Il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, 72 anni, primo a sinistra, e monsignor Marcello Semeraro, 72, davanti alla tomba di Carlo Acutis il 19 ottobre 2020. Foto monsignor Semeraro/Agensir.
L'ha confidato nell'omelia: «Ho accolto volentieri questo invito anche perché mi offre l’occasione d’invocare, tramite l’intercessione di un giovane beato, l’aiuto divino per me. Domani, infatti, presiedo - per la prima volta - una riunione ordinaria della Congregazione per le cause dei santi, di cui sono membro già da diversi anni, ma che ora la fiducia del Papa mi ha chiamato a guidare». Monsignor Marcello Semeraro, 72 anni, ha iniziato il suo nuovo mandato ad Assisi, nel Santuario della spogliazione, davanti alla tomba di Carlo Acutis, il quindicenne milanese morto di leucemia fuliminate il 12 ottobre 2006 e proclamato beato il 10 ottobre scorso .
Un'occasione per riflettere sulla comune chiamata alla santità. Oggi come ieri. «Su che cosa abbiamo fondato la nostra vita?», s'è interregogato monsingor Seneraro. «Quale tipo di «assicurazione sulla vita» abbiamo fatto per noi? In quale deposito abbiamo conservato i nostri beni? Su quale carta abbiamo puntato nella nostra vita? Soltanto chi raccoglie nei granai del Signore, possiede le scorte effettive per andare avanti ed essere felice. Oggi noi abbiamo sotto i nostri occhi l’immagine di un giovane, Carlo Acutis, che s’è giocata la vita puntando su Cristo. Sono molti gli aspetti che rendono affascinante la sua figura. Non riusciremmo a comprendere molto, però, della sua vicenda terrena, se non tenessimo in conto la sua scelta fondamentale per Gesù. Per il beato Carlo potremmo ripetere quel che si legge nel libro della Sapienza: «Giunto in breve alla perfezione, ha conseguito la pienezza di tutta una vita» (4,13)».
Un ragazzino, un Millennil, nella terra del Santo di Assisi. «Francesco era fondato nell’umilta. Forse anche in questa virtù c’è la forza di attrazione del beato Carlo Acutis», ha ossservato il prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
«Sono certo – ha sottolineato ancora monsignor Semeraro durante l’omelia – che il beato Carlo Acutis, mentre porta avanti i sogni di tanti che guardano a lui come un modello e un esempio, porta avanti pure il ‘sogno’ che ha per la Chiesa il nostro amato papa Francesco: ero con lui, nel gruppo del Consiglio di cardinali, quando egli giunse qui ad Assisi per la prima volta il 4 ottobre del 2013 e il vostro vescovo ha dichiarato pubblicamente che a mettere a fuoco l’icona della ‘spogliazione’ lo ha incoraggiato proprio quella visita. C’è un fascino particolare in Carlo. Per andare avanti nella causa di beatificazione, di canonizzazione una clausola importante è la presenza di una fama di santità e per Carlo non ce ne è stato bisogno e non ce n’è bisogno».
«Ci dicono che il nostro Beato era bravo, anzi geniale nell’uso delle tecnologie», ha concluso monsingor Semreraro. «Lo era al punto che qualcuno lo ha proposto come «patrono di Internet». In epoca di followers, però, egli si è fatto discepolo di Gesù, così come in una epoca di volontà di potenza ha scelto l’umiltà di Cristo, il quale da ricco si è fatto povero per noi (cf. 2Cor 8,9). Ed è così che Carlo Acutis è diventato ricco non per un’eredità umana, ma per mezzo della povertà e dell’umiltà di Cristo Gesù, benedetto nei secoli».
Al termine della Messa, concelebrata dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gialdo Tadino, monsinor Domenico Sorrentino, dal vicario generale, don Jean Claude Kossi Anani Djidonou Hazoumé, dal rettore del santuario della Spogliazione, padre Carlos Acácio Gonçalves Ferreira, e da tanti sacerdoti diocesani, è stata chiusa la tomba di Carlo Acutis dopo 19 giorni di venerazione da parte di oltre 41 mila fedeli.