Re Abdullah II di Giordania (foto Reuters).
(Foto Reuters sopra: monsignor Pierbattista Pizzaballa nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme)
Per la prima volta monsignor Pierbattista Pizzaballa è in visita ufficiale in Giordania in qualità di patriarca della diocesi latina di Gerusalemme, che comprende Giordania, Palestina, Galilea e Cipro. Iniziato Il 7 gennaio, il soggiorno continuerà fino al 21 gennaio e vede il patriarca impegnato in incontri con autorità politiche e religiose, fedeli e ed esponenti del mondo islamico. Una visita particolarmente significativa perché, come ha sottolineato il vicario patriarcale latino per la Giordania, monsignor William Shomali, all’interno della diocesi di Gerusaleme la Giordania rappresenta l’area con il maggior numero di fedeli di rito latino e con il magior numero di parrocchie, sacerdoti e scuole. Monsignor Pizzaballa ha visitato il luogo del battesimo di Gesù, ha poi celebrato la messa nella Chiesa del battesimo, sulla riva del fiume Giordano, ricordando nella sua omelia che battesimo di Cristo ha segnato l’inizio della sua missione nel mondo.
Domenica 10 gennaio il Patriarca latino ha avuto un incontro in teleconferenza con il re Abdullah II, custode hascemita dei luoghi sacri islamici e cristiani di Gerusalemme (ruolo ricoperto dalla sua dinastia dal 1924). Il sovrano ha sottolineato l’importanza del ruolo del Patriarcato latino e delle altre chiese a Gerusalemme nel promuovere l’unità dei gerosolimitani, fondamentale per mantenere l’armonia interconfessionale e preservare lo status quo nella Città Santa. Re Abdullah II ha inoltre confermato il suo impegno a difendere e promuovere la presenza cristiana nel Regno, riaffermando il suo sostegno al Consiglio delle Chiese di Gerusalemme, che ha il compito di sostenere il dialogo, salvaguardare le chiese e le istituzioni religiose e preservare la presenza cristiana nella Città Santa e in tutta la regione. Ha infine ricordato il legame profondo con papa Francesco e il Vaticano, nel comune impegno a sostenere la pace e rifiutare ogni violenza e ha riaffermato la responsabilità globale nel sostegno ai rifugiati e alle comunità che li ospitano.
Il Patriarca, dal canto suo, ha sottolineato il ruolo chiave del sovrano giordano nella protezione dei luoghi sacri cristiani a Gerusalemme, confermando il forte legame tra Patriarcato latino e Giordania. Monsignor Pizzaballa ha espresso i suoi auguri per il centenario della fondazione dello Stato giordano: l’Emirato di Transgiordania venne infatti fondato nel 1921 (e riconosciuto nel 1923). Mandato della Gran Bretagna, nel 1946 ottenne l’indipendenza come Regno hashemita di Giordania. Noto per il suo impegno nella promozione del dialogo interreligioso e volto di un islam moderato, re Abdullah II, 59 anni il prossimo 30 gennaio, siede sul trono dal 1999, insiema alla moglie la regina Rania.
Il Paese mediorientale ha subìto in modo diretto e massiccio le conseguenze del conflitto nella vicina Siria: su più di 10 milioni di abitanti (secondo le stime del 2020) circa 1,3 miloni sono rifugiati (in media un rifugiato ogni dieci abitanti). Una situazione già molto difficile che la pandemia del Covid-19 ha contribuito a inasprire. In Giordania il 97% della popolazione è di fede musulmana sunnita, circa il 2% degli abitanti sono cristiani, più della metà greco-ortodossi, gli altri per la stragrande maggioranza cattolici appartenenti al Patriarcato latino di Gerusalemme. Secondo la Costituzione l’islam è la religione di Stato, ma viene garantita e salvaguardata la libertà di culto per tutte le altre confessioni, senza discriminazioni.