L’Ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, ha presieduto stamane nella basilica di San Giovanni in Laterano la Messa solenne per la festa di Matteo, patrono della Guardia di Finanza, alla presenza del ministro economia e finanze Daniele Franco, del comandante generale della Gdf Giuseppe Zafarana e di diversi rappresentanti istituzionali. Nell’intensa omelia, Marcianò, partendo dall’episodio di Gesù che vede Matteo e lo chiama tra gli apostoli (Mt 9,9-13), ha sottolineato come il Cristo continui a passare per le strade degli uomini, anche oggi che «le strade umane sembrano a volte confuse, sbagliate, inaridite, contorte. Ci sono strade insicure per la violenza, disordinate o sporche per l’incuria, affollate di traffico, avvelenate di smog, devastate da calamità naturali terribili – come non ricordare oggi l’alluvione nelle Marche? – e, prima ancora, dalla mano dell’uomo. Ci sono strade, per così dire, “controllate” da poteri criminali, occupate dal traffico di stupefacenti, insanguinate da incidenti, percorse da colpevoli in fuga. E poi ci sono strade svuotate dalla guerra o invase dalla povertà di profughi, affamati, senzatetto, che muoiono nell’indifferenza».
Ma proprio queste vie irte di pericoli, ha proseguito il vescovo, deve percorrere chi si batte per la giustizia sociale e contro la corruzione, come appunto il corpo della Guardia di Finanza: «Quanto vario e ricco è il vostro impegno e quanto vi compromette nelle strade degli uomini, spesso esponendovi al pericolo e al rischio ma, al contempo, delineandosi come strada di speranza per molti! Strada che sottrae all’indifferenza, come il Vangelo chiede di fare».
«La giustizia che regola la gestione economica e finanziaria di un Paese non deve partire, per così dire, dallo stare seduti, comodi, in scrivanie in cui esclusivamente si riscuote, magari nella corruzione come gli esattori del tempo di Gesù. Deve partire, oserei dire, dalla strada, dalle periferie, come direbbe Papa Francesco.»
L’impegno per la giustizia sociale, per un eguale dignità a ogni individuo, ha detto ancora l’ordinario, «è il compito di uno stato giusto, ed è vostro compito, carissimi uomini e donne della Guardia di Finanza. Un servizio, il vostro, che si svolge con un atteggiamento di “guardia”, ovvero di custodia, di protezione, di difesa. Non lo si può eseguire appieno, potremmo dire, se non in un contesto in cui ci si accorge dell’altro, se non in uno stile di cura del fratello».