, viene da urlare al cielo "Dove sei?" e viene da dire che il Signore è assente o indifferente. Ma c'è una forza scandalosa del Vangelo tutta da riscoprire. Gesù ci manda nel buio di oggi a dire che lui non ci lascia soli. Il fatto che talvolta non ce ne accorgiamo non cambia la realtà delle cose. Il Salvatore è al nostro fianco. Sempre. Non a caso papa Francesco ha paragonato la Chiesa a un ospedale da campo, dopo una battaglia».
Chiude citando una preghiera composta per Natale da don Primo Mazzolari, monsignor Claudio Maria Celli. «Se lo vuoi, Cristo ti è vicino. Anche se non lo vuoi ti è vicino. Ti parla, anche se non gli parli. Se non lo ami, egli ti ama ancora di più. Se ti perdi, viene a cercarti. Se non sai camminare, ti porta. Se tu piangi, sei beato per lui che ti consola. Se sei povero, hai assicurato il Regno dei Cieli». «Così entra nel mondo la gioia, attraverso Te, o Bambino, che non hai niente», conclude il presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali.